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Coppa Davis 2019: le avversarie dell’Italia. Girone di ferro, USA e Canada ossi durissimi

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Con l’avvicinarsi del tempo delle finali di Coppa Davis, nel nuovo ed assai discusso format su una settimana alla Caja Magica di Madrid, andiamo a scoprire meglio le carte che si andranno a giocare gli Stati Uniti e il Canada, che sono le due avversarie dell’Italia nel girone F. Va ricordato che ai quarti di finale passano le prime di ognuno dei sei raggruppamenti più le due migliori seconde.

Partiamo dal Canada, se non altro perché, nella sua pur indubbia forza, proprio nella giornata di ieri ha perso la sua punta più esperta: Milos Raonic, già finalista a Wimbledon nel 2016 (perse con Andy Murray). Il capitano Frank Dancevic, così, è stato costretto a sostituirlo con Brayden Schnur, ventiquattrenne numero 94 del mondo in singolare e oltre la trecentesima posizione in doppio. finalista quest’anno all’ATP 250 di New York e capace di scalare un centinaio di posti quest’anno grazie a tre finali Challenger e numerose altre buone prestazioni. Restano invece confermati gli altri tre membri del team (che, dunque, si compone soltanto di quattro uomini, caratteristica rara, ma non unica tra le 18 finaliste): Felix Auger-Aliassime Denis Shapovalov e Vasek Pospisil.

Di Auger-Aliassime si è già detto e scritto tantissimo: 19 anni, autentico prodigio, esploso nel mese di marzo e da allora stabilmente intorno al 20° posto con un picco al numero 17. Vanta come risultati più importanti la semifinale al Masters 1000 di Miami e la finale all’ATP 250 di Stoccarda, ed è giustamente pronosticato come futuro compagno di viaggio della generazione che comprende anche Stefanos Tsitsipas. Shapovalov, invece, proprio alla fine dell’anno ha ripreso slancio grazie alla finale nel Masters 1000 di Parigi-Bercy, il che lo indica come uno degli uomini potenzialmente più in forma a Madrid. Per quel che riguarda Pospisil, invece, il discorso si colloca a metà tra il recupero da un infortunio che lo ha tenuto fuori per la prima parte del 2019 e le sue non dimenticate qualità di doppista (è stato vincitore di Wimbledon con Jack Sock e contro i gemelli Bryan).

Per quel che riguarda gli Stati Uniti, invece, le scelte di Mardy Fish sono state particolarmente curiose: niente Bob e Mike Bryan e niente John Isner, ma c’è Sock, che quest’anno è andato talmente male in singolare, con zero match vinti (tolto quello di Laver Cup con Fognini, ma senza punti ATP in palio) e la sparizione dal ranking. La squadra allestita, però, almeno con i nomi del singolare può far paura a molti: c’è Sam Querrey, che a 32 anni è totem fisso del team americano, ma soprattutto ci sono i tre emergenti a stelle e strisce che rispondono ai nomi di Taylor Fritz, Reilly Opelka e Frances Tiafoe.

Fritz, quest’anno, è riuscito a mettere a frutto il proprio talento con una buona stagione sul rosso e la vittoria a Eastbourne proprio su Querrey (riemerso esattamente in quel periodo), per poi raggiungere la finale anche a Los Cabos. Opelka, invece, assurge al rango di sorpresa, dall’alto dei suoi 211 centimetri e delle sue quasi 70 posizioni scalate nel ranking, dove è oggi numero 33, subito dietro Fritz. Vincitore a New York (non lo Slam, ma l’ATP 250), si è reso protagonista di un bel finale di stagione, con due semifinali a livello di ATP 500 a Tokyo e a Basilea. Tiafoe, infine, quest’anno era entrato nei primi 30, ma ha poi faticato senza replicare i quarti agli Australian Open.

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federico.rossini@oasport.it

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Foto: Rena Schild / Shutterstock.com

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