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Coppa Davis 2019: per gli azzurri una cocente eliminazione che però non deve far dimenticare la grande annata del tennis italiano maschile

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L’Italia lascia con l’amaro in bocca Madrid e la Coppa Davis nel suo nuovo format perdendo sul filo di lana contro gli Stati Uniti lo spareggio per un’eventuale qualificazione ai quarti di finale che però, una volta arrivati al terzo set del doppio, si è avuta la certezza che non sarebbe arrivata per nessuna delle due squadre a causa della differenza set comunque negativa rispetto ad altre seconde classificate degli altri gironi.

C’è poco da imputare ai nostri tennisti: solo Fabio Fognini ha giocato un po’ sottotono il primo singolare di lunedì contro il canadese Vasek Pospisil, per il resto il singolare di oggi contro Reilly Opelka e i due doppi li ha giocati alla grande, da vero leader di questa squadra, come spesso gli è capitato in Coppa Davis.

Simone Bolelli nel doppio contro gli Usa ha dato una grossa mano a Fognini finché gli ha retto il servizio, mentre Matteo Berrettini è arrivato letteralmente cotto a questo finale di stagione, provato da un’annata intensissima e ben al di sopra delle attese: già messo a dura prova nel match contro Denis Shapovalov e poi schierato abbastanza a sorpresa nel doppio comunque vinto contro le foglie d’acero accanto a Fognini, oggi (anzi, ieri) nel singolare contro Taylor Fritz letteralmente non stava più in piedi.

Un’uscita di scena che brucia perché, nonostante un girone difficilissimo, partivamo comunque tra le squadre favorite e invece, un po’ perché condannati specialmente dai tie-break (ne abbiamo persi sei su otto), un po’ perché forse colti più impreparati di altre nazioni da questo nuovo format francamente assurdo, con la sessione serale che si è sempre trascinata fino a notte fonda, non siamo nemmeno riusciti a raggiungere l’obiettivo minimo dei quarti di finale.

Ma questo traguardo mancato non deve farci dimenticare quanto di buono fatto dai nostri ragazzi durante tutto il 2019, dal trionfo a Montecarlo di Fognini al raggiungimento dei top 10 prima da parte dello stesso Fognini e poi di Berrettini, che è riuscito a qualificarsi addirittura per le ATP Finals di Londra, al miglioramento sostanziale di molti nostri tennisti nella classifica mondiale, su tutti ovviamente Jannik Sinner, il grande assente di Madrid per sua stessa volontà, non certo perché capitan Corrado Barazzutti non lo volesse.

Piaccia o non piaccia, a questo nuovo format della competizione sportiva a squadre più antica del mondo dovremo farci l’abitudine. Il tennis italiano maschile, dopo aver vissuto per tanti, troppi anni, una crisi che sembrava senza fine, ora ha “problemi di abbondanza“ in competizioni a squadre come la Coppa Davis. Anche l’ultima generazione di grandi tennisti composta da Adriano Panatta, Barazzutti, Paolo Bertolucci e Tonino Zugarelli, ci mise qualche anno a centrare il bersaglio grosso dell’insalatiera d’argento, riuscendoci nel 1976, unica volta peraltro in cui l’Italia l’ha portata a casa: per questi ragazzi, insomma, c’è ancora tempo e ci saranno altre occasioni sicuramente più propizie.

 

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massimiliano.valle@oasport.it

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Foto: LaPresse

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