Formula 1

F1, GP Abu Dhabi 2019: analisi prove libere. Mercedes subito a proprio agio, Ferrari vicine, Red Bull fiduciose per la gara

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Cosa ci ha lasciato in eredità l’ultimo venerdì del Mondiale di Formula Uno 2019? Le prime due sessioni di prove libere del Gran Premio di Abu Dhabi, 21° appuntamento stagionale, hanno come sempre regalato spunti ben differenti. La FP1, disputata con sole pieno e temperature elevate, è stata vissuta in maniera interlocutoria dai team, senza forzare e non scoprendosi troppo. Come consuetudine, invece, la FP2 (clicca qui per la cronaca), che si affronta in notturna e con temperature più basse (esattamente come vedremo domani per le qualifiche e domenica per la gara) ha emesso verdetti più realistici e concreti.

In primo luogo, come facilmente preventivabile, la Mercedes parte come favorita sul circuito di Yas Marina. Le W10 si sono subito dimostrate performanti su una pista nella quale, spesso, hanno dominato. Valtteri Bottas ha chiuso in vetta entrambe le sessioni odierne, con 1:36.256 con gomma soft davvero notevole. Alle sue spalle Lewis Hamilton, con un gap di 310 millesimi, sintomo che il finlandese ha voluto forzare sin dall’avvio. La penalità in griglia per la sostituzione del motore lo costringerà a partire dall’ultima posizione e, quindi, ad una rimonta strepitosa. A questo punto starà al campione del mondo puntare a pole position e vittoria, con una monoposto che ha dimostrato di volare soprattutto nel T3, quello più guidato, senza perdere in maniera clamorosa nei due settori precedenti. Sul fronte passo gara le Frecce d’Argento si sono confermate su ritmi interessanti e saranno, quindi, le vetture da battere domenica.

Se la vettura di Brackley domina nel T3, la Ferrari nello stesso settore annaspa, e non poco. Charles Leclerc, per fare un esempio, ha concluso il suo venerdì in 1:36.642, a 386 millesimi da Bottas. Il monegasco si era presentato al T2 di quel giro con oltre 2 decimi di vantaggio sul rivale, per cui nel terzo settore ha perso quasi sei decimi. Un fardello clamoroso e notevole che si spiega con il solito, atavico, problema della SF90: il sottosterzo. Nelle curve lente, da ripartenza, e ad angolo retto di Yas Marina, la monoposto di Maranello fa fatica ad inserirsi in curva, perdendo metro dopo metro rispetto agli avversari. La velocità di T1 e T2 con i lunghi rettilinei non è sufficiente a bilanciare un tratto conclusivo (quello che passa sotto lo splendido hotel a forma di pesce) nel quale i piloti tinti di rosso non possono competere. Ad ogni modo la giornata si completa con Sebastian Vettel quarto in 1:36.691, a 435 millesimi dalla vetta dopo il botto della mattinata, con un buon ritmo anche sul passo gara. Le monoposto con il Cavallino Rampante sembrano maggiormente competitive rispetto ad Interlagos (con tutte le tre mescole), scendendo spesso sotto il passo dell’1:43, ma Hamilton ha dimostrato di poter mantenere quello dell’1:42 medio.

La Ferrari sembra più in palla rispetto al Brasile. Discorso opposto per la Red Bull che, come ampiamente preventivato, non sembra arrembante come ad Interlagos e soffre la prima metà del circuito dove la velocità fa la differenza. Max Verstappen non è andato oltre la quinta posizione in 1:36.807, a 551 millesimi, mentre Alexander Albon gli è in scia in 1:37.588, a 1.032 di distacco. La RB15, quindi, sa che non potrà competere con Mercedes e Ferrari per la pole position, ma si potrà rifare in gara con un ritmo molto simile a quello delle Rosse.

Le prime due sessioni di prove libere, quindi, eleggono la Mercedes come migliore monoposto sul circuito di Yas Marina, con Hamilton che domani sarà il favorito in ottica pole position, con la sola Ferrari che potrebbe opporsi. Per quanto riguarda la corsa di domenica, invece, potrebbe tornare in auge la Red Bull, con l’incognita del posizionamento in griglia che potrebbe fare la differenza.

alessandro.passanti@oasport.it

Twitter: @AlePasso

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Foto: Lapresse

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