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F1, Mondiale 2019: si chiude il primo anno con Mattia Binotto, che assomiglia molto all’ultimo di Maurizio Arrivabene

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Il Mondiale di Formula Uno 2019 saluta il Texas, chiude la trasferta nord-americana e si appresta a far calare il proprio sipario con le due ultime uscite di Brasile e Abu Dhabi. Due appuntamenti che non avranno più particolari spunti di interesse, dopotutto i titoli iridati sono già stati ampiamente consegnati, ma saranno importanti per la Ferrari.

Il team di Maranello, infatti, va a concludere il primo anno del nuovo corso del team principal Mattia Binotto ed è già tempo di bilanci, rispetto al 2018, l’ultima annata con Maurizio Arrivabene al timone. In entrambi i casi le Rosse hanno mancato completamente gli obiettivi di inizio anno, con andamenti diversi, ma con risultati non molto differenti gli uni dagli altri. Andiamo, quindi, ad analizzare nel dettaglio come si sono comportate le vetture tinte di rosso negli ultimi due campionati.

Pole position

Nella stagione 2018 le Rosse hanno centrato 5 pole position, quasi tutte nella prima metà del campionato. Tre di fila tra Bahrein, Cina e Azerbaijan con Sebastian Vettel, quindi una con lo stesso tedesco nel Gran Premio di Germania, quindi l’ultima a Monza con Kimi Raikkonen per una prima fila tutta ferrarista che portò a tante polemiche e la vittoria di Lewis Hamilton che andò a chiudere il Mondiale.

Nel 2019 la scuderia di Maranello ha conquistato 9 partenze al palo su 19 appuntamenti. La prima con Charles Leclerc in Bahrein, quindi Sebastian Vettel in Canada prima di un filotto di 5 per il monegasco tra Austria e quattro di fila in Belgio, Italia, Singapore e Russia. Vettel ha allungato la striscia a Suzuka, quindi Leclerc ha chiuso in Messico le sei pole una dietro l’altra, pareggiando il record del team del 1974.

Giri più veloci in gara

Un anno fa la Ferrari ha primeggiato solo 4 volte in questa categoria. Una volta con Kimi Raikkonen al Red Bull Ring, quindi con Vettel a Silverstone, Suzuka e Abu Dhabi. In questo campionato (con il giro più veloce che viene premiato con un punto in classifica) la scuderia con il Cavallino Rampante è arrivata quota 6, con Leclerc che lo ha fissato in ben 4 occasioni: Bahrein, Baku, Messico e Austin. Per il suo vicino di box le soddisfazioni sono arrivate e Le Castellet e Spa.

Vittorie

Un anno fa la Ferrari ha chiuso il suo Mondiale di Formula Uno con 5 vittorie su 21 appuntamenti. 4 con Vettel (i primi due iniziali tra Australia e Bahrein, quindi Silverstone e Spa). La quinta la conquistò Raikkonen ad Austin.

Nel 2019 la Rossa è ferma a quota 3 con il famoso filotto post-vacanze agostane. Leclerc ha saputo vincere in Belgio ed a Monza, quindi Vettel ha rotto il suo lungo digiuno a Singapore. Se, quindi, tra Brasile e Adu Dhabi non arriverà un percorso netto, non si potrà pareggiare il computo di anno fa.

Punti in classifica – Mondiale piloti

Nel 2018 Sebastian Vettel ha chiuso al secondo posto (alle spalle del solito Lewis Hamilton che ha chiuso a 408) con 320 punti ed un solo ritiro. Kimi Riakkonen si è piazzato sul gradino più basso del podio virtuale con 251 punti e tre “zero” in campionato. Il tedesco ha messo in scena una media punti di 15.2, contro gli 11.9 del finlandese.

In questa annata, invece, Leclerc si trova al terzo posto con 249 punti con due ritiri, mentre Vettel si ferma a 230 a sua volta con due “zero”. Per l’ex Alfa Romeo la media, a due prove dal termine, è di 13.1, contro i 10.9 del tedesco.

Punti in classifica – Mondiale Costruttori

La scuderia emiliana nello scorso campionato ha totalizzato 551 punti, con una media di 26.2 a weekend, mentre al momento ha a disposizione 479 punti, per un andamento di 25.2 a Gran Premio.

In poche parole possiamo parlare di due comportamenti simili, ma con alcune sottili differenze. La Ferrari 2018, per esempio, ha dato il meglio di sé nella prima parte della stagione con Vettel in lizza per il titolo fino al filotto Germania-Ungheria-Belgio-Italia che ha letteralmente indirizzato la classifica verso la Mercedes, mentre tornando al presente, ha messo in mostra un andatura opposta. Male nel primo scorcio (con cinque doppiette iniziali consecutive delle Frecce d’argento) quindi ottima dopo il ritorno in pista di Spa, con sei pole position consecutive, tre giri più veloci in gara e tre successi.

A livello di potenziale SF71H e SF90 hanno dimostrato di avere potenzialità interessanti solamente a sprazzi, con poca continuità e soprattutto, errori assortiti a livelli differenti che non hanno permesso ai piloti di Maranello di lottare per il titolo, nè conquistare quanto seminato. Nell’ultimo anno dell’era-Arrivabene, per esempio, ci fu la netta sensazione che i sogni di gloria svanirono nonostante una vettura capace di essere competitiva lungo tutti gli 8 mesi del campionato, mentre nell’anno di esordio di Binotto stridono le 3 sole vittorie a fronte di ben 9 partenze davanti a tutti, con due doppiette sprecate a Suzuka e Sochi sin dai primi metri.

Un cambio al vertice che ha portato qualche novità, innanzitutto l’approdo di un Leclerc che ha subito fatto capire di essere un sicuro protagonista del prossimo futuro della massima categoria del motorsport, ma che ha nuovamente riproposto errori e mancanze che non si riescono a risolvere. La sensazione che manchi sempre qualcosa per tenere testa a una rivale come la Mercedes è nitida, e senza un salto di qualità in tutti e 21 i Gran Premi, non potrà che far chiudere un’altra annata con tanti rimpianti alla scuderia di Maranello anche nel 2020. Ma questo non se lo augurano né i tifosi della Rossa, né Binotto e Arrivabene. Di questo siamo sicuri…

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alessandro.passanti@oasport.it

Twitter: @AlePasso

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Foto: Lapresse

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