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Filippo Ganna è il diadema del ciclismo italiano contemporaneo. Tokyo 2020 e Roubaix all’orizzonte

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Due record del mondo in poco meno di due ore: non un’impresa consueta per l’Italia, in qualsiasi sport. Filippo Ganna, il cui nome era già iscritto tra i miti del ciclismo su pista tricolore ben prima di oggi, è entrato definitivamente nella dimensione dell’infinito, dove un talento debordante rende possibile anche i sogni più reconditi.

Se il primato fatto segnare nelle qualificazioni aveva lasciato attoniti (4:04.252), quello ulteriormente migliorato in finale appartiene al regno dell’iperuranio: 4:02.647. Un crono strabiliante, se pensiamo che non sono poi così tanti i quartetti in grado di realizzarlo nella prova dell’inseguimento a squadre. Ganna, da solo, va forte come e più di tante compagini che schierano quattro corridori insieme. Sino a 5-6 anni fa un tempo del genere appariva quasi fantascienza persino per il quartetto dell’Italia, scesa ora a 3’51” grazie alla prorompente crescita dell’ultimo lustro. A questo punto la nuova sfida diventa quella di abbattere il muro dei 4 minuti, impresa impensabile e ritenuta impossibile sino a ieri e che, per portata storica, sarebbe accomunabile ad un 9 metri nel salto in lungo nell’atletica. Ganna, appena 23enne, possiede margini di miglioramento ancora inesplorati.

In un’epoca storica in cui il ciclismo italiano tout court fatica a trovare un erede all’altezza di Vincenzo Nibali nelle gare a tappe e dove nelle corse di un giorno emergono fenomeni stranieri come Remco Evenepoel, Wout Van Aert e Mathieu Van der Poel, la nostra risposta al mondo si chiama Filippo Ganna. Un fuoriclasse assoluto che, sottovoce e con un’umiltà sconfinata, sta segnando un’era già da diverse stagioni. Tre titoli mondiali ed uno europeo nell’inseguimento individuale, senza dimenticare le tante medaglie con il quartetto, tra cui quella d’oro alla rassegna continentale 2018, raccontano di un palmares da brividi e con una carriera ancora agli albori.

L’approdo al Team Sky (ora Team Ineos) all’inizio della stagione 2019 ha permesso al nativo di Verbania di approcciare una realtà dove l’approccio scientifico e la maniacalità dei dettagli possono consentire ad un corridore di sfidare continuamente i propri limiti. Non è un caso se Ganna sia finalmente sbocciato anche su strada, conquistando una magnifica medaglia di bronzo ai Mondiali nello Yorkshire.

Un campionissimo ormai completo ed a 360 gradi, sul quale costruire il futuro sia su pista sia su strada. Con un fenomeno del genere sarebbe delittuoso per l’Italia non salire sul podio con il quartetto alle prossime Olimpiadi di Tokyo 2020: la riapertura del velodromo di Montichiari (per il momento limitata alle sole Nazionali azzurre) costituisce un’occasione da prendere al volo per lavorare ogni giorno ed abbattere il muro dei 3’50” che separa dalla zona medaglie. Ganna, inoltre, possiede un fisico imponente adattissimo alle Classiche del Nord come Parigi-Roubaix e, perché no, anche Giro delle Fiandre. Due corse che nell’ultimo biennio ha ‘assaggiato’ con rispetto e nelle quali già nella prossima stagione è lecito attendersi dei tangibili passi avanti: ricordiamo che l’azzurro ha già vinto la Roubaix Under23.

In attesa dei giovani talenti in arrivo dalle categorie juniores e Under23 (la lista è lunga), è Filippo Ganna il presente e futuro del ciclismo italiano, il diadema che può trainare un intero movimento.

federico.militello@oasport.it

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Foto: Lapresse

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