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Ciclismo

Gianni Savio: “I soldi non devono eliminare la componente sportiva. Attendo il ritorno di Aru”

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È stato un 2019 da incorniciare per l’Androni Giocattoli-Sidermec, che per il terzo anno consecutivo è riuscita a conquistare la Coppa Italia mettendosi in mostra, non solo nelle gare nazionali, ma anche in quelle internazionali. Tutto ciò ha portato la formazione di Gianni Savio a classificarsi come miglior squadra azzurra a livello mondiale. Un grande onore e una grande soddisfazione per una squadra da sempre vivaio di grandi talenti, dallo spirito sportivo senza eguali, e che continua a sopravvivere grazie ai suoi valori; nonostante le grandi difficoltà del ciclismo italiano e di una riforma del World Tour che sfavorisce e non poco le formazioni Professional: la vera benzina di questo sport. E noi abbiamo proprio parlato con lo stesso Gianni Savio, team manager della formazione vincitrice della Ciclismo Cup 2019; un uomo simbolo del ciclismo italiano, nonché uno dei più grandi scopritori di talenti della storia delle due ruote.

Questa è stata l’ennesima stagione di grande successo per l’Androni…

“È stata un’annata entusiasmante. Per il terzo anno consecutivo abbiamo vinto la Ciclismo Cup, e quindi nel 2020 porteremo nuovamente il simbolo dello scudetto sulle nostre maglie. Tutto ciò è motivo d’orgoglio; anche perché siamo una squadra che svolge attività internazionale. Oltretutto siamo stati la formazione plurivittoriosa nella categoria Professional con ben 32 vittorie; abbiamo distanziato di tre vittorie la Israel Cycling Academy. Dopodiché siamo stati la prima squadra italiana nella classifica dell’UCI Europe Tour, nonché la primatista azzurra nel ranking mondiale UCI a ridosso delle formazioni World Tour, classificandoci al 24° posto. Il tutto senza aver partecipato a grandi corse rispetto a squadre di livello maggiore”. 

Qual è stata la soddisfazione più grande?

“Mi ricordo un articolo della “Gazzetta dello Sport” che diceva che l’Androni è un po’ l’Atalanta del ciclismo, perchè è una fucina di talenti. Se l’Atalanta non avesse dovuto cedere i suoi migliori calciatori a Juventus, Inter, Milan, Roma, sicuramente avrebbe potuto competere tranquillamente per lo scudetto; a prescindere dal fatto che comunque sia si trova nelle parti alte della classifica. Noi portiamo vanti un “progetto giovani” con il quale in tre anni abbiamo lanciato nel World Tour corridori come Egan Bernal, il più grande talento scoperto finora, Ivan Sosa, Davide Ballerini, Fausto Masnada, Mattia Cattaneo e Andrea Vendrame. Per una squadra Professional credo che anche questo sia un piccolo record. La mia grande passione professionale è sempre stata quella di scoprire talenti e lanciarli nel professionismo. Inoltre, due giorni fa, sono stato premiato dal Panathlon come ‘scopritore di talenti’ “.

Cosa si aspetta dal 2020?

“Non ho proprio un corridore in particolare su cui puntare. Ho dei giovani che lanceremo tra i professionisti e che sono l’ecuadoriano Jefferson Cepeda, vincitore dell’ultima tappa del Tour de l’Avenir dopo aver firmato con noi (un ragazzo molto simile a Ivan Sosa), poi gli italiani Simone Ravanelli, terzo all’Appennino, e Mattia Bais. Entrambi, già da stagisti, sono stati fondamentali nell’economia della squadra per conquistare la classifica della Ciclismo Cup nelle ultime corse dell’anno. Poi il velocista Nicola Venchiarutti e lo svizzero Simon Pellaud, proveniente dalla IAM. Sono tutti giovani che faremo crescere gradualmente, come abbiamo sempre fatto, e che a parer mio potranno affermarsi anche da professionisti. A mio avviso sarà nuovamente una squadra competitiva. Ovviamente sono stati confermati Francesco Gavazzi e Manuel Belletti, i due senatori della squadra; e confidiamo anche in Kevin Rivera. Poi ci sono sempre i colombiani, che nella mia squadra non possono mancare, quindi Miguel Florez, Daniel Muñoz, e il nuovo acquisto Jhonatan Restrepo. Le altre new entry sono Nicola Bagioli, Luca Pacioni e Davide Gabburo”.

Ci sono sviluppi sulla sua volontà di entrare nel World Tour assieme all’Androni?

“Qui c’è da fare una precisazione molto importante. Attualmente, come dimensione di squadra, non abbiamo la potenzialità economica per poter entrare nel World Tour. L’intento è quello di trovare una grande azienda, sempre mantenendo Androni Giocattoli-Sidermec nella formazione come secondo e terzo nome. Questo va detto perchè i nostri sponsor, entrambi grandi appassionati, possono comunque arrivare ad un certo budget e basta; e con questo è impossibile presentare anche solo la domanda all’UCI. Quindi dovremmo avere delle risorse economiche diverse da quelle attuali. Ora come ora resta soltanto un intento. Io non sono un fautore delle piccole squadre, ma è davvero difficile entrare in una dimensione più grande. Dove possiamo trovare in Italia un’azienda in grado di stanziare 20 milioni per un anno di ciclismo? Nel World Tour le squadre con il budget minore è proprio tra i 15 e 20 milioni. Io sono d’accordo nel dare risalto alle squadre World Tour che con il loro budget rappresentano il motore economico del ciclismo mondiale. Però allo stesso tempo bisognerebbe consentire alle squadre Professional, che rappresentano il motore sportivo, di sopravvivere. Il movimento mondiale non può ammettere venti formazioni World Tour, perchè tra di loro ci sono team che nell’anno finiscono per risultare anonime comparse; è questo il punto. A mio avviso l’aspetto finanziario non deve eliminare completamente gli ideali sportivi. Quando si forma una squadra solo perchè vi sono risorse economiche, ma poi durante l’anno non ottiene risultati, non è giusto che continui per l’anno successivo e più. Abbiamo scoperto e lanciato determinati corridori, che sono passati prima da noi Professional e poi nel World Tour, e li abbiamo fatti crescere e valorizzati senza bruciare le varie tappe. Oppure un esempio può essere Mattia Cattaneo, preso dal World Tour. Noi lo abbiamo fatto crescere gradualmente, e dopo i risultati ottenuti, ha nuovamente spiccato il volo per tornare nel World Tour in una dimensione ed esperienza diversa. O Egan Bernal, che la mattina dell’ultima tappa del Tour de France mi ha mandato un messaggio ringraziandomi per averlo lanciato tra i professionisti. Per me è una grandissima soddisfazione”.

Parlando proprio di Bernal, secondo lei, come farà il Team Ineos a gestire sia lui che Chris Froome al Tour de France? Ora come ora è impensabile una doppietta Giro-Tour per Egan?

“Per me rispondere diventa davvero difficile, e dovrei anche entrare in un contesto riservato al loro team manager David Brailsford, che sono convinto riuscirà a contemperare le varie esigenze e a presentare squadre competitive sia al Giro, che al Tour e alla Vuelta con quattro capitani. Per quanto riguarda la doppietta Giro-Tour di Egan, sono sempre stato propenso per la gradualità. Però bisogna dire che l’Ineos ha un’organizzazione dove tutto lo staff può capire perfettamente la situazione e condizione dei corridori per operare nella miglior maniera possibile”.

Cosa si aspetta da Vincenzo Nibali e questa sua nuova realtà in Trek-Segafredo? 

“Vincenzo è un campione, e come tale, a mio avviso, otterrà dei grandi risultati in questa squadra che, tra l’altro, ha uno sponsor italiano come Segafredo. Anche sotto un profilo mentale ha tutti gli elementi per poter imporsi. E poi ripeto, due o tre anni potrà ancora farli ad alto livello”.

Che cosa ne pensa dei giovani Alessandro Fancellu, Antonio Tiberi e Andrea Piccolo? Parlando delle corse a tappe del futuro

“Sono ragazzi assolutamente interessanti. A parer mio saranno dei corridori che potranno rappresentare il ricambio generazione del ciclismo italiano. Ma io attendo anche una ripresa da parte di Fabio Aru, perchè secondo me ha avuto molta sfortuna. Do un parere dettato soltanto da una mia sensazione: essendo un corridore comunque generoso, a mio avviso, in alcuni casi ha bruciato delle tappe. Magari avrebbe dovuto fermarsi, avere un periodo di riposo, riprendere gradualmente…. e invece, quel desiderio di voler fare, gli ha giocato un brutto scherzo. Tutti i corridori, anche i campioni, possono esprimersi soltanto se sono al massimo della condizione fisica. Ovviamente tutto dipende da questo, e poi la differenza tra il campione e l’ottimo o buon corridore, la fa la mente, la testa. Spero che possa riprendersi, visto che rimane ancora il tanto atteso ricambio generazionale di Vincenzo Nibali”.

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