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Jorge Lorenzo MotoGP, Mondiale 2019: “Segnali positivi a Sepang, io sono quello di sempre ma manca tutto il resto…”

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Jorge Lorenzo si appresta a concludere una delle stagioni più complicate della sua carriera. Anzi, forse la peggiore da quando è sbarcato in MotoGP. Il suo rapporto con la Honda non è mai sbocciato, e le difficoltà in questi mesi si sono fatte sempre più evidenti. Il maiorchino ormai è costretto a lottare tra la 15esima e la 20esima posizione, con distacchi abissali rispetto ai migliori. A Phillip Island, per esempio, ha tagliato il traguardo con oltre un minuto dal suo compagno di scuderia, mentre domenica scorsa in Malesia ha ridotto della metà questo gap, chiudendo in 14esima posizione.

Il campione del mondo 2015 ai tempi della Yamaha prova a spiegare, a Marca.com, i motivi delle difficoltà del suo andamento, e di dover partire dalla coda del gruppo. “Al giorno d’oggi non è facile emergere dal gruppo in MotoGP, dato che le appendici aerodinamiche di chi ti precede creano una turbolenza molto grande nei primi due, tre giri – spiega il numero 99 –  Un aspetto che influisce notevolmente sulla parte anteriore e impedisce di essere veloce e confidente nella propria moto. Devi aspettare che il gruppo si allunghi prima di guidare più o meno come vuoi”.

I problemi tecnici e di fiducia a livello di guida sono enormi e non di semplice soluzione, ma Lorenzo (sul quale aleggiano in maniera importante le accuse di andare così piano per essere licenziato dalla casa nipponica e, quindi, liberarsi dal contratto che prevede un altro anno assieme) prova a guardare il bicchiere mezzo pieno. “Con il serbatoio pieno soffro in maniera particolare, perchè la mia Honda non si ferma a dovere. A Sepang, invece, sono stato in grado di mantenere la calma e procedere con il mio ritmo. La moto, devo ammettere, sta migliorando a poco a poco. L’aspetto positivo della trasferta malese è che abbiamo conquistato 2 punti che serviranno a combattere fino alla fine per il campionato a squadre. Lo spunto più interessante, tuttavia, è che sono stato il pilota più costante del lotto, dato che tra il mio giro più veloce e il più lento ci sono solo 7 decimi. Per tutti gli altri piloti questa differenza è stata molto superiore. Il mio martello (il pilota spagnolo è soprannominato “Martillo” ovvero martello in italiano ndr) c’è sempre, ma manca tutto il resto, perché siamo ancora lontani dalla perfezione”.

Un 2019 da incubo che lo spagnolo vuole chiudere in fretta, ma il pensiero al primo capitolo della prossima annata, ovvero i test di Valencia di novembre, non è ancora nella sua mente. “Sinceramente non ci sto ancora ragionando. Come ho sempre fatto nella mia carriera, ho sempre pensato al presente e giorno per giorno. Inizierò a pensarci quando finirò la gara della domenica pomeriggio. Per prima cosa devo chiudere l’anno nel miglior modo possibile per aiutare Marc ed il team a vincere la tripla corona, poi inizierò a concentrarmi sul 2020 “.

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alessandro.passanti@oasport.it

Twitter: @AlePasso

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Foto: Lapresse

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