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MotoGP, 12 vittorie e 6 secondi posti per Marc Marquez su 19 GP nel 2019: non esiste un rivale credibile

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Marc Marquez vince il Gran Premio di Valencia 2019 della MotoGP e chiude nel migliore dei modi una stagione che non solo lo ha eletto per la sesta volta campione del mondo della classe regina (l’ottava complessiva) ma che lo ha anche incoronato vero e proprio dominatore incontrastato di questa era. Da quando il nativo di Cervera è sbarcato in MotoGP non c’è più stata storia e il numero 93 ha fatto il bello e cattivo tempo, mettendo in bacheca i titoli del 2013, 2014, 2016, 2017, 2018 e 2019 e, nell’unico campionato nel quale non è stato della partita, il famigerato 2015, è stato l’ago della bilancia tra Valentino Rossi e Jorge Lorenzo.

I suoi numeri, i record che scrive e ritocca volta per volta, sono spaventosi. Non ci sono altri aggettivi per descrivere come il catalano stia cannibalizzando la classe regina. Il portacolori della Honda ha raggiunto la vittoria numero 82 in carriera su 205 gare disputate con 134 podi complessivi. A tutto questo vanno aggiunte 90 pole position e 72 giri veloci in gara. Cifre che hanno del clamoroso, ma che nell’ultimo anno, se possibile, sono state ulteriormente acuite.

Nelle 19 prove disputate in questo Mondiale 2019, infatti, il Cabronçito ha totalizzato 12 vittorie e 6 secondi posti per 420 punti totali (nuovo record anche questo). Un ruolino di marcia pazzesco, che poteva essere ulteriormente rimpinguato senza l’improvvida caduta di Austin, quando era saldamente in fuga e pronto all’ennesimo successo sulla pista texana. Un rarissimo errore di un campione che sembra non avere punti deboli. Lo spagnolo è impeccabile nel corso del weekend. Inizia nella FP1 con il suo lavoro mirato alla gara e studia le gomme con precisione maniacale portandole allo sfinimento. Agli altri lascia sbizzarrirsi sui tempi, mentre lui preferisce lavorare sulla costanza. Dal sabato, quando si inizia a fare sul serio, diventa micidiale in qualifica, quindi la domenica non ha rivali e spesso sale sul gradino più alto del podio con dimostrazioni di superiorità imbarazzanti.

Se non vince, arriva secondo, e ottimizza sempre una moto progettata per esaltare il suo stile di guida. Chi, quindi, può provare a rubare lo scettro a un pilota che, mal che vada, chiude in piazza d’onore? Sotto questo punto di vista il suo andamento ha del fantascientifico. Nelle ultime 25 corse concluse sotto la bandiera a scacchi, Marc Marquez è sempre arrivato nelle prime due posizioni, mentre allargando il conto al podio il numero sale fino a 29. 

Gli aggettivi si sprecano e abbondano. I rivali, invece, scarseggiano. Oggettivamente è complicato correre nella stessa era di un fuoriclasse simile. Lo possiamo capire. A varie riprese i vari Andrea Dovizioso, Fabio Quartararo e Maverick Vinales ci hanno provato, ma sono stati respinti con perdite. Lo stato d’animo dei suoi avversari è questo: rassegnazione. Non c’è storia, e si corre il rischio che questo dominio si protragga anche nelle prossime annate. Per i piloti di Yamaha e Ducati l’obiettivo è chiaro, ma assolutamente arduo: essere perfetti assieme alla moto per tutte le gare del calendario. Più facile a dirsi, che a farsi.

Marc Marquez dal suo canto non è sazio, vuole distruggere tutti i record e diventare il numero uno assoluto del Motomondiale. Ci riuscirà? La strada sembra tracciata. Gli ostacoli, forse, sono tutti interni, sotto forma di mancanza di stimoli o moto che, nelle prossime edizioni, possa fare un passo indietro. Ma in entrambi i casi siamo davvero nel campo dell’utopia. Per questo motivo, onore al campione ed un enorme in bocca al lupo per tutti gli altri. Dopotutto, ne hanno parecchio bisogno.

 

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alessandro.passanti@oasport.it

Twitter: @AlePasso

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Foto: Lapresse

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