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Patrick Braunhofer, biathlon: “È da un mese che ho la febbre, mi concentro verso i Mondiali Juniores di Lenzerheide”

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Uno dei talenti più promettenti del biathlon azzurro. Nell’arco di due stagioni Patrick Braunhofer, ventunenne di Ridanna (BZ), ha saputo conquistarsi spazio nella squadra azzurra del biathlon. Bronzo nella staffetta maschile Mondiale juniores di Brezno-Osrblie del marzo 2019, l’atleta dei Carabinieri ha esordito in Coppa del Mondo nella sprint di Ruhpolding a gennaio. Dopo la preparazione svolta con i big azzurri della squadra A ed Elite, inizierà la sua stagione giovedì nella sprint di Sjusjoen valida per l’lbu Cup.

Come è andata la preparazione in questa stagione in cui sei approdato nella squadra A? Quali sono le tue sensazioni al rientro da Sjusjoen?

“Purtroppo dal raduno di Oberhof ho contratto l’influenza e mi sono portato degli strascichi anche a Sjusjoen, per cui ero veramente cotto e nelle gare pre-stagionali in Norvegia non sono riuscito a esprimermi al massimo. Durante le gare di Sjusjoen non ho pensato molto al discorso delle qualifiche per la Coppa del Mondo, anche perchè sapevo di non essere al meglio, ho sparato bene ma non ho ancora il confronto con gli altri al top della mia condizione. Partirò quindi lunedì con i ragazzi della squadra B per tornare a Sjusjoen e focalizzerò la mia attenzione nelle prime gare in Ibu Cup”.

Durante l’estate hai dovuto fare il lavoro differenziato per il problema che hai accusato alla caviglia. Sei riuscito a recuperare dall’operazione e quali sono le tue sensazioni?

“Rispetto alle tempistiche prefissate dallo staff medico per il rientro, i tempi di guarigione sono stati molto più veloci, perché dopo un mese di gesso ho potuto ricominciare gli allenamenti e sono davvero contento di questo, chiaramente il lavoro inizialmente è stato diverso rispetto ai miei compagni di squadra ma nell’ultimo periodo non ho sofferto per questo problema alla caviglia”.

La passata stagione hai vinto la prima gara a dicembre nell’individuale della Junior Ibu Cup di Lenzerheide, poi hai gareggiato in Ibu Cup, partecipando inoltre ai Campionati Europei e ai Mondiali Junior , come valuti i tuoi risultati e le tante gare disputate?

“È stata sicuramente la mia miglior stagione quella passata. Ho iniziato malissimo perché ho mancato le prime due qualifiche per l’Ibu Cup, partendo in Junior Ibu Cup, ma poi è stato un continuo crescendo, sia sugli sci che al tiro. Forse ho sofferto mentalmente il discorso delle qualifiche ad inizio stagione, perché da lì in poi mi sono sciolto e ho trovato degli ottimi risultati”.

Hai già esordito in Coppa del Mondo nel 2019 nella sprint di Ruhpolding, che esperienza è stata?

“Ricordo ancora quando durante la riunione mi hanno comunicato la convocazione, sono diventato bianco e ho avuto la pelle d’oca, anche perchè non me l’aspettavo. L’atmosfera in gara è stata clamorosa, la più bella esperienza finora da atleta”.

Il tuo obiettivo in questa stagione potrebbe essere quello di partire subito bene in Ibu Cup per poter ottenere una qualificazione in Coppa del Mondo oppure poter crescere gara per gara con l’obiettivo dei Mondiali Junior sempre a Lenzerheide?

“Con lo staff tecnico abbiamo pianificato la stagione in Ibu Cup per arrivare al meglio ai Mondiali Junior di Lenzeheide, poi vedremo se ci saranno dei cambiamenti in corsa in base ai risultati”.

Tu e Daniele Cappellari avete fatto le trafile e siete ritenuti i maggiori talenti azzurri a livello giovanile. Dove pensi di essere più bravo di lui e invece in cosa lui è più bravo di te?

“Domanda interessante: per come l’ho visto in questa preparazione a livello di percentuali siamo pari, anche se lui li copre più velocemente rispetto a me, ma siamo molto vicini. Come passo sugli sci ha fatto un bel salto di qualità, soprattutto fisicamente, per cui in quell’aspetto è migliorato molto tempi alla mano”.

Sia Dominik Windisch che Federica Sanfilippo vi hanno elogiato nelle precedenti interviste per aver portato freschezza in squadra A per le vostre qualità al tiro, sparando in modo preciso e veloce. È una questione di naturalezza al tiro personale oppure fin da piccoli la scuola di tiro è stata focalizzata sulla velocità?

“Non so come hanno lavorato loro in passato, noi fin dalla categoria giovani ci siamo concentrati sulla precisione inizialmente, poi quando abbiamo ottenuto la stabilità del tiro ci siamo concentrati sul velocizzare il movimento al poligono. Negli allenamenti si spara davvero bene, poi in gara dipende anche dalla condizione meteo e dalle dinamiche di gara stesse”. 

Dal quartetto che nel febbraio 2016 conquistò il bronzo ai Giochi Olimpici giovanili di Lillehammer sei riuscito a entrare in squadra A in poco più di tre anni. Da allora a oggi come sei maturato?

“Il livello è cresciuto ma c’è moltissimo lavoro ancora da fare. Ogni anno bisogna scalare due-tre gradini per raggiungere il livello superiore a livello di prestazioni, per cui la strada è ancora lunga. Per raggiungere la Coppa del Mondo quindi sono necessari altri gradini, servono tante ore ma non bisogna neanche spaventarsi o mettersi pressione, solo concentrarsi sul lavoro e salire piano piano, anno per anno”.

nicolo.persico@oasport.it

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