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Scherma, un medico nega l’idoneità sportiva a un ragazzo con l’Asperger. La Federazione risponde: “Può gareggiare, fa bene”
Un ragazzo con la sindrome di Asperger vuole praticare scherma e sabato scorso, insieme alla mamma, si è recato presso un centro di medicina dello sport a Milano. Il giovane atleta si è sottoposto alle visite di routine per il rinnovo dell’idoneità alla pratica agonistica ma a sorpresa la dottoressa di turno gli ha negato la certificazione: “Per qualsiasi altro sport ok, ma non per la scherma“. L’episodio, raccontato oggi sulle pagine di Avvenire dopo che la mamma del ragazzo aveva pubblicato una lettera sul portale “Per noi autistici”, sta naturalmente facendo discutere.
Il motivo del no del medico sarebbe legato al “pericolo”, a suo dire, dato dall’arma e la signora è giustamente basita come traspare dalla già citata lettera: “Sono rimasta incredula e ho scritto immediatamente alla struttura per avere un colloquio col Direttore sanitario. Attendo notizie. Non riesco a capire: mio figlio frequenza un circolo sportivo con passione e dedizione e, secondo il giudizio del suo maestro e dello staff, ha le capacità mentali e caratteriali per la pratica dello sport“. Sull’episodio è prontamente intervenuta la Federazione Italiana Scherma: “Già da qualche anno l’impegno della Federazione – spiega il Presidente Giorgio Scarso – è rivolto verso la piena e concreta integrazione. Oltre ad aver inglobato il settore della scherma paralimpica nei quadri federali, da anni si è sviluppata un’attenzione nei confronti dei soggetti affetti da disturbi psichici e nello specifico di ragazzi con autismo“.
Interviene anche Luigi Mazzone, responsabile federale: “È stato redatto un regolamento che consente la pratica sportiva ai soggetti affetti da disturbo dello spettro autistico, è anche sorta una realtà associativa, l’Accademia Scherma Lia di Roma, che vede diversi ragazzi autistici salire in pedana e affrontare competizioni agonistiche. Si tratta di una realtà che è stata più volte riconosciuta come esempio positivo di integrazione sociale attraverso lo sport“.
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Foto: Bizzi per Federscherma