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Sci Alpino

Sci alpino, la nuova specialità del parallelo una possibile risorsa per l’Italia, a patto di saperla sfruttare

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Una delle novità della Coppa del Mondo di sci alpino 2019-2020 è l’introduzione della coppa di specialità del parallelo.

Nella storia, a partire dalla celeberrima gara sulla pista Ronc della Val Gardena del 1975 con la finale tra Gustavo Thoeni e Ingemar Stenmark, si sono disputati 17 paralleli maschili, e 16 femminili. Queste gare alcune volte, per la precisione nel 1997-1998, 2010-2011 e 2011-2012, hanno fatto classifica a sé per la generale di Coppa del Mondo senza l’assegnazione del trofeo di specialità, mentre nel 1974-1975 e dal 2012-2013 allo scorso inverno sono state comprese nella graduatoria di specialità dello slalom. Sono stati utilizzati anche numerosi format: a partire dal 2011 la gran parte dei paralleli erano soprannominati City Event perché venivano disputati in una città, con un’eccezione: i quattro disputati dagli uomini sulla parte finale della Gran Risa dell’Alta Badia chiamati “giganti paralleli”.

Nel 2017 e nel 2018 però le donne, prima a Courchevel e poi a St. Moritz, hanno sperimentato una formula inedita per la Coppa del Mondo (non per la Coppa Europa), con una manche di qualificazione, le prime 32 della quale accedevano alla gara vera e propria, con tabellone a eliminazione diretta in cui al primo turno le atlete disputavano due manche alternativamente su una pista e sull’altra e a partire dal secondo turno la manche era una sola, in cui l’atleta piazzata meglio nelle qualificazioni poteva scegliere la pista sulla quale scendere. Ed è proprio questo il format scelto dalla FIS per le gare di questa stagione: il 15 dicembre a St. Moritz e il 19 gennaio a Sestriere uno slalom e un gigante per le donne, il 23 in Alta Badia e il 9 febbraio a Chamonix due giganti, un altro slalom senza qualificazione sarà quello di Are che il 12 marzo recupererà il City Event cancellato a Stoccolma.

L’Italia, oltre al primo posto di Thoeni e al secondo di Claudia Giordani nei paralleli della Val Gardena di 44 anni fa, ha ottenuto due terzi posti con Stefano Gross nel City Event della capitale svedese e con Irene Curtoni nella gara di Courchevel di due anni fa. Due veterani quindi, buonissimi specialisti di questa gara, come Manfred Moelgg, ma ovviamente la squadra azzurra deve puntare su atleti giovani che possano sostituire i più esperti. Vengono in mente Alex Vinatzer, Simon Maurberger e Lara Della Mea, che conquistando la medaglia di bronzo mondiale nel Team Event di Are lo scorso febbraio hanno già dimostrato di avere una grande attitudine nei testa a testa con undici vittorie su dodici confronti diretti, e la tarvisiana avrebbe vinto anche il dodicesimo contro l’austriaca Katharina Liensberger se non avesse rischiato oltre il lecito. Ma vanno “arruolati” anche altri atleti bravi negli slalom “normali”, sempre che abbiano i requisiti necessari per partecipare alle gare di Coppa del Mondo, come Tommaso Sala, Federico Liberatore e Martina Peterlini, che hanno già ottenuto ottimi risultati in Coppa Europa. Forse è un po’ presto per puntare alla nuova coppa di specialità ma la politica, a nostro avviso, deve essere questa.

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massimiliano.valle@oasport.it

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Foto: Fisi / Pentaphoto

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