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Thomas Back: “I test genetici antidoping potrebbero già essere utilizzati per Tokyo 2020”

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Si è aperta a Katowice (Polonia) la quinta conferenza mondiale della WadaThomas Bach, presidente del Cio, ha annunciato l’introduzione dei test genetici antidoping. Una notizia molto attesa, che va ad inserirsi nella infinita battaglia contro chi bara nel mondo dello sport, e che potrebbe segnare una rivoluzione in questa nuova frontiera del doping, laddove cioè, vengono utilizzate cellule, geni o componenti genetici, per migliorare le proprie prestazioni.

“Proprio le ricerche in questo settore – le parole di Bach riportate dalla Gazzetta dello Sport –  stanno procedendo spedite e il nuovo approccio aiuterà a individuare in modo molto più accurato di quanto accade ora chi fa ricorso a sostanze vietate, settimane o mesi dopo la somministrazione. Se la Wada approverà, i test potranno essere utilizzati già ai prossimi Giochi di Tokyo. Sarebbe importante anche indagare a fondo anche negli staff degli atleti squalificati”.

Queste indagini vengono studiate sin dal lontano 2006 soprattutto da Yannis Pitsiladis, professore di scienze sportive e genetiche all’università di Brighton, in Inghilterra, e membro della commissione medico-scientifica del Cio. Si tratta del progresso più significativo nella lotta al doping dall’introduzione del passaporto biologico del 2002. Le sequenze genetiche serviranno a svelare tutte le forme di doping, all’inizio specialmente quelle ematiche. Si scopriranno, quindi, i cambiamenti nella mappatura genetica dovuti a trasfusioni o ad uso di prodotti banditi che incrementano la produzione di globuli rossi, Epo inclusa, e lo si potrà fare per settimane, se non per mesi.  Anche se i nuovi test non saranno utilizzati a Tokyo 2020, le provette verranno conservate, per poter essere poi analizzate in seguito senza alcun problema. “Proprio per questo motivo il programma di test che precederà l’Olimpiade sarà senza precedenti” conclude Bach.

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alessandro.passanti@oasport.it

Twitter: @AlePasso

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Foto: Lapresse

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