Editoriali
2019: Italia, è un anno da 7,5. Sport invernali top, bene il percorso verso Tokyo 2020, tanti giovani in ascesa
In attesa del tradizionale Pagellone, che potrete leggere su OA Sport la vigilia di Natale, è tempo di tracciare un bilancio dello sport italiano relativamente all’anno 2019 che sta per andare in archivio. A nostro avviso è stata un’annata da 7,5, con svariati motivi per sorridere e non così tanti rimpianti. Per l’analisi delle singole discipline, come detto, vi rimandiamo al 24 dicembre, soffermandoci ora su un giudizio di natura generale.
Sugli scudi, in assoluto, gli sport invernali. Un 2018-2019 memorabile, con il biathlon issatosi in cima alla gerarchia a suon di vittorie indelebili. Dorothea Wierer si è consacrata tra le leggende imperiture dello sport italiano: le vittorie nello stesso anno della Coppa del Mondo generale (davanti alla connazionale Lisa Vittozzi) e della medaglia d’oro iridata nella mass start consegnano di diritto all’altoatesina la palma di sportiva azzurra dell’anno (questa è un’anticipazione che vi facciamo relativamente agli Oscar 2019 di OA Sport). Come dimenticare poi il titolo iridato di Dominik Windisch nella mass start, un 5 su 5 ottenuto all’ultimo poligono nel bel mezzo di una bufera di vento che solo l’altoatesino ha saputo domare.
Nello sci alpino ha brillato la stella di Dominik Paris, campione del mondo di superG e trionfatore nella Coppa del Mondo di specialità della medesima disciplina. Non è mancato neppure l’apporto di Sofia Goggia e Federica Brignone, ormai delle certezze consolidate ai massimi livelli da svariate stagioni. In generale quasi tutte le discipline invernali hanno raggiunto traguardi di rilievo: l’Italia ha collezionato la bellezza di 95 podi complessivi e 32 vittorie tra Coppe del Mondo, Mondiali e Grand Prix. Restano però diverse lacune importanti come salto con gli sci, bob, skeleton e le specialità acrobatiche di snowboard e freestyle: l’auspicio è che alcune delle risorse a disposizione verso le Olimpiadi casalinghe di Milano-Cortina 2026 vengano convogliate anche verso questi sport da troppo tempo non al passo con il resto del mondo.
Proiettandoci poi sugli sport olimpici estivi, l’Italia conclude l’anno in dodicesima posizione nel medagliere virtuale con 35 medaglie e 6 ori. Se il numero di podi complessivi appare importante e superiore in prospettiva rispetto alle ultime edizioni, si comprende invece come il Bel Paese faccia fatica nel salire con costanza sul gradino più alto del podio. Di certo ha inciso il Mondiale senza successi della scherma, concluso comunque con la bellezza di 8 medaglie: chissà che nel 2020 il trend non possa mutare…Di sicuro mancano i vincitori seriali, le cosiddette ‘certezze’ che possano assicurare con buona probabilità la vittoria di un oro. Non abbiamo più, per intenderci, una Valentina Vezzali o un Niccolò Campriani, ma un numero impressionante di atleti che, pur figurando nel novero dei favoriti, non partono in pole-position e con un margine netto di vantaggio sugli inseguitori.
A recitare la parte del leone è stato il nuoto con i ben tre ori iridati conseguiti da Simona Quadarella, Gregorio Paltrinieri e Federica Pellegrini: da questa disciplina, dalla già citata scherma, da tiro a volo e ciclismo su pista dipenderanno gran parte dei destini azzurri in Giappone. Ad ogni modo, il percorso di qualificazione, sinora, può definirsi soddisfacente, considerando che al momento sono già 166 gli azzurri ad aver timbrato il pass per Tokyo 2020. Non sono mancati tuttavia alcuni fallimenti importanti, su tutti quelli del calcio maschile e del baseball, ma anche delle squadre di tiro con l’arco, le quali avranno a disposizione un’ultima chance il prossimo anno. L’Italia è in linea per avvicinare o addirittura migliorare i 314 qualificati di Rio 2016: decisivi i primi mesi dell’annata ventura. Ricordiamo che il Bel Paese entra nella top10 del medagliere olimpico estivo ininterrottamente da Atlanta 1996. Tuttavia mai come questa volta l’impresa si prospetta complessa ed è probabile che serviranno tra le 10 e le 12 medaglie d’oro: non semplice, se consideriamo che l’Italia non va in doppia cifra come numero di metalli più preziosi da Atene 2004.
Non hanno deluso quegli sport di squadra che, storicamente, rappresentano delle garanzie assolute. Il Settebello è tornato sul tetto del mondo della pallanuoto dopo 8 anni, candidandosi ad un posto al sole anche sul palcoscenico a cinque cerchi. Per il Giappone si sono qualificate anche le due Nazionali di volley, impresa che alla vigilia appariva tutt’altro che scontata. La palma di rivelazione spetta però alle ragazze del softball, approdate ai Giochi con autorità dopo aver messo in bacheca anche il titolo continentale. Il numero di compagini qualificate a Rio 2016 è già stato eguagliato: la sensazione è che si possa fare meglio potendo contare ancora sul Setterosa e sul basket 3×3 femminile, mentre sembra proibitiva la missione del basket maschile che dovrà compiere un vero e proprio miracolo a Belgrado contro la temibile Serbia. Non si sono qualificate (per un soffio) alle Olimpiadi, ma le ragazze del calcio femminile hanno finalmente fatto scoprire agli italiani uno sport che, a causa di antiquati retaggi culturali, era sempre stato snobbato. Un movimento in crescita esponenziale, che potrebbe ulteriormente sbocciare dopo l’apertura al professionismo da parte del Governo.
Lo sport che ha vissuto una vera e propria impennata è il tennis, con un susseguirsi di risultati impensabili sino a qualche mese fa. Due italiani hanno raggiunto la top10 del ranking Atp: Fabio Fognini (primo azzurro di sempre a vincere un Masters1000 a Montecarlo) e Matteo Berrettini (semifinalista agli US Open e poi terzo italiano della storia a qualificarsi per le Atp Finals di Londra). E da dietro si sta rapidamente facendo largo l’emergente Jannik Sinner, issatosi già alla posizione n.78 della graduatoria mondiale e vincitore con impressionante superiorità delle NextGen Finals.
Sinner è solo uno dei tanti giovani dello sport tricolore emersi nel 2019. Predestinati entrati già a far parte dell’elite mondiale: Benedetta Pilato, argento mondiale nei 50 rana, Manuel Lombardo, issatosi sin quasi in vetta al ranking mondiale di judo nei -66 kg, Vito Dell’Aquila, qualificatosi per le Olimpiadi nel taekwondo (in questa disciplina l’Italia era stata assente a Rio 2016), Simone Alessio, campione del mondo nel taekwondo, Letizia Paternoster, ormai tra le big dell’omnium nel ciclismo su pista, Elena Micheli, argento iridato nel pentathlon, senza dimenticare le fantastiche Fate della ginnastica artistica, capaci di agguantare uno storico bronzo mondiale nella prova a squadre.
Non è stato un anno memorabile, infine, per i motori, dove a salvare il bilancio ci ha pensato Lorenzo Dalla Porta, campione del mondo di Moto3. Con Valentino Rossi al crepuscolo di una carriera irripetibile ed Andrea Dovizioso che non sembra poter reggere la forza d’urto del fenomeno Marc Marquez, la sensazione è che l’Italia faticherà a ritagliarsi un ruolo da protagonista in MotoGP nei prossimi anni: attualmente si intravedono dei buoni piloti, ma nessuno in grado di lottare per la corona iridata. L’infortunio di Tony Cairoli ha messo in risalto la quasi totale assenza di ricambi nel Motocross, mentre in F1 la Ferrari è stata nuovamente e sonoramente sconfitta dalla Mercedes: la nuova gestione tecnica, con i pieni poteri affidati a Mattia Binotto, non ha portato benefici in termini di risultati.
Si conclude dunque anno complessivamente positivo per lo sport italiano, che ha denotato come di consueto un eclettismo difficilmente eguagliabile nel resto del mondo. Un 7,5 meritato, in attesa di un 2020 tutto da vivere e denso come non mai di grandi eventi, su tutti le Olimpiadi di Tokyo e gli Europei di calcio.
federico.militello@oasport.it
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Foto: Lapresse