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Andy Ruiz vs Anthony Joshua, il match dell’anno: Clash on the Dunes, il Mondiale dei pesi massimi. Una battaglia campale, rivincita da brividi

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Clash on the Dunes, la Battaglia tra le Dune, il match più importante dell’anno, l’incontro più atteso della stagione, la rivincita delle rivincite. Si sprecano gli aggettivi per quello che a tutti gli effetti è l’evento pugilistico di maggior rilevanza degli ultimi dodici mesi: questa sera (attorno alle ore 21.00 italiane) Andy Ruiz Jr. e Anthony Joshua saliranno sul ring di Diriyah (Arabia Saudita) per il Mondiale WBA, WBO, IBF, IBO dei pesi massimi. C’è grande pathos attorno a questo confronto che si preannuncia estremamente spettacolare, avvincente, combattuto, emozionante e adrenalinico: in palio quattro cinture iridate della categoria regina e il sogno di una possibile riunificazione totale sfidando Deontay Wilder (Campione per la sigla WBC atteso dal confronto con Tyson Fury a febbraio).

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Da una parte il guerriero messicano dal cuore d’oro, il signor nessuno venuto dal nulla, l’uomo che non ti aspetti che viene ripescato in maniera rocambolesca, sale sul ring con tutti gli sfavori del pronostico e sfila le corone all’imbattuto di turno. Semplicemente Andy Ruiz, un ragazzone gigantesco che fa impressione per la sua mole da brividi: è alto “solo” 188 centimetri ma pesa addirittura 128,6 kg (stando alla recita della bilancia nella cerimonia del peso andato in scena ieri pomeriggio a Riyad). Un fisico tutt’altro che longilineo, una struttura corporea leggermente in sovrappeso considerando la statura, muscoli poco in evidenza tanto che a prima vista non sembra un pugile ma che appena si mette in azione mostra tutta la sua caratura tecnica.

Il ribattezzato Destroyer ha 30 anni, è figlio di un immigrato messicano negli USA, ha lavorato per un breve periodo nell’edilizia (suo padre era un umile muratore) prima di darsi al professionismo a 19 anni. Una carriera onorevole ma non sensazionale, 32 vittorie in 33 incontri disputati ma soltanto uno di rilievo e perso (il Mondiale WBO contro Joseph Parker nel 2016). Poi la grande occasione durante l’ultima primavera: Jarrel Miller risulta positivo a un controllo antidoping, si deve allora cercare un sostituto per la sfida con Anthony Joshua, viene fatto il nome del gigante di Imperial. Il resto è storia con quel micidiale gancio alla tempia del britannico al Madison Square Garden e la sconfitta del detentore dei titoli addirittura per ko alla settima ripresa, dopo che il messicano era finito al tappeto in precedenza. La sceneggiatura perfetta di un film, alla Rocky Balboa tanto per intenderci ed è proprio il personaggio interpretato da Sylvester Stallone ad aver ispirato il ragazzo col sombrero (si presenta in questo modo in ogni occasione) tanto che durante la cerimonia del peso ha fatto suonare la celeberrima colonna sonoro del film cult per tutti gli amanti della boxe. Dal nulla al tetto del mondo.

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Anthony Joshua questa volta è lo sfidante, lui che fino a sei mesi fa era padrone di tutto e che dal 1° giugno è senza titoli. Il gigante di Watford ha subito fatto valere la clausola del contratto che prevedeva una rivincita della contesa di New York e vuole riprendersi tutto quello che è stato suo, vuole dimostrare al mondo intero che quanto successo nella Grande Mela è stato soltanto un incidente di percorso e che quel colpo ricevuto è stato semplicemente fortuito. Il 30enne salirà sul ring con grandissime motivazioni, vuole cancellare l’onta dell’unica sconfitta in carriera (il suo cartellino recita uno schiacciante 22-1 con 21 successi per ko) ed è consapevole che dall’esito di questa sfida dipenderà il suo futuro. Il Campione Olimpico di Londra 2012 (in quell’occasione sconfisse il nostro Roberto Cammarelle con verdetto molto dubbio) è alto ben 198 cm e pesa 107 kg: in sostanza assisteremo a una battaglia tra due uomini con 21 kg e 10 cm di differenza, c’è tanto materiale per tutti gli studiosi di bio-fisica e di scienza.

Attenzione proprio a questi parametri fisici perché potrebbero fare la differenza. Joshua si presenta con 4,5 kg in meno rispetto al primo match, è molto asciutto, longilineo, in forma: potrebbe puntare sull’agilità, a girare attorno all’avversario e a colpirlo in maniera violenta e imprevedibile. Ruiz è più “grasso” di circa 6 kg rispetto a sei mesi fa, si concentrerà sul restare al centro del ring e sulla violenza dei suoi colpi provando a indirizzare il duello sulla distanza ravvicinata dove le sue leve più corte potrebbero avvantaggiarlo. Un pronostico? Davvero difficile: il britannico è motivatissimo e vuole prendersi la rivincita, il messicano sembra sicuro dei suoi mezzi e vuole restare sul trono. Il match si preannuncia equilibrato di fronte a un pubblico che potrebbe essere neutrale, poco avvezzo al grande pugilato. Come sempre non si combatte soltanto per le cinture ma anche per le borse: a Joshua sono stati promessi circa 71 milioni di euro mentre a Ruiz ne andranno “solo” 11.

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Foto: LaPresse

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