Calcio

Calcio, Champions League 2019-2020: Shakhtar Donetsk-Atalanta 0-3, la Dea conquista una storica qualificazione agli ottavi di finale

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L’Oblasny SportKomplex Metalist è il teatro dell’impresa dell’Atalanta in Champions League. La Dea espugna il terreno di gioco ucraino, batte 3-0 lo Shakhtar Donetsk e conquista l’accesso agli ottavi di finale. Un risultato storico che ben pochi avrebbero potuto prevedere. Le reti di Timothy Castagne al 66′, di Mario Pasalic all’80’ e di Robin Gosens al 94′ hanno permesso alla formazione di Gian Piero Gasperini di continuare la propria avventura nella competizione continentale più importante, anche grazie al Manchester City di Pep Guardiola che ha travolto la Dinamo Zagabria 4-1. Uno Shakhtar, c’è da dire, in dieci per l’espulsione di Dodo al 77′.

LA CRONACA

Gasperini parte con il classico 3-4-2-1: Muriel unica punta, sostenuto da Pasalic e Gomez. Rispondono i padroni di casa con un 4-2-3-1 con Moraes riferimento offensivo e Tete, Kovalenko e Taison alle sue spalle. L’Atalanta parte forte: al 3′ Pasalic sfiora la marcatura, mancando l’impatto con il pallone da posizione molto favorevole. Grande intensità e qualità nel gioco della Dea ed al 14′ il “Papu” Gomez ha una buona chance ma il suo tiro viene deviato da un intervento alla disperata di un difensore avversario. La partita, nel corso dei minuti, si fa equilibrata, ma gli orobici si fanno preferire: una manovra di grande personalità, senza però la dovuta concretezza. Nel secondo tempo ci prova Muriel su punizione ma l’estremo difensore Pyatov è attento. L’Atalanta, trascinata da un grande Gomez, continua a spingere e al 66′ viene premiata dalla realizzazione: una conclusione potente di Castagne gonfia la rete. La marcatura dà entusiasmo agli uomini di Gasperini e innervosisce gli ucraini. Non è un caso che arrivi l’espulsione per Dodo al 77′. La superiorità numerica viene sfruttata dai bergamaschi che raddoppiano con Pasalic all’80’ e poi realizzano il tris al 94′ con Gosens. Un successo perentorio che non ammette repliche.

 

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Foto: Lapresse

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