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Formula 1
F1, tutti i difetti della Ferrari nel Mondiale 2019. Le carenze tecniche sono state solamente una parte del problema
Il Mondiale di Formula 1 si è appena concluso ma in casa Ferrari si pensa già al futuro. A Maranello ci si prepara per la consueta cena di fine anno e l’occasione sarà delle migliori per ragionare su quanto accaduto durante questo 2019 per comprendere al meglio quali possono essere i punti fermi dai quali ripartire dopo l’inverno. Ciò che è certo è che i rimpianti, per un Mondiale che a febbraio “sembrava già vinto” ed è invece scivolato via nel peggiore dei modi fin dalle prime gare, sono molti ed evidenti.
Cosa non ha funzionato? Quali sono le principali ragioni di una debacle quasi completa, salvata solamente da qualche vittoria a fine estate? Si è già discusso infinite volte dei problemi tecnici del progetto, di quanto poco bilanciamento si sia creato tra la perfetta efficienza aerodinamica e la totale mancanza di carico verticale, con conseguente instabilità cronica del posteriore che ha reso la SF90 semplicemente inguidabile nei tratti più lenti. A questo si è aggiunta un’altra carenza di carattere tecnico, ovvero l’incapacità di comprendere il funzionamento degli pneumatici Pirelli 2019. La Ferrari si è trovata spesso in condizioni di on-off dove un assetto perfetto poteva improvvisamente diventare disastroso solo per un leggero cambiamento della temperatura. Questi sono errori che sono stati individuati e compresi e, come dimostrano i buoni progressi della parte finale della stagione, si lavorerà in questa lunga pausa su un aggiornamento tale da poter bilanciare meglio l’efficienza sul dritto e in curva, cercando di rendere la monoposto meno capricciosa.
Ma i problemi non sono certo finiti qua e vanno molto oltre a quelli puramente prestazionali. In primis è spiccato il fattore umano, quello riguardante le strategie e i pitstop. Troppo spesso durante questo 2019, anche in situazioni senza particolari pressioni, si sono visti dei veri e propri abomini strategici che hanno influenzato ancor più il rendimento negativo dei due piloti. Se a questo ci aggiungiamo anche che, soprattutto nella parte centrale della stagione, la fase dei pitstop è stata tutt’altro che perfetta, si può capire come, anche in condizioni di parità prestazionale con i rivali, sarà molto difficile riuscire a inseguire un titolo se prima non si eliminano errori di questo tipo.
E poi arriva il tasto forse ancora più dolente. Quello che più appassiona il dibattito della piazza e che coinvolge non solo l’appassionato ma anche lo spettatore della domenica. La gestione interna dei piloti. Senza nulla togliere all’indiscusso talento degli attuali rivali Lewis Hamilton e Max Verstappen, che hanno disputato una stagione esemplare e dimostrato tutto il loro potenziale sia in pista che mentale, a Maranello si ha a disposizione il materiale per contrastare questa coppia d’oro e il fatto di non riuscire a farlo è imputabile anche a un pessimo lavoro di direzione dall’alto.
Il nuovo team principal Mattia Binotto non era certo chiamato ad un compito facile, trovandosi a disposizione due cavalli di razza pura come Sebastian Vettel e Charles Leclerc, ma l’impressione è che in questo 2019 si sia sbagliato completamente l’approccio gestionale. Ad inizio stagione si è subito conferito, senza motivo, uno status di prima guida al tedesco, e proprio nel momento in cui il monegasco appariva più brillante nel confronto interno è stato parzialmente limitato da quel ruolo di seconda guida. Poi, paradossalmente, da Singapore e dal momento in cui Vettel ha rialzato la testa dimostrando di essere ancora ampiamente presente e spesso più competitivo del compagno, la protezione è passata completamente sulle spalle di Leclerc. Un no-sense da cui è certamente necessario imparare, per non ripetere gli stessi errori anche nel 2020.
Gli aggiornamenti portati a Marina Bay sono serviti a rilanciare la Rossa per qualche gara ma non va dimenticato che Mercedes, a quel punto della stagione, aveva già ampiamente il Mondiale in tasca e aveva già ridotto parecchio gli sforzi di aggiornamento sulla W10. Ad Austin e nella gara di chiusura ad Abu Dhabi, poi, la Ferrari ha ripresentato in pista quei grossi problemi di posteriore e i risultati sono tornati ad essere più che eloquenti. Dunque il percorso verso una rinascita è certamente possibile, ma non facile. Il materiale a disposizione c’è, ora sta agli uomini di Maranello comporre tutti i pezzi del puzzle e farsi trovare pronti.
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Foto: LaPresse
michele.brugnara@oasport.it
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