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Federica Pellegrini nuoto: “Tokyo 2020? So cosa mi aspetta”. E il ritiro potrebbe slittare…

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Donna dell’anno nello sport, fenomeno sportivo e mediatico come forse nessun altro in Italia in questo momento, Federica Pellegrini si prepara a piazzare la ciliegina su una torta già molto ben farcita. L’appuntamento olimpico, da dodici anni a questa parte, non le ha riservato le stesse soddisfazioni dei Mondiali e degli Europei e questo cruccio l’ha spinta a non fermarsi dopo Rio, ad affrontare altre due sfide da cui è uscita campionessa mondiale con in mezzo l’anno semi-sabbatico, a impostare un nuovo ciclo olimpico, insomma, che si concluderà a Tokyo 2020.

Dal risultato a cinque cerchi dipenderà anche il futuro della carriera della Divina che da tempo va dicendo che si fermerà dopo le Olimpiadi, alla soglia dei 32 anni ma siamo sicuri che sarà così? A chiunque gli faccia domande sul suo futuro dopo Tokyo arrivano risposte secche e allo stesso tempo divaganti. A Glasgow, dopo l’argento nei 200 stile libero, alla domanda – “Sarà questa la tua ultima gara in vasca corta?” – La risposta è stata “C’è ancora la Coppa Brema di marzo con un sorriso che lasciava intravedere qualche incertezza e, perchè no, anche un pizzico di ansia al pensiero del dopo Tokyo. Del resto se per qualsiasi atleta “normale” il momento dell’abbandono dell’attività agonistica è un trauma, per Federica Pellegrini potrebbe esserlo all’ennesima potenza. Era il 2003, 16 anni fa, quando si affacciò per la prima volta sul palcoscenico internazionale del nuoto mondiale a Barcellona e da allora non si è più fermata: nove Mondiali, quattro Olimpiadi, senza contare gli impegni Europei e iridati fra vasca lunga e vasca corta che spesso le hanno riservato grandi soddisfazioni. Una vita scandita dai tempi e dai ritmi dell’atleta dedito totalmente a ciò che fa, con pochissime divagazioni sul tema.

Lasciare un ambiente dove sei considerata una “regina” da compagni, avversari, tecnici e pubblico, è molto complicato, lasciarlo poi da assoluta protagonista, da campionessa del mondo in carica, con un Europeo in casa a due anni di distanza, potrebbe esserlo ancora di più. Ecco allora che si sprecano le ipotesi e le voci. “Se vince lascia, se perde continua”, “Se vince o va a podio continua, se perde molla”, “Dovrà pur mettere su famiglia”, “Si dedicherà alla Televisione”, e chi più ne ha più ne metta. La certezza ci sarà solo dopo la staffetta mista femminile di Tokyo ma l’impressione è che il distacco dal nuoto agonistico si allontani sempre di più. Federica Pellegrini sta bene, arriva dall’anno pressochè perfetto: titolo mondiale, tempi su livelli straordinari, argento europeo in corta, medaglia che le mancava da quattro anni e lavoro specifico di un anno svolto sulla velocità che le ha ridato vigore nella battaglia sempre aperta a nuove leve dei 200 stile libero: la domanda se la sarà posta anche lei, perchè fermarsi quando tutte le congiunture sono favorevoli?

C’è il futuro del dopo Tokyo e c’è il futuro immediato, fatto di carichi pesanti, di lavori durissimi per acquisire quella capacità dio reggere all’urto dei 200 anche con una prima parte di gara più veloce come quella che pensa di impostare Federica Pellegrini in vista di Tokyo. La riprova c’è stata a Riccione, quando ad un passaggio oggettivamente rapido sui 100 non ha fatto riscontro un ritorno altrettanto brillante, segnale chiaro della benzina non sufficiente in corpo.Il passaggio era veloce e sapevo che la stanchezza avrebbe potuto giocarmi brutti scherzi ma 1’56” fatto a dicembre è un tempo che non può non soddisfarmi – dichiara la Divina – in quella gara c’erano dieci giorni di fatiche che mi portavo appresso, c’era una preparazione non mirata a quell’evento e comunque è arrivato un crono più che accettabile, anzi direi buono. Un’ottima base di partenza in vista della stagione vera che sta per iniziare“.

Lavoro a testa bassa, solita preparazione statunitense e poi blitz riccionese a fine marzo per ottenere il minimo per Tokyo, fissato con un tempo leggermente inferiore rispetto a quello fatto segnare qualche giorno fa sempre a Riccione. “So cosa mi aspetta ma sono pronta alla sfida, determinata. La voglia di dare il massimo non manca mai“.

Nelle ipotesi di impegni futuri c’è una possibilità che la campionessa veneta vorrebbe che si verificasse: l’elezione a membro del CIO in quota atleti. Trenta sono i candidati, quattro soli saranno eletti, una gara più difficile di una finale olimpica. “E’ dura ma intanto sono molto felice di essere stata inserita in questo elenco composto da grandi campioni mondiali – conclude – non so se quello è ciò che vorrò fare da grande ma io mi sento ancora un’atleta e proprio per questo credo di poter interpretare quali sono le esigenze di chi gareggia nel luogo dove si muovono le fila dello sport globale. A Tokyo andrò ovviamente per gareggiare e fare il meglio possibile ma userò il mio tempo libero anche per fare un po’ di campagna elettorale, visto che in quella sede si eleggeranno i nuovi membri del CIO“.

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Foto: LaPresse – Marco Alpozzi

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