Sci di fondo
‘L’ululato del Bubo’ con Fulvio Valbusa: “Klæbo e Johaug fanno paura. Per l’Italia una partenza difficile illuminata da Pellegrino”
La Coppa del Mondo di sci di fondo 2019-’20 è cominciata da Kuusamo, dove il trittico inaugurale ha visto un dominio assoluto della squadra norvegese.
Prende, dunque, il via anche la rubrica “L’ululato del Bubo” tenuta in collaborazione con l’ex fondista azzurro e commentatore di Eurosport Fulvio Valbusa, il quale, condividerà le proprie sensazioni su quanto avvenuto durante il weekend.
Bubo, partiamo per forza di cose da Johannes Høsflot Klæbo. È stato oggettivamente devastante. Non solo ha vinto la sprint e la gara in linea, ma anche battuto i principali avversari nella prova contro il tempo. Ci troviamo di fronte a un’evoluzione della specie?
“Klæbo mi ha davvero impressionato, perché non credevo fosse così competitivo anche nelle distance. Ha fatto una grandissima gara contro il cronometro e si vede che ha lavorato per andare meglio proprio nelle prove di distanza. Va anche detto che la pista di Kuusamo è fatta su misura per lui, con quelle salite ripide dove con il suo passo in alternato può fare la differenza. Non è successo altrettanto nella competizione in linea a skating, ma non ne ha avuto bisogno. L’ho visto in assoluto controllo! Si è permesso di farsi raggiungere, salutando poi gli avversari nella salita finale. Si vede davvero che ha svolto una preparazione per migliorare nelle distance, peraltro senza perdere nulla di quello che riguarda la velocità nelle sprint. Sottoscrivo, è stato letteralmente devastante!”
È solo la prima tappa di una stagione eterna. Per di più, come hai detto, si è disputata su una pista fatta su misura per Klæbo. Però, i big russi ne sono usciti battuti su tutta la linea. Cha impressione ti hanno fatto Bolshunov e Ustyugov?
“Hanno sparato a salve, anche io me li aspettavo più competitivi. Ustiugov è anche stato penalizzato dal fatto di aver effettuato una falsa partenza nella sprint, che gli è costata una squalifica. Da lui ci si può aspettare questo e altro, dato che è un personaggio un po’ particolare. Però, un errore del genere non è giustificabile in nessun modo, anche perché è arrivato alla partenza di un trittico e quindi gli è costato parecchi punti in ottica Coppa del Mondo. Bolshunov quantomeno è stato regolare. Ha fatto le sue gare oneste, ma non è stato il Bolshunov capace di dare filo da torcere a Klaebo l’anno scorso. Probabilmente tutti i russi sono atleticamente più indietro rispetto ai norvegesi, lo si è visto e lo si capiva dai loro ritmi. Arriveranno anche loro. Certo che, pronti via, e la Norvegia batte la Russia 5-0”.
A proposito di Norvegia. Abbiamo visto un grande Iversen, ma secondo me non è una sorpresa. Poi anche i vari Golberg, Holund e Tønseth hanno fatto faville. Qual è il tuo pensiero su di loro?
“Iversen fa paura. Ha dichiarato che vuole dare filo da torcere a Klaebo e la partenza è stata ottima. Io credo che possa riuscire a dare molto fastidio al fenomenale compagno di squadra, perché è un atleta completo e lo vedo benissimo nei Tour. Quindi, attenzione a lui. Comunque la Norvegia fa paura, credo che le gare interne di Beitostølen siano state fondamentali per mettere tutti subito in bolla e permettere loro di rompere il ghiaccio in anticipo, anche perché in quella squadra non ti puoi rilassare un attimo, altrimenti rischi il posto. La stagione sarà lunga, ma hanno dato squillo di tromba non indifferente”.
Passiamo all’Italia e cominciamo da Federico Pellegrino. Un Ruka Tour agrodolce, perché quanto accaduto nella sprint lascia tanto amaro in bocca, mentre le prestazioni nelle prove distance, soprattutto nella 10 km in alternato, sono state notevoli. Cosa mi dici?
“Pellegrino ha fatto un grande inizio. Come per Klæbo, si capisce che ha lavorato tanto per allungare la gittata. Nella sprint è stato anche molto sfortunato, anzi credo non sia mai accaduto di sbagliare materiali in questo modo. Ci sta, anche questo fa parte del gioco. Gli azzurri hanno avuto grandi sci in qualifica, ma nelle batterie sono stati un flop. Comunque Pellegrino ha fatto una grande 15 km in classico e domenica si è difeso alla grande. Vorrei sottolineare che si è trovato nel gruppo di Holund, il quale ha tirato il collo a tutti. Si è trovato nel fuoco sin dal primo metro e forse ha patito a partenza a razzo. Se la sprint fosse andata come ci si aspettava andasse, tutto lo schema di gara dell’ultimo giorno sarebbe stato diverso e Chicco avrebbe potuto ottenere un piazzamento anche migliore. La sostanza però non cambia, il suo inizio è stato molto positivo”.
Quali sono invece le tue valutazioni in merito agli altri azzurri? Non era lecito aspettarsi qualcosa di più?
“Sì, perché sinceramente mi hanno deluso. Si sa che Kuusamo è sempre stato un posto molto ostico per gli italiani, qui non abbiamo mai portato a casa risultati pesanti. Però mi aspettavo qualcosa in più. Spezzo una lancia in favore di De Fabiani, che ha avuto un problema alla schiena proprio nell’imminenza della tappa che credo si sia fatto sentire, soprattutto nella tenuta. Lo si è visto sabato. Se il fisico non ti supporta c’è poco da fare. Gli altri, invece, sono indietro. Rastelli è partito bene facendo una bella qualificazione, ma poi è stato vittima dei materiali in batteria. Spero che riescano a riprendersi presto. Non è ancora il caso di tirare conclusioni, la stagione è molto lunga e aspettiamo che arrivi quantomeno Davos prima di tracciare un bilancio iniziale”.
Passiamo alle donne. Johaug ha confermato il suo ruolo di grande favorita per vincere la Sfera di cristallo. Credo che meglio di così, non potesse partire…
“Assolutamente! Johaug impressionante, soprattutto perché appare avere ancora margine. A me è sembrato che abbia usato al massimo la quarta marcia, senza mai inserire la quinta. Addirittura ha sfiorato la semifinale persino nella sprint! C’è poco da dire: fa paura!”.
Però non può passare inosservato il grande weekend di Heidi Weng. Abbiamo ritrovato una protagonista? La rinascita è figlia solo del cambio di materiali, oppure c’è altro?
“Mi ha fatto davvero piacere rivederla su certi livelli. Da qui a dire che possa essere una seria di rivale di Johaug ce ne passa, però può sicuramente pensare in grande. Magari al Tour de Ski, oppure in un momento in cui Therese vorrà tirare il fiato. Sicuramente il cambio di materiali le ha giovato, ma non è solo quello. È proprio un’altra Weng rispetto all’anno scorso. Più pimpante, più magra. È il cranio che fa la differenza in positivo, non gli sci”.
In campo femminile la grande sconfitta è la Svezia, battuta su tutta la linea dalle norvegesi. Vorrei le tue impressioni su quella che è stata, a tutti gli effetti, una debacle.
“Allora, andiamo con calma. Bisogna fare dei distinguo. Partiamo da Frida Karlsson. Io penso che i media del suo Paese l’abbiano caricata di troppe pressioni e lei abbia patito la situazione. È forte e si vede, però è anche tanto acerba. Ed è normalissimo che sia così, stiamo parlando di una ragazza di 20 anni! Ha tanta birra in corpo, ma deve imparare a correre e a gestire le emozioni. Si è visto nella 10 km in classico, è partita a strabomba e ha tirato delle cannonate nel corso della gara, ma alla fine ha pagato dazio. Ci sta, anche questo fa parte del percorso di crescita di un’atleta. Per quanto riguarda Stina Nilsson, penso abbia tutte le attenuanti del caso. Ha avuto un serio infortunio in autunno e lo ha sicuramente patito. L’ho vista lenta nei cambi di ritmo, macchinosa in salita. La condizione arriverà strada facendo e in quel momento tornerà la Nilsson che conosciamo. Invece Charlotte Kalla non mi è proprio piaciuta, neppure a skating. Mi sembra in ritardo di preparazione. Se mi consenti, vorrei aggiungere due parole sulle russe, perché anche loro non sono pervenute. D’accordo, hanno mezza squadra in maternità, ma Natalia Nepryaeva si è proprio persa nell’inseguimento dopo aver fatto una bella 10 km a tecnica classica. Si sono visti tutti i suoi limiti a skating”.
Chiudiamo con i tuoi pensieri sulle azzurre. Ti lascio a briglia sciolta.
“Allora mi metto a galoppare! Anche qui bisogna fare un distinguo. Perché la sprint è stata qualcosa di davvero particolare. In qualificazione le nostre ragazze avevano dei missili sotto i piedi e hanno fatto dei tempi clamorosi. Quando è così ti senti in cima all’albero di Natale. Però quando sono cominciate le batterie, ci sono stati i problemi di materiali che hanno affossato tutta la squadra. Una situazione del genere ti annientata psicologicamente, perché dalla cima dell’albero di Natale, dove c’è la stella, cadi secco sul pavimento! Parlo per esperienza personale, ci sono passato anche io. Dopodiché, nelle gare distance mi aspettavo oggettivamente di più. Passi per le giovani, che devono ancora prendere le misure con la Coppa del Mondo e hanno bisogno anche di queste esperienze per crescere, ma sulle veterane ho avuto l’impressione che fossero quasi intimidite dal contesto di gara. Sappiamo che le ragazze sono andate su in Finlandia per capire il loro stato di forma, probabilmente si sono trovate più indietro di quanto pensassero. Ci può stare, è capitato anche a Svezia e Russia, ma le nostre è come se si fossero bloccate. Si sono contratte, senza più riuscire a esprimere il potenziale che hanno in corpo. Io credo che basti veramente solo ritrovare un po’ di convinzione per alzare l’asticella. Sai cosa ti dico? Che durante l’inverno ho voglia di fare un bel reportage sulla squadra femminile italiana, perché secondo me c’è del buono che può emergere”.
Però, non male come idea. Ti dovremo chiamare “l’investigatore Valbusa”?
“Perché no? L’investigatore Valbusa mi piace, proprio perché andremo a fare un’inchiesta a puntate!”.
paone_francesco[at]yahoo.it
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Foto: Davide Glatz