Sci di fondo

‘L’ululato del Bubo’ con Fulvio Valbusa: “Per Pellegrino possibile un cambio di strategia. Tour de Ski? Occhio a Dario Cologna!”

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Con la tappa di Planica, dedicata alle sprint, è ufficialmente andata in archivio la prima parte della stagione di Coppa del Mondo.  Ci si avvicina, dunque, al primo highlight dell’inverno, ovvero il Tour de Ski.

La puntata odierna de “l’Ululato del Bubo” è dunque incentrata sia su quanto accaduto nel weekend, che su quanto potrà avvenire nella prova multi stage per antonomasia.

Bubo, partiamo dalle condizioni meteo, perché una gara di Coppa del Mondo sospesa per grandine io, sinceramente, non la ricordo.
“Eh sì, è proprio stato un weekend particolare. Però paradossalmente la neve della domenica ha creato più problemi rispetto alla pioggia del sabato, perché sotto l’acqua la pista era ben battuta e salata. In questo modo sono potuti emergere i veri valori in campo”.

Non a caso, nella sprint maschile la prima e la seconda posizione sono state occupate dagli atleti più quotati alla vigilia. Ti aspettavi, però, quest’ordine? Ovvero Chanavat davanti a Pellegrino?
“Senza Klæbo è chiaro che loro due sapevano bene di avere una grande chance per vincere. L’ha sfruttata al meglio Chanavat, il quale è in grandissima condizione. Lo si era visto anche a Davos. A Planica ha confermato il suo eccellente stato di forma riuscendo a imporsi nonostante Pellegrino sia salito di colpi. Chicco mi è piaciuto molto di più rispetto a settimana scorsa, l’ho visto gagliardo e reattivo come nelle sue giornate migliori. Però non è bastato per battere il francese, che al di là del suo attuale strapotere fisico, mi pare cresciuto rispetto allo scorso anno. Non dimentichiamoci come abbia 4 anni meno di Chicco e, di conseguenza, abbia per ovvie ragioni più margine di crescita”.

Allora Bubo, a questo punto ti faccio la domanda ufficialmente. Ne avevamo già parlato off the records settimana scorsa, ma alla luce di quanto avvenuto nel weekend, val la pena di affrontare l’argomento. La crescita di rendimento di Chanavat non può spingere Pellegrino a valutare un cambio di strategia? Mi riferisco alla scelta delle batterie e, di conseguenza, della semifinale.
“Sì, in ottica futura, dal punto di vista di Pellegrino, bisognerà prendere in considerazione l’ipotesi di cambiare parte del tabellone ed evitare di andare in quella alta, scelta generalmente dai più forti per avere più recupero tra la semifinale e la finale. Certo, così facendo si avrebbe un intervallo inferiore prima dell’atto decisivo, però optando per la quarta batteria e, di conseguenza, per la seconda semifinale, ci si andrebbe a confrontare con avversari molto più deboli. Abbiamo visto cos’è successo a Davos, dove scontrandosi con Klæbo e Chanavat (a cui si può aggiungere sempre un pericoloso terzo incomodo), Chicco è stato eliminato. Quindi,optando per la parte bassa del tabellone, è vero che si andrebbe a perdere qualcosa sui tempi di recupero, ma al tempo stesso si avrebbe la certezza di raggiungere la finale, evitando qualsiasi rischio in precedenza. D’altronde credo che il tanto lavoro svolto da Pellegrino in ottica prove distance si stia facendo sentire sul suo spunto veloce, che non è più quello dei tempi migliori. D’accordo, Chicco deve ancora raggiungere la condizione ottimale, però secondo me qualcosa sulla velocità pura è stato perso. Comunque, Pellegrino ha l’intelligenza per capire da solo la situazione, realizzando qual è il proprio stato di forma, e potrà valutare la situazione caso per caso”.

A Planica, però, casa Italia non è stata solo Pellegrino. Sulle nevi slovene abbiamo visto un paio di facce nuove presentarsi nei piani alti delle classifiche.
“I due giovanotti Stefan Zelger e Michael Hellweger sono sicuramente due note positive, perché hanno fatto vedere qualcosa di interessante. Merita tanti applausi soprattutto il secondo, perché non va dimenticato come non si appoggi ad alcun corpo militare e si sia preparato fuori squadra, in completa autonomia. Ha dimostrato gran forza su un tracciato, peraltro, tecnico e difficile. Davvero bravo, perché ci ha provato fino in fondo e concludere quindicesimo in questo contesto non è un risultato da poco. Visti i tempi che corrono, andrebbe coltivato al meglio affinché possa mettere a frutto tutte le proprie potenzialità”.

Passiamo al settore femminile. Svezia, come sempre, grande protagonista a Planica. Quali sono le tue considerazioni sull’altra metà del cielo?
“Senza nulla togliere a Jonna Sundling, per me la donna copertina del weekend resta Linn Svahn, che si è confermata ad altissimo livello. Ha avuto tanta sfortuna, soprattutto a causa dell’inesperienza. Non so se avrebbe vinto, ma di sicuro sarebbe salita sul podio. Al di là di questo, per me l’immagine della gara femminile di Planica è stata la sua faccia dopo il ruzzolone a 150 metri dal traguardo. Dentro i suoi occhi c’erano tutta la rabbia, la delusione e la volontà di rifarsi. Si vede dal suo sguardo che ha una voglia matta di arrivare. Magari tutte avessero il suo fuoco interiore e la sua fame agonistica! Lo spazio per fare bene c’è. D’altronde sabato è salita sul podio Julia Kern, venuta fuori dal nulla. Ecco, a me piacerebbe vedere la stessa cattiveria di Svahn anche nelle italiane. Non discuto il fatto che ognuna metta in campo tutte le proprie risorse, ma non noto la stessa furia sportiva. Comunque, in casa Italia qualcosa di nuovo s’è visto. La parentesi positiva è Alice Canclini, riuscita a qualificarsi per le batterie. Penso che si tratti di un risultato importante per renderla consapevole delle sue potenzialità. Nei quarti di finale è venuta fuori tutta la sua mancanza d’esperienza, ma questa si costruisce, appunto, qualificandosi e mettendosi al confronto con le migliori”.

Guardiamo ora al prossimo futuro. Incombe la XIV edizione del Tour de Ski. Chi è il favorito in campo maschile?
“Come sempre, il Tour de Ski lo vedo un po’ troppo condizionato dalle gare sprint. Questo, chiaramente, va a vantaggio di Johannes Høsflot Klæbo, che è quindi ovviamente il mio favorito. Peraltro il norvegese ha saltato Planica, dove avrebbe potuto incamerare 100 punti senza grossi patemi, proprio per prepararsi in vista del Tour”.

Quindi deduciamo che ci tiene parecchio?
“Deduciamo, soprattutto, che sa di dover essere al top per poterlo vincere. Durante un Tour de Ski i valori tendono ad appiattirsi, perché è una manifestazione massacrante”.

Chi saranno i suoi avversari più agguerriti? I soliti russi, oppure indichi qualche altro nome?
“Personalmente mi aspetto grandi cose da Dario Cologna. Secondo me si presenterà tirato a lucido e potrà mettere in campo tantissima esperienza. Per lui sarà fondamentale contenere i danni nelle sprint. Se dovesse riuscirci, allora potrebbe puntare a far saltare il banco. Magari è solo una sensazione, ma credo che la vecchia volpe svizzera stia preparando qualche sorpresa al giovane vichingo”.

Dunque ti aspetti una sfida, anche generazionale, tra Klæbo e Cologna. Il resto del mondo, invece, come lo vedi?
“Vedo un gruppone omogeneo pieno di ragazzi che vorranno far bene. Per restare in casa Norvegia attenzione a un atleta completo come Iversen, ma non dimenticherei neppure Røthe e Krüger. I russi Ustiugov e Bolshunov saranno pronti a dare battaglia, soprattutto il primo, che un Tour de Ski lo ha già vinto. Aggiunto che uno come Niskanen non va sottovalutato, perché zitto zitto potrebbe rompere le uova in parecchi panieri”.

Cosa possiamo aspettarci dagli azzurri?
“Guardando i risultati ottenuti tra Davos e Planica, io sinceramente sono pessimista. Spero di essere smentito, perché a inizio mese i tecnici hanno dichiarato di voler saltare Lillehammer proprio per preparare il filotto di gare che arriva al Tour de Ski. Quindi, è lecito aspettarsi una crescita. Chiaramente il nostro uomo di punta sarebbe Francesco de Fabiani, che però mi preoccupa. Qualcosa, nel suo motore, si è rotto. Non è da lui prendersi 10” nella qualificazione di una sprint e ritirarsi in una gara distance. No, il DeFa non c’è. Non so se sia una questione psicologica o fisica, ma di sicuro la sua macchina è inceppata. Personalmente credo si debbano fare delle valutazioni. Il Tour de Ski, se non sei in condizione, ti distrugge. Pertanto, alla luce della situazione attuale, io considererei l’ipotesi di non prendervi parte. Mi rendo conto che può essere un grande dispiacere, ma a volte bisogna saper fare delle rinunce dolorose. Sono stato atleta e so cosa significa. Proprio per questo sottolineo che non ha senso rischiare di compromettere l’intera stagione per voler partecipare a tutti i costi al Tour de Ski”.

Chiudiamo con il Tour de Ski femminile. La vincitrice è già scritta?
“Sembra proprio di sì, perché Therese Johaug è strafavoritissima! A meno di imprevisti, sarà lei a trionfare, soprattutto se dovesse riuscire a superare le qualificazioni delle sprint, come già successo in stagione. Dietro lo scricciolo atomico vedo invece una bella lotta. Le più accreditate per il podio sono sicuramente Heidi Weng, Jessie Diggins e Krista Pärmäkoski. Ci possiamo aggiungere anche Natalia Nepryaeva, ma solo se dovesse ritrovare lo smalto dei giorni migliori. Sinora l’ho vista un po’ troppo discontinua, ma non sarei sorpreso di ammirare una sua crescita repentina”.

Prospettive delle italiane? 
“Dovranno combattere, perché sarà dura. L’obiettivo è quello di chiudere nelle prime trenta posizioni. Se poi qualcuna dovesse addirittura spingersi nelle prime venti, allora ci sarà da stappare quello buono”.

PUNTATE PRECEDENTI
Puntata 1: Klæbo e Johaug fanno paura. Per l’Italia una partenza difficile illuminata da Pellegrino
Puntata 2: “Skiathlon e staffetta, così non va! Ecco le mie proposte per rilanciare questi format”
Puntata 3: “Davos, che disastro per gli azzurri! Valiamo più di così!”

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paone_francesco[at]yahoo.it

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Foto: Davide Glatz

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