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Mountain Bike, Gaia Tormena si racconta: “La bici? Un amore a prima vista. Non mi ritengo una stella, ma un puntino nell’universo”

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Da una parte la bellezza dell’adolescenza, della sua spensieratezza, e dall’altra il talento puro ed esplosivo di una ragazza valdostana che a soli 17 anni è riuscita a sconvolgere e al contempo ammaliare il mondo della Mountain Bike. Stiamo parlando di Gaia Tormena, la nuova reginetta dell’XC Eliminator che in un solo anno è riuscita ad aggiudicarsi la maglia di campionessa italiana, europea ma soprattutto mondiale; contando poi la vittoria finale della Coppa del Mondo 2019. Un risultato sorprendente e motivante per Gaia, una ragazza con le idee ben chiare, con la voglia matta di divertirsi in sella alla sua MTB. Ma al contempo c’è da parte sua la consapevolezza che la strada è ancora lunga e costantemente in salita. Il 2020 attende la sua ennesima conferma ai vertici mondiali.

Chi è Gaia Tormena? Parlaci della tua vita dentro e fuori il ciclismo.

“Gaia è una ragazza molto aperta, una chiaccherona alla quale piace stare in compagnia e ascoltare musica di qualsiasi genere. Ama stare all’aria aperta e soprattutto adora andare in bici. Per lei è il divertimento allo stato puro. Una salita con una bella discesa tecnica è il suo sfogo preferito”.

Come ti sei avvicinata al mondo delle due ruote?

“Da piccola ho provato tantissimi sport (danza classica e moderna, pattinaggio artistico, karate, arrampicata), ma gli sport che più mi piacevano erano la mountain bike e lo sci di fondo. La mia prima bici l’ho avuta a 4 anni e mezzo, ed è stato amore a prima vista. Sono stata la prima ciclista in famiglia e in pochi anni ho appassionato amici e parenti a questo sport. Ho iniziato quasi subito a fare le gare, mi piacevano un sacco!”

Questa è stata una stagione ricchissima di soddisfazioni. Sei diventata la nuova stella della MTB italiana ma anche internazionale. Un grande impegno alla tua giovane età.

“Esattamente, sono arrivate tutte insieme, e di punto in bianco mi sono trovata in un mondo che non mi apparteneva, travolta da emozioni mai provate prima. Non mi ritengo però ancora una stella. Diciamo che quest’anno dal nulla sono magari diventata un puntino nell’universo, ma per diventare una stella c’è bisogno ancora di tanto, tantissimo lavoro. Proprio per questo non ho grandi pressioni esterne. Sono consapevole che da un anno all’altro potrei migliorare come peggiorare. Credo sia anche per questo motivo che quest’anno sono riuscita a fare una bellissima stagione”.

La gioia più grande di questo 2019?

“Le gioie sono state tantissime. Quella che ricordo con più piacere, probabilmente, è la prima vittoria in Coppa del Mondo. Siamo andati a Villard-de-Lans soltanto io e mio papà con la nostra macchina. Il giorno della gara le altre ragazze avevano furgoni, gazebo, tecnici…mi sentivo un po’ fuori posto sui miei rulli sotto la tettoia. Era la mia prima prova a livello mondiale, ero dell’annata più giovane e gareggiavo con le Elite, con le professioniste. Trovarmi in semifinale mi aveva già emozionata parecchio. Voleva dire arrivare al massimo ottava. Arrivata alla finale non volevo crederci. Ho voluto comunque provarci fino alla fine, dare il mio massimo; e sono riuscita a vincere. Dopo la linea d’arrivo c’è stato un pianto di massa. Io piangevo, mio papà piangeva, un paio di signore vicino a noi piangevano; insomma, eravamo tutti emozionati”.

Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?

“Adesso voglio solo pensare ad allenarmi. So che le mie avversarie si stanno preparando a dovere per l’anno prossimo e io non voglio essere da meno. Una volta iniziata la stagione cercherò di ripartire senza troppe pretese e di conquistare qualche medaglia tra Eliminator e Cross-country”.

Che differenza trovi tra il movimento italiano e quello straniero della MTB?

“Quest’anno sono stata vicina al movimento internazionale dell’Eliminator e posso dire che in altri Paesi (soprattutto in Francia) è una disciplina molto valorizzata. I nostri vicini le dedicano anche un circuito nazionale abbinato alla Coupe de France. È scenica e porta tantissimo pubblico! In Italia non è ancora molto conosciuta, e sono felice di essere riuscita quest’anno ad allargare un pochino il numero di appassionati nel mio Paese. Credo che agli italiani potrebbe piacere questo format di gara, siamo dei super tifosi e il “casino” agli Eliminator è all’ordine del giorno”.

Si parla tanto di “multidisciplinarietà” nel ciclismo. Ti piacerebbe fare una carriera stile Mathieu Van der Poel?

“Fare una carriera come la sua credo che piacerebbe a tutti. Io però non credo di essere molto dotata per il ciclocross o per il ciclismo su strada. Di certo continuerò a gareggiare nell’Eliminator, nel Cross-country olimpico e nell’Enduro per un paio d’anni cercando di raggiungere i miei obiettivi in entrambe le discipline”.

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@lisa_guadagnini

Foto: UCI Mountain Bike

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