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Nuoto, Europei vasca corta 2019: Italia, partenza a razzo. Sei medaglie, show di Pilato e tante conferme

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Sei medaglie, tante storie. L’Europeo di Glasgow inizia nel modo migliore per l’Italia con un terzo dei podi conquistati a Netanya e Copenhagen, le edizioni più prolifiche per l’Italinuoto e tante di queste medaglie sono figlie della sofferenza.

La prima storia, quella più bella, è di una ragazzina che un anno fa esatto si affacciava in modo irruento nel mondo dei grandi, centrando il podio ai campionati italiani assoluti e adesso, 12 mesi più tardi, si trova sul tetto d’Europa con il record italiano, record del mondo juniores e settimo tempo all time al mondo nei 50 rana.

Una ragazzina di nome Benedetta Pilato che stavolta ha dovuto fare i conti con una pressione che ha creato più o meno involontariamente lei stessa a suon di risultati straordinari in un anno di ascesa continua. Ha dimostrato di saper dominare anche la tensione di un Europeo in cui gareggiava da favorita, di saper nuotare in modo sopraffino anche nella vasca corta dove il ritmo indiavolato della sua bracciata non dovrebbe fare la differenza e invece la fa, eccome.

Una ragazzina che ha già imparato a convivere con lo stress della vita moderna che impone di essere sotto esame sempre, soprattutto se raggiungi il massimo: vinci nei 50, gioisci, piangi, canti l’inno, racconti l’impresa e tutti, dai tifosi che impazzano sui social a chi questa storia la deve raccontare, sono lì a chiederti dei 100 che è specialità olimpica. Respira, goditi questa impresa, Benedetta: per i 100 c’è tempo e se non sarà Tokyo sarà Parigi ma sarà sicuramente.

Martina Carraro sembrava destinata ad una seconda parte di carriera senza particolari acuti, lei che enfant prodige lo è stata eccome, 10 anni fa ai Mondiali di Roma, convocata appena 15enne e poi mai esplosa veramente fino a un anno fa quando, dopo un lavoro specifico a fianco del fidanzato Fabio Scozzoli, arrivó il bronzo mondiale in Cina in vasca corta sui 50. Exploit sporadico? Niente affatto: il suo 2019 è stato straordinario, costellato di record personali e italiani, di medaglie pesantissime come quella iridata a Gwangju sui 100 e adesso anche del primo argento europeo in vasca corta.

La sua è la dimostrazione che non bisogna abbattersi anche quando tutto sembra andare storto o comunque non si riesce a crescere in termini di prestazioni. Vanno cercate le soluzioni, provate tutte, anche quelle meno comode come lasciare un posto dove ti trovi bene, come era Bologna per Martina Carraro. In più la genovese di stanza a Imola ha svelato che il suo 2019 non è stato tutto rose e fiori come sembra da fuori. A festeggiare con lei non c’era come sempre il papà, al suo fianco come è giusto che sia soprattutto quando le cose non andavano bene: è dovuto restare a casa per un problema fisico che, si spera, è in via di risoluzione ma la preoccupazione deve essere stata grande e il pianto liberatorio, subito cancellato dal solito sorriso raggiante, ne è la conferma.

Dalla sofferenza, ma sarebbe meglio dire confusione, alla gioia del podio il passo è breve anche per Ilaria Cusinato che risponde con un bronzo europeo a chi la aveva già considerata finita a 20 anni. Ilaria è una persona troppo intelligente e sensibile per mandare a quel paese pubblicamente chi l’ha già etichettata come “talento sprecato”: fa parlare i risultati, per ora, e la realtà è che per metà gara dei 400 è lì a giocarsela con Katinka Hosszu e alla fine, con la rimonta di Jakabos, chiude terza e, da due anni a questa parte, non scende dal podio continentale nei misti.

Lo sa bene di aver combinato “casini” come li definisce lei, di aver bisogno come il pane di una situazione stabile, dopo l’addio a Ostia e la “breve storia triste” con Shane Tusup, finita più o meno quando era appena iniziata. È tornata in pianta stabile nel suo Veneto e adesso si allena con Moreno Daga con cui sembra andare d’amore e d’accordo, visti i risultati. Non scende a compromessi, Ilaria ed è ancora tanto giovane che con il nuoto può prendersi tante soddisfazioni, ammesso che una delle sue molteplici attività non prenda il sopravvento ma al momento non esiste questo pericolo.

Fabio Scozzoli dalla sofferenza e dal quasi oblio ci è passato eccome ed è per questo che, a 31 anni, riesce a sentire anche il gusto di un bronzo europeo che, magari a casa di un altro, sarebbe finito nello scaffale meno in vista fra i 27 allori internazionali conquistati in carriera.
Invece questo podio ha un suo perché, anche se “doveva essere di più”, “il record europeo è volato in Russia”, “Morozov due settimane fa era dietro”, ecc. ecc.

Scozzoli ha imparato ad essere fatalista e ad accettare tutto quello che arriva con il sorriso sulle labbra perché sta facendo la cosa che ama di più al mondo: nuotare e lo sta facendo ad altissimo livello ad una età in cui altri suoi avversari fanno altro già da tempo. Lui invece avrà passato la serata e forse anche un po’ di notte a controllare al video cosa non ha funzionato in virata e in subacquea dove ha perso quei centesimi che gli avrebbero probabilmente permesso di scalare su di un gradino sul podio, non di due, non ieri.

Gabriele Detti, invece, il sorriso sul volto non ce l’ha e i motivi ci sono tutti. L’impressione è che l’infortunio alla spalla che gli fece saltare Europeo in corta e Europeo in lunga a Glasgow, qualche segno nel fisico e nella mente del livornese lo abbia lasciato.

Ieri c’erano le condizioni per una bella gara: l’amico Rapsys, si sapeva, era difficile anche da avvicinare e Detti ci ha pure provato ad avvicinarlo pagando duramente sulla sua pelle dazio nel finale quando non aveva più le forze per difendere la seconda posizione e per far segnare un tempo all’altezza della sua fama. Ancora una volta, come a Gwangju, esce dalla vasca con tanti rimpianti ma chi è campione vero riparte di slancio anche dopo prestazioni deludenti e da oggi Detti torna a flirtare con i 1500 che gli regalarono le prime soddisfazioni della carriera, vedremo con quali risultati in attesa di Riccione e del biglietto per Tokyo.

Dalla staffetta, infine, arrivano altre quattro storie che hanno in comune fra loro la sofferenza di chi rischia di uscire dal giro che conta del nuoto mondiale ma poi sa riprendersi al momento giusto e torna a sperare nel futuro in vasca.

È il caso di Alessandro Miressi che doveva respirare l’atmosfera di Glasgow per lasciarsi alle spalle un 2019 da dimenticare e iniziare a guardare avanti. Il campione europeo in carica in vasca lunga fa segnare il miglior tempo in staffetta sui 50, una specialità che non ama, in vasca corta, che non ama. Il bronzo di Glasgow per lui ha una funzione rigeneratrice: si riparte da qui, ci si lascia alle spalle malanni e risultati insoddisfacenti e via verso nuove avventure, a partire da quella olimpica.

Giovanni Izzo si mette nei guai da solo piazzandosi a fianco di Miressi, che è il doppio di lui, in foto. Ex campione europeo juniores, ex vice campione del mondo juniores con un tempo di altissimo spessore, il bolognese dell’Imolanuoto sembrava essersi perso nei meandri di un viaggio studio-sport negli States e nel nuoto dei grandi dove il fisico e pure l’altezza contano. E invece, nel suo piccolo, Giovanni Izzo ha conquistato la convocazione a Glasgow all’ultimo giorno utile, ha conquistato il posto da titolare in finale grazie ad una buona batteria del mattino e infine ha conquistato la sua prima medaglia assoluta europea: il bronzo della staffetta. Se non è rinascita questa…

A proposito di rinascita Marco Orsi è uno che potrebbe tenere simposi su questo argomento. Il bolognese sembrava lanciatissimo quattro anni fa verso una seconda parte di carriera all’insegna della maturità e di uno sfruttamento soddisfacente delle qualità fisiche che si ritrova. Invece dalla preparazione di Rio in poi ci sono stati solo problemi, fisici soprattutto ma anche tecnici, e di conseguenza anche psicologici, per Marco Orsi che si è sempre aggrappato alla vasca corta, il suo pane quotidiano, per lenire le delusioni della lunga. Per l’ottavo anno consecutivo Orsi sale su un podio, Mondiale o Europeo, in vasca corta: la zampata arriva sempre per dire che non è finita qua. Finché c’è corta c’è speranza.

E del re squalo Federico Bocchia che si può dire? Il prospetto più trash del nuoto azzurro, il tronista solo apparentemente rin-tronato ha sfoderato la zampata che potrebbe essere solo la prima del suo Europeo.  Sembrava che il suo percorso, a 32 anni, fosse al capolinea e invece Federico Bocchia, tra uno show a fine gara e l’altro, è stato capace di migliorarsi a Genova e di mettersi a disposizione della squadra a Glasgow, con un lancio di qualità che ha dato il via alla cavalcata di bronzo. Non vuole smettere di gioire smodatamente, come al termine di un incontro di Wrestling, lo squalo nazionale e finché c’è lui il romanticismo nel nuoto è garantito, quindi lunga vita al King Shark, per dirla alla scozzese!



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