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Rugby, il 2020 dell’Italia: parola d’ordine, interrompere la striscia di sconfitte al Sei Nazioni

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Mancano poche ore alla fine dell’anno e all’inizio del 2020, un anno fondamentale per il rugby italiano. Archiviata la Rugby World Cup in Giappone, salutato Conor O’Shea che si è dimesso da CT della Nazionale, aspettando le elezioni federali che potrebbero ridisegnare la stanza dei bottoni del rugby del Belpaese, la prima svolta per l’Italrugby dev’essere quella di tornare a vincere. E non contro le cenerentole mondiali, come Russia, Namibia o Canada, ma contro le storiche rivali del Sei Nazioni.

L’Italia arriva al 2020 con un CT pro tempore, Franco Smith, che però potrebbe anche restare dopo il 6 Nazioni, dovesse convincere e – soprattutto – dovesse dimostrarsi difficile trovare alternative, con le piste neozelandesi che sembrano essersi raffreddate ultimamente. Il tecnico sudafricano ha sicuramente poco tempo a disposizione, ma dovrà sfruttarlo al meglio per ricostruire una squadra che nell’ultimo periodo ha dimostrato di avere pochi piani B e di avere grosse difficoltà quando l’avversario alza il ritmo.

La parola d’ordine, dunque, è interrompere la striscia di sconfitte al Sei Nazioni, torneo dove l’Italia non vince una partita dal lontano 2015. Mai un successo nella gestione O’Shea, un record negativo che non può continuare. E l’anno dopo i Mondiali è l’anno migliore per tentare un colpaccio. Perché tutte le nazionali si rinnovano, perché molti tecnici sono all’esordio, perché c’è un ringiovanimento della rosa e perché tutte le squadre arrivano già col fiato corto dopo i pesanti impegni in Giappone. Ma cosa può fare Franco Smith per invertire il trend?

Sicuramente il primo passo è quello di far ritrovare un’identità di gioco all’Italia. E’ vero che gli azzurri non hanno più i Castrogiovanni e i Perugini del passato, ma ritrovare una mischia dominante è un must per una squadra come l’Italia. E per farlo, è brutto dirlo, bisogna smettere con il romanticismo. Grandissimi campioni come Ghiraldini, Zanni e Parisse hanno dato il loro contributo enorme nell’ultimo ventennio, ma oggi bisogna trovare alternative che reggano gli 80 minuti in campo.

Altro limite azzurro è la mediana. Qui le prime scelte sono sicuramente Marcello Violi (che però deve ritrovare il ritmo gara dopo il lungo infortunio) e Tommaso Allan. Ma sono le alternative che mancano e Franco Smith – che apertura ha giocato per anni – forse dovrebbe avere il coraggio di puntare su nomi giovani cui dare fiducia fin da subito. Nella trequarti, infine, imprescindibili sono sicuramente Matteo Minozzi, Michele Campagnaro e Luca Morisi, con Mattia Bellini metaman da confermare. Le opzioni sono varie, magari senza stravolgere i ruoli naturali in nome di una intercambiabilità che in passato non ha portato risultati. Nel 2020, poi, dovrebbero diventare convocabili anche Ignacio Brex (già da questo Sei Nazioni) e Monty Ioane, due innesti di assoluto valore per aiutare Franco Smith a far ritrovare il successo all’Italrugby.

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Foto: Ettore Griffoni – LPS

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