Sci Alpino
Sci alpino, il venerdì nero di Dominik Paris: perché la sfortuna ha bersagliato il campione azzurro
Dominik Paris e la Saslong. Un rapporto di odio-amore che continua a non voler decollare. Il carabiniere di Merano rischia davvero di confermare il famoso modo di dire “Nessuno è profeta il patria”, essendo nato a pochissimi chilometri dalla celebre pista che proprio non gli riesce a regalare una gioia. Lasciamo da parte le questioni bibliche che avvolgono tale locuzione latina e concentriamoci sul pendio altoatesino e il nostro fuoriclasse.
In tanti anni di partecipazione sulla pista di Santa Cristina in Valgardena, Dominik Paris non è andato oltre due podi: il 19 dicembre 2014 in discesa alle spalle dello statunitense Steven Nyman e Kjetil Jansrud, quindi il giorno dopo fu secondo nel supergigante vinto dallo stesso norvegese, con l’austriaco Hannes Reichelt terzo. Un bottino davvero magro per un campione della levatura del classe 1989 che altrove, Bormio o Kitzbuhel, per esempio, sta riscrivendo il libro dei record.
Dopo il soffertissimo SuperG di oggi, il nostro alfiere ha sostanzialmente fatto “spallucce” archiviando la gara nella casella di quelle “sfortunate” come spesso gli accade sulla Saslong. Per quanto visto oggi, effettivamente, non si può che dare ragione al nativo di Merano che, per colpe non sue, ha dovuto rinunciare ad un podio sicuro e ad una vittoria che non sarebbe stata affatto impossibile. Per quale motivo stiamo ragionando in questo modo? Andiamo a spiegarlo con ordine.
In primo luogo che la prova odierna fosse nata sotto una pessima stella lo si era capito già a pochi minuti dal via. Il primo atleta, infatti, sarebbe dovuto scendere alle ore 11.45 ma, come ampiamente previsto, il meteo aveva già iniziato a fare le bizze. Si prevedevano temperature elevate (e infatti si è gareggiato a 4°) nebbia e rischio di neve. La foschia, proprio in quel momento, è divenuta la grande protagonista del panorama. Gli organizzatori non potevano non saperlo, e non avere anticipato il via del SuperG di almeno un’ora è stato il peccato originale, sempre per rimanere in ambito religioso.
Al via ufficiale ci si è arrivati con 6 minuti di ritardo, ma il secondo stop era dietro l’angolo. Dopo soli 4 atleti, infatti, la direzione gara ha imposto il primo break. La nebbia rendeva impossibile un regolare svolgimento nella parte mediana della pista che, va detto, aveva una tracciatura davvero pedissequa. E chi era al cancelletto con il pettorale numero 5? Proprio Dominik Paris. I minuti passavano, la foschia non voleva saperne di schiodarsi dal tracciato, e il nostro campione non poteva fare altro che attendere.
Dopo oltre 30 minuti è stato dato il nuovo via libera alla competizione (e non ci sembra il caso di proseguire nel racconto dello stillicidio dei successivi stop, rinvii e posticipi della decisione finale di porre fine a quello spettacolo vergognoso) con lo stesso altoatesino che ha dovuto aprire il cancelletto. Suo malgrado in quel momento non era più possibile fare miracoli. La pausa forzata ovviamente aveva inciso sia sul fisico sia sulla mente di Paris, ma anche la pista aveva subito delle conseguenze.
La neve caduta, soprattutto nella parte alta, aveva ormai formato una patina che non permetteva di ritrovare alte velocità sin da subito. L’azzurro, proprio tra Sochers e Gobbe del Cammello, ha lasciato sul pendio 30 centesimi, quindi divenuti 34, che sono divenuti un fardello non da poco per i suoi sogni di gloria. Grazie alla sua qualità è stato in grado di recuperare quasi tutto il gap nei confronti di Mauro Caviezel, ma un solo centesimo l’ha relegato in quella che sarebbe divenuta la quinta posizione a 36 da Vincent Kriechmayr che oggi, va detto, era sembrato imbattibile.
Le chance di podio, tuttavia, erano concrete, dato che in terza posizione si è piazzato Thomas Dressen a soli 14 centesimi da Paris, con Kletil Jansrud secondo a 31. Una vera e propria beffa, quindi, per il vincitore della Coppa di specialità della scorsa annata che, a questo punto, vorrà fare di tutto per spezzare il tabù della Saslong. Domani avrà la grande occasione in discesa. Ce la farà? Il primo a chiederselo è proprio lui, per essere, per una volta, e finalmente, “Profeta in patria”.
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alessandro.passanti@oasport.it
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Foto: Lapresse