Sci Alpino
Sci alpino, ‘Slalom Parallelo’ Varettoni-Alfieri: “Concorrenza interna, in allenamento è un toccasana. Tra i maschi si vincerà la Coppa con un punteggio basso. Parallelo, la strada è quella giusta”
Il Circo Bianco è tornato in Europa per affrontare tappe in difficili condizioni atmosferiche tra Val d’Isere (uomini) e St. Moritz (meno, donne). L‘Italia femminile continua a macinare successi e podi, non è da meno quella maschile che ha ritrovato Stefano Gross tra i primi tre in slalom. E’ sfida apertissima per la classifica generale maschile e per il 2° e 3° posto in quella femminile. Oggi per noi è tempo di settima puntata della rubrica “Slalom parallelo”, sorta di botta e risposta tra Silvano Varettoni e Camilla Alfieri sulle stesse domande (ma senza conoscere l’uno le risposte dell’altra), con tanti argomenti interessanti da affrontare.
Partiamo dalle ragazze italiane: mai viste due doppiette sul podio in una singola stagione. Oltretutto, sembrano non aver nessun timore quest’anno: tutte ‘buttano giù le punte’ e vada come vada. La concorrenza interna aiuta?
Silvano Varettoni: “Mi impressiona il numero di atlete diverse già salite sul podio, ciòè cinque. Il record è sette, nella stagione 2016-2017 (Brignone, Goggia, Elena e Irene Cartoni, Moelgg, Schnarf, Bassino), ma siamo solo all’inizio. La concorrenza è stimolante soprattutto in allenamento. Basta guardare i norvegesi: prima c’era solo Svindal, poi sono arrivati Jansrud, Kilde e via via gli altri. Personalmente, mi ricordo che era molto utile allenarsi con Innehofer, Paris, Heel che nel momento in cui gareggiavo io era ancora al top, Peter Fill che vinceva, un Matteo Marsaglia che andava forte in superG. E’ sempre il solito discorso: alla fine sai che se vai forte in allenamento, se batti i tuoi compagni durante il training e ripeti poi l’impresa in gara, puoi vincere perché loro sono al top. Mentalmente è un grande aiuto. E’ vero che in questo momento le ragazze azzurre si buttano senza paura, ma perché sono in forma e in fiducia e allora viene tutto più facile, anche rischiare. Ti senti forte, sai che puoi riuscirci, scatta qualcosa nella testa”
Camilla Alfieri: “Due doppiette rappresentano un risultato super, di livello veramente altissimo. Sicuramente quest’anno le ragazze hanno un atteggiamento incredibile, è vero: vanno sempre a tutta, prendendosi anche un po’ di rischi. Sì, la concorrenza aiuta solo in allenamento, ma se sai durante i training che stai davanti a quell’avversaria particolare o a quella compagna forte, poi ti puoi gasare anche per la gara. Qualcosa ti dà, insomma. Sottolineerei, e non poco, quanto ripetuto da Gianluca Rulfi: quest’anno molte atlete sono sane, si sono potute allenare bene, senza infortuni, ed è un aspetto che conta. Ecco, diciamo che in questo momento si sono verificate una serie di situazioni tutte positive: niente infortuni almeno per le big in Coppa, coraggio, risultati, classe. A volte non sai neanche spiegare il perché di un momento così felice, magari hai fatto esattamente quello che avevi fatto un anno prima… A volte va così. Credo che il merito delle ragazze o degli allenatori sia quello di aver creato un ambiente sereno e stimolante”.
Restiamo alle donne. Sarà grande sfida in classifica generale, ma per… il secondo posto!
V: “Inevitabile. Anche se magari Shiffrin non vincerà come lo scorso anno, cioè 17 gare. E’ probabile. Sicuramente Federica Brignone, se continua così, può lottare per il secondo posto della generale. Ma con lei ci sono Goggia, una Rebensburg che arriverà anche in gigante, Vlhova che non è ancora quella dello scorso anno quando lottava con Shiffrin in slalom e la batteva tra le porte larghe, e via dicendo. Le azzurre potrebbero anche stabilire il primato di punti e ritrovarsi poi… solo seconde in classifica generale. ‘Solo’, si fa per dire ovviamente. Il fatto è che Shiffrin non solo è la più forte, ma anche la più giovane del lotto, con Vlhova. Bisogna accettare questa situazione, come hanno fatto per anni Pinturault e Kristoffersen a livello maschile. Ci sono le coppette: quelle si possono vincere”.
A: “Brignone sta dimostrando di avere una super costanza e di poter andare a punti in tante discipline: sono convinta che anche su discese più tecniche, come capitato già in passato, possa dire la sua. Goggia sta andando forte e pian piano sta riprendendo il suo ritmo. Rebensburg è quella più altalenante, lo si è visto anche a St. Moritz, Vlhova non è ancora a posto fisicamente nonostante la vittoria in parallelo. Se devo fare un pronostico per il secondo posto, soprattutto pensando al progetto che c’è dietro, dico Vlhova, come lo scorso anno, ma naturalmente ben venga una ‘sorpresa’ italiana. Anche da noi c’è una progettazione molto precisa”.
Qualcuno, invece, ha parlato di vera e propria ‘tonnara’ a livello maschile. A oggi, sono in sei per la Coppa. Però…
V: “Però è troppo presto. Una considerazione in ogni caso possiamo già farla: potrebbe essere una di quelle annate in cui si vince la classifica generale con poco più di 1000 punti o comunque non con punteggi storici. L’equilibrio regna sovrano e basta guardare allo slalom: due gare, sei podi con sei atleti diversi. L’inizio di stagione di Alexis è difficile da spiegare: o irresistibile o in crisi. A Levi, senza errori, non si qualifica per la seconda manche in slalom; in Val d’Isere domina la stessa gara, pur su un pendio diverso logicamente. Anche Kristoffersen va a corrente alternata: in Francia cade, si salva, poi rimonta fino alla 4a posizione. Secondo me saranno ancora tutti vicini in classifica fino a metà febbraio, poi scapperanno via i soliti due. Io non ho cambiato idea: sarà sfida Pinturault-Kristoffersen“.
A: “Però… è curioso vedere un Pinturault che a Levi nemmeno si qualifica mentre qua arriva a fari spenti e… massacra tutti in slalom. Chiaro, giocava in casa, nella ‘sua’ Savoia, su una pista amata e perfetta per lui, ma è chiaro che in determinati momenti fa pensare a un dominio, anche in qualsiasi disciplina, e in altri no. C’è un livello altissimo, si sentono tutti forti e tutti in grado di potersela giocare fino alla fine. L’assenza di Hirscher per molti è una perdita e certamente lo è, ma stanno venendo fuori anche tanti giovani interessanti”.
Restiamo ai maschi e trasferiamoci in casa Italia: Gross è tornato sul podio e tramite i social ha ringraziato Jaquest Theolier, tornato al capezzale azzurro. Ma quanto conta veramente un allenatore?
V: “Per me conta e anche tanto. Poi certo, devi star bene fisicamente, essere in fiducia ecc. ecc. Però l’allenatore può essere anche quel bravo… psicologo che dice anche solo 2-3 cose, ma nella maniera giusta e al momento giusto. Rulfi, Ghidoni, Ghezze sono eccezionali in questo. A maggior ragione se si tratta di allenare ragazze, con le quali probabilmente serve una delicatezza ancora maggiore. Se arrivi a fidarti ciecamente del tuo allenatore è tutto più facile. Chiaro, vista dalla parte dell’allenatore, devi avere anche atleti forti. Prendiamo Serra lo scorso anno: gli atleti si fidavano di lui, ma non ha potuto fare miracoli. Theolier, allenatore dello slalom, è sempre stato bravo a lavorare sulla tecnica. Durante il suo primo ciclo con l’Italia aveva tanti talenti, c’era ancora Rocca, Moelgg al top, Razzoli che vinceva. Adesso comunque gli slalomisti sono tornati a sciare bene, almeno questa è la mia impressione. Poi nell’ultima gara Razzoli ha voluto arrivare e idem Tonetti, che era la prima qualificazione quest’anno. Vinatzer è uscito, ma stava andando forte. Ribadisco, l’allenatore può darti quel qualcosa in più che fa la differenza, soprattutto a livello mentale. Noi in Italia proprio non possiamo lamentarci dei nostri tecnici, non è un caso se poi tantissimi vanno a fare fortuna all’estero, guadagnando di più: perché sono bravi, hanno un metodo che funziona. Però la bacchetta magica non ce l’ha nessuno. Servono comunque i talenti. Sugli altri atleti meno lamentosi, beh puoi comunque lavorare per portarli magari anche una sola volta sul podio. Pensiamo a Tommy Ford, che ha vinto a Beaver Creek in gigante: non è un fenomeno. Azzeccando la gara perfetta, può uscir fuori il numero. Ma questo lo possono fare anche i nostri. Per esempio De Aliprandini in Badia, fra poco. Lì mi aspetto almeno un ingresso nei primi 5, per lui”.
A: “Diciamo che se un allenatore ha la capacità di trasmettere sicurezza e tranquillità a un atleta o agli atleti, diventa fondamentale. Per cui sicuramente ci sono atleti che si trovano meglio con determinati allenatori. Stranieri o meno non ha molta importanza, ci vuole più che altro l’allenatore giusto nella squadra giusta. Ci sono tecnici che in un certo team rendono e altri che non riescono a dare quello che dovrebbero dare. Mi viene in mente Livio Magoni, che in Italia ha fatto fatica, mentre tutte le volte che si è trovato un team privato da gestire o in cui lavorare, ha sempre fatto la differenza. Ci sono allenatori e allenatori, come in qualunque realtà. Sicuramente l‘Italia ne ha tanti, alcuni lavorano all’estero, interessanti, bravi, con delle squadre che crescono bene, vedi la Svizzera maschile”.
Il parallelo sembra aver trovato la sua dimensione con la start list, nuove regole chiare e sempre uguali almeno per questa stagione. Pensieri?
V: “A St. Moritz è stato spettacolare, come lo è in Badia per i maschi. Intanto, il nuovo regolamento dà la possibilità a tutti di qualificarsi o di fare un bel risultato, pensiamo a Tkachenko o Gritsch, addirittura sul podio, ieri. Il format così com’è adesso va benissimo. Doppia manche per qualificarsi, secca dagli ottavi in avanti, come piace di più al pubblico. Unica cosa che aggiungerei, visto che sulla manche singola conta anche il tracciato, darei la possibilità a chi ha fatto meglio nelle qualificazioni di scegliersi il tracciato, o blu o rosso, anche se va detto che a St. Moritz ieri non s’è vista nessuna differenza, per una volta. La manche secca è bella perché rende il parallelo un po’ come il superG: senza prova, one shot, bisogna andare forte subito, al primo tentativo. E’ bello anche così. E l’Italia sta crescendo, si è visto domenica in Svizzera con Bassino, Brignone. Un bene per il Team Event, dove diventeremo più forti: si sono allenati e i risultati sono sotto gli occhi di tutti“.
A: “A me è sembrata interessante questa nuova formula. E per la prima volta ho notato che le atlete ne hanno parlato a lungo sui social e soprattutto in termini entusiastici, per cui è qualcosa che piace. E’ chiaro che ti tiene impegnato un bel po’, dal mattino al pomeriggio, e continui ad andare su e giù centomila volte dal pendio… Non so se sia la volta buona o meno per sfondare. Certi pendii con certe tracciature aiutano di più lo spettacolo, altri meno. Servirebbe un capitolo a parte anche qui. Ben venga che ci sia la volontà di fare qualcosa di diverso. L’importante è non andare a snaturare le caratteristiche vere dello sci, quindi certi aspetti non devono essere mai trascurati”.
LE PUNTATE PRECEDENTI
Prima puntata: il pre-Coppa del Mondo
Seconda puntata: l’analisi post-Soelden
Terza puntata: l’avvicinamento a Levi
Quarta puntata: il commento ai primi slalom stagionali
Quinta puntata: le prime gare in America
Sesta puntata: il bilancio dopo la trasferta nordamericana
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gianmario.bonzi@gmail.com
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