Sci Alpino
Sci alpino, ‘Slalom Parallelo’ Varettoni-Alfieri: “Maschi, spettacolo divertente. Shiffrin, quali sono i veri obiettivi? Delago, che talento! Un bene per tutto il movimento, perché…”
Si è conclusa, per uomini e donne, la trasferta nordamericana di Coppa del Mondo 2019-2020, tra Killington&Lake Louise (donne) e Lake Louise&Beaver Creek (uomini). Trasferta che ha confermato l’equilibrio assoluto in campo maschile, forse allargando persino la rosa dei pretendenti alla sfera di cristallo generale, e mandato già in fuga Mikaela Shiffrin, tra le donne, Shiffrin che però si è imposta, per ora, solo in slalom, anche se è l’unica atleta (maschi compresi) ad aver già vinto in due occasioni. Oggi per noi è tempo di sesta puntata della rubrica “Slalom parallelo”, sorta di botta e risposta tra Silvano Varettoni e Camilla Alfieri sulle stesse domande (ma senza conoscere l’uno le risposte dell’altra), con tanti argomenti interessanti da affrontare.
Quattordici gare disputate finora tra uomini e donne nella Coppa del Mondo di sci 2019-2020, si contano ben 13 vincitori diversi. Tendenza interessante, spiegabile solo in parte con i ritiri di Vonn, Hirscher, Svindal e Neureuther?
Silvano Varettoni: “Intanto, sottolineiamo il fatto che tanti vincitori nuovi e tante prime volte in assoluto ci stanno regalando uno spettacolo diverso, più vario. Così è assolutamente divertente e attenzione, non vuol dire necessariamente che il livello si sia abbassato. Anzi. Io penso esattamente il contrario: molti atleti sono migliorati e quindi reputo il livello più alto, soprattutto al maschile. Logico, manca Hirscher, il fuoriclasse assoluto che ti vinceva 13-14 gare all’anno e ti ‘ammazzava’ la stagione, anche se in realtà lo scorso anno ha fatto fatica anche lui, ha dovuto rimontare in parecchie occasioni e alla fine era giustamente stanco e scarico. Tornando ai giorni nostri, in velocità regna l’equilibrio: 4 gare, 4 vincitori diversi. Rallenti un attimo, commetti un minimo errore, ti ritrovi in fondo alla classifica”.
Camilla Alfieri: “Molto divertente e sintomo di un livello, soprattutto nei maschi, mediamente alto, se non altissimo. Per una volta ti butto io lì una domanda: ‘Non è che il ritiro di Hirscher, in una situazione in cui fino a un anno fa si partiva con la consapevolezza di arrivare secondi, abbia… dato libero sfogo a chi aveva talento, ma in qualche modo pativa un po’ la sua presenza’? Uno spunto di riflessione. In ogni caso, questo equilibrio dimostra che davvero ci troviamo di fronte a una situazione interessante, ricca di atleti forti, soprattutto tra i maschi”.
Lake Louise, prime gare femminili in velocità. Impressioni? Ledecka vince perché è un fenomeno o anche perché trova condizioni particolari, in contesti particolari?
V: “Inizio col dire che lei ha per forza qualcosa in più, altrimenti non arrivi nemmeno a pensare di poter gareggiare in sport così diversi. E vincere persino, al cospetto di atlete che si allenano 365 giorni all’anno in una singola disciplina. Detto questo, il livello femminile non è quello maschile: tolte 3-4 atlete top, cambiano le situazioni. Soprattutto, se quelle 3-4 atlete sbagliano o non riescono a essere performanti al meglio, a maggior ragione su piste già abbastanza facili, dove principalmente bisogna far scorrere lo sci, ecco che Ledecka può essere lì davanti. Il superG, invece, è stato bello, particolare un po’ diverso dal solito, e ha mostrato anche tanti errori sulla porta che decideva la gara, nel passaggio tra Fish-net e Fall Away. Lì bisognava usare anche la tattica, prendere un pochino di spazio in entrata per poi uscire più alti di linea per tutto il piatto finale, pianeggiante: cosa che hanno fatto benissimo, per esempio, Brignone, Marsaglia, Delago, mentre molte altre ragazze, anche top, hanno sbagliato e incredibilmente allo stesso modo. Rebensburg ha sciato benissimo e soprattutto lo ha fatto in tutte e tre le gare veloci. Nel complesso, è stata la migliore a Lake Louise, non solo per la vittoria in superG. Sembra strano vederla primeggiare su quella pista, lei, così tecnica, ma la realtà è che… è un fenomeno!”.
A: “Non saprei dire se Ledecka sia un fenomeno o meno. Certo, la capacità di passare da una disciplina all’altra e rimanere vincenti è una caratteristica che appartiene a poche elette, a prescindere dal livello che ci può essere. Solo per questo, non possiamo non parlare di un’atleta incredibile, fuori dagli schemi. Sicuramente, andando avanti nella stagione, sono convinta che tante situazioni torneranno alla normalità, i livelli andranno al loro posto, nel senso che comunque, per dire, è plausibile che la Weirather non sia quella vista a Lake Louise, che la Stuhec “rientri” nel suo ‘trip’ ecc. ecc.. Almeno questo è il mio pensiero. Secondo me è tutto ancora da vedere, nel dettaglio: le gare canadesi tra le donne portano spesso ad analisi e spunti da prendere e mettere lì, per carità, ma con altri invece da osservare… tramite più distacco. Schmidhofer si sta dimostrando grandissima, una signora velocista, non sbaglia un colpo. Ha fatto un salto di qualità enorme. Personalmente, sono contenta per Rebensburg, atleta che stimo a ogni livello, soprattutto dopo che in gigante era apparsa un po’ in difficoltà. Ribadisco, sulla velocità sarà necessario attendere ancora lo sviluppo delle prossime 2-3 gare, non è detto che i valori di Lake Louise verranno confermati in toto”.
Beaver Creek ha cambiato i vostri pensieri sulla sfida per la Coppa del Mondo generale maschile?
V: “Per Dominik Paris era logico fosse difficile rimanere sul podio a ogni gara, non perché non ne abbia le capacità, anzi, ma perché è proprio un’impresa ardua, gli avversari sono tanti e forti. E nessuno ha fatto podio a ogni gara, finora. Va detto che Beaver Creek ‘Domme’ non l’ha mai digerita particolarmente, oltretutto il superG è stato tracciato per favorire più i gigantisti, lui ha fatto un po’ di fatica, e tra l’altro si partiva più in basso. Era molto facile. Ecco, una considerazione va fatta, viste le sue caratteristiche: Domme patisce un po’ quando si va piano; ha bisogno di velocità, allora cambiano tante cose. In ogni caso, lo scorso anno ha ‘buttato’ un paio di gare, eppure la Coppa di specialità l’ha vinta lo stesso, in superG. Va sottolineato il rendimento di Feuz in discesa, pazzesco: non esce mai dal podio. Mai, mai, su tutte le piste. Impressionante. Sì, la sfida per la Coppa sembra più aperta in quanto Pinturault ha letteralmente gettato alle ortiche due gare, mentre Kristoffersen in una non è andato bene, per nulla. Dobbiamo però aspettare dopo Adelboden, cioè fra 11 prove, distribuite più o meno in tutte le specialità, per avere idee più chiare. Sai, l’America è sempre un po’ strana per tanti motivi. Adesso si va in Val d’Isere, per dire, su pista e neve completamente differenti, e Alexis è capace di infilarti due vittorie su due, anche in slalom… Per cui, aspettiamo”.
A: “Beaver Creek ci ha confermato che il livello è alto, che alla fine il lotto dei contendenti è più ampio forse di quello che si prospettava. Pinturault dimostra di avere alti e bassi significativi: prima ti ‘stampa’ uno dei suoi migliori risultati in superG, in condizioni comunque complicate, poi in gigante… è sembrato il cugino di 5° grado rispetto a quello visto a Soelden. Sicuramente c’è qualcosa da affinare. Matthias Mayer fa paura, è in super ‘trend’, in gigante si sta qualificando sempre, per cui attenzione a lui: sicuramente, sarà della partita fino alla fine. Kristoffersen sta crescendo, pian piano. Diventa molto interessante la sfida, con atleti magari non previsti e in grado, invece, di competere. Paris: è dura essere sempre sul podio, sì, non perché non possa, ma perché è oggettivamente difficile. Basta poco negli uomini per finire indietro. Sono cose che si perfezionano con gli anni. Lui e Mayer sono ancora relativamente giovani per la velocità, per cui ci può stare”.
Donne: Shiffrin come prevedibile è già in fuga nella generale, la notizia se vogliamo è che per ora vince solo in slalom. Corretto?
V: “Il trend è quello che avevamo previsto a inizio stagione. Cioè: Coppa del Mondo a lei senza discussioni. Ma se vuole conquistare la ‘coppetta’ in gigante e soprattutto in superG, come un anno fa, deve ‘darsi un piccola sveglia’. Resta da capire se semplicemente ha impostato l’annata per arrivare ancora al top a fine stagione, oppure semplicemente sono cresciute le sue avversarie. In gigante il livello non è male, va detto, si avvicina a quello maschile. In discesa e in superG non ci sono poi così tante ragazze che possono vincere. Certo, Lake Louise è sempre una gara particolare ed è stata ancor più strana, nell’ultimo weekend: nella prima discesa sono state favorite le atlete che hanno trovato più luce, in superG, invece, hanno sbagliato in tante… Non è detto che il trend sia questo pure nelle gare veloci europee”.
A: “Sapevamo che sarebbe tornata dalla trasferta nordamericana con un sacco di punti. Certo, avrebbe potuto vincere di più, indubbiamente. Questo sì. Perché non è successo? Perché in gigante c’è un buon livello; in velocità, invece, è sempre lì e ripeto voglio vedere cosa succede nelle discese e nei superG europei, perché secondo me cambieranno un po’ di cose. E’ chiaro comunque che tutto dipende da quali sono i suoi obiettivi: macinare punti? Beh, lo fa senza problemi. Col passare delle gare capiremo a cosa vuole ambire veramente durante l’anno: vincere solo la generale o far man bassa delle coppe di specialità?”.
Italia femminile: finora 4 podi con 4 atlete diverse, in tre specialità. Cosa significa per il movimento?
V: “L’Italia femminile è davvero forte. Il punto rimane lo stesso: manca, almeno per ora, la possibilità di vincere in slalom, così come tra i maschi esiste un grosso problema, ma grosso grosso, in gigante. Vero che in Coppa Europa qualcosa si sta muovendo tra le ragazze, arrivano nomi nuovi nella top ten ed è un bene, anche se ancora non basta. Su Francesca Marsaglia si impone una considerazione: da quando ha cambiato materiali, che poi ha potuto testare solo dopo il recupero dagli infortuni avuti, è cambiato completamente il suo rendimento sui piani. E’ entrata 20 volte nelle dieci e fino a…. domenica scorsa, quando arrivava sesta o settima, in passato, magari c’era sempre un po’ di recriminazione per un piccolo errore che le aveva precluso il podio. Ecco, stavolta no, è andato tutto bene e lei rimane sinceramente un bell’esempio: primo podio in Coppa a quasi 30 anni. Brava! Per la vittoria, vediamo: se la meriterebbe anche quella, ma tra terzo e primo posto c’è una bella differenza. Nicol Delago, invece, è impressionante: appena arriva una parte più facile, lei fa i parziali migliori. Se si mette a posto un po’ tecnicamente, può diventare veramente forte e in realtà già lo è, in discesa e superG. E poi è stata bravissima domenica sul Fall Away, sciando un po’ come Marsaglia, con la testa”.
A: “Podi con quattro atlete diverse? Un risultato grandioso. Francesca Marsaglia è un inno all’impegno e alla perseveranza, anche perché ha passato momenti veramente difficili. Certo, mi potreste dire ‘come tante altre’, vero; in ogni caso lei è stata brava a recuperare. Oltretutto, è un’atleta che scia molto, molto bene, e che forse per la tecnica che possiede ha raccolto anche poco. D’altro canto, sappiamo che nelle donne la tecnica da sola non basta: soprattutto in velocità, serve anche la capacità di far scorrere gli sci in ogni circostanza. Ecco, riuscire a salire sul podio a Lake Louise deve essere uno stimolo in più per lei, nella stagione, perché forse è la pista meno congeniale alle sue caratteristiche. Delago sinceramente mi impressiona: perché scia bene, ma proprio bene. Ricorda per la determinazione che mette in pista la Schnarf (quando sta bene), e ovviamente per la scorrevolezza Isolde Kostner. Nicol ha grinta, ha tecnica, ha voglia di fare, soprattutto grande feeling con materiali: signori, è destinata a una grande carriera. Quando è arrivata seconda in superG, Rebensburg e Suter si sono guardate, parlottavano, perché forse non si aspettavano una Delago così performante in quella specialità. Ecco, adesso tutte sanno che c’è anche lei, in superG. Giovanissima, ma tanto brava. Ed è positivo per tutto il movimento avere diverse ragazze che vanno sul podio. Anche per Goggia e Brignone, che per carità sono sicura abbiano la capacità di essere superiori a queste cose, ma quanto meno sanno che… non devono ‘tirare sempre loro il carretto’. Così diventa molto interessante e uno stimolo in più per poter dire: “Ok, mi batto per superare anche la mia compagna di squadra”. Può essere un fattore decisivo, se ben sfruttato”.
LE PUNTATE PRECEDENTI
Prima puntata: il pre-Coppa del Mondo
Seconda puntata: l’analisi post-Soelden
Terza puntata: l’avvicinamento a Levi
Quarta puntata: il commento ai primi slalom stagionali
Quinta puntata: le prime gare in America
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gianmario.bonzi@gmail.com
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