Biathlon

Sportivo italiano 2019 – Oscar OA Sport: Dorothea Wierer reginetta, Pellegrini e Paris da podio

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Il 2019 è stato un anno meraviglioso per lo sport italiano che ha vissuto e ammirato tantissimi successi. Come da tradizione OA Sport conferisce i suoi premi e onora i migliori atleti azzurri della stagione che si sta per concludere con i consueti Oscar. Arriva il momento della speciale classificata riservata allo sportivo italiano dell’anno: la classifica generale, il premio più ambito. Una top 10 tutta azzurra che ha preso in considerazione tutti gli sport, ha valutato le grandi vittorie e i migliori risultati.

 

OSCAR OA SPORT 2019, MIGLIOR SPORTIVO ITALIANO:

PRIMO POSTO – DOROTHEA WIERER:

La donna delle prime volte, la pioniera di territori inesplorati, magistrale rivoluzionaria capace di scrivere pagine dorate (il gioco di parole con il suo nome di battesimo è ormai una costante), killer implacabile al poligono, sciatrice provetta capace di spingersi oltre i propri limiti e compiere imprese illogiche, irreali, impossibili, inimmaginabili, pietre miliari che rimarranno per l’eternità. Dorothea Wierer è indiscutibilmente la sportiva dell’anno perché è arrivata dove nessuna italiana era mai riuscita a giungere, ha sfondato muri e barriere, ha incantato per tutta la stagione, ci ha fatto commuovere e gioire: il respiro della prima volta non ha eguali, l’altoatesina ha scalfito il suo nome nell’immortalità sportiva, almeno alle nostre latitudini.

La 29enne ha alzato al cielo la Coppa del Mondo generale di biathlon, ha portato la Sfera di Cristallo per la prima volta nel nostro Paese in uno sport letteralmente esploso a livello mediatico grazie (anche) alle sue maestose gesta. Si è laureata Campionessa del Mondo nella mass start, dominando l’ultima gara della rassegna iridata in una giornata poi consegnata di diritto alla storia vista l’apoteosi del corregionale Dominik Windisch. Ha vinto la gara a inseguimento nella sua Anterselva, ha realizzato un vertiginoso back-to-back nella sprint tra Oestersund e Hochfilzen a inizio dicembre. Sono numeri da Campionessa consumata entrata definitivamente nel pantheon delle immortali.

 

SECONDO POSTO – FEDERICA PELLEGRINI:

L’Immortale. L’Eterna. L’Infinita. Semplicemente la Divina, la donna dalle mille vite, la ragazza dalle mille sorprese, l’inimitabile Araba Fenice, l’impareggiabile Sirena che ammalia col suo canto. La più grande nuotatrice italiana di tutti i tempi non demorde mai, ogni volta risorge dalle sue ceneri, imperitura fuoriclasse capace di regalare emozioni indelebili e di scrivere un capitolo sportivo lungo più di tre lustri, un’icona vivente perennemente sulla cresta dell’onda che è sempre capace di re-inventarsi e di entrare nel mito bracciata dopo bracciata, in maniera fragorosa e mai banale, impartendo lezioni di sport e di vita con la lingua universale del successo. Una vincente nata, una highlander che va a nozze col trionfo e che ne conosce tutte le sfacettature, tutti i segreti, tutti i lati più nascosti riuscendo a domarli con la facilità di una veterana navigata che non ha mai perso il gusto della donna sola al comando.

Federica Pellegrini si conferma Campionessa del Mondo dei 200 metri stile libero: due anni fa si era inventata una delle più grandi imprese sportive italiane del terzo millennio battendo l’aliena Katie Ledecky,  quest’estate a Gwanjiu si è divorata la vasca annichilendo Ariarne Titmus e Sarah Sjoestroem. Il volto simbolo del nuoto azzurro ha così conquistato il quarto sigillo iridato in carriera sulla distanza prediletta ed è salita sul podio in questa specialità per l’ottava volta consecutiva come mai nessuno era riuscito a fare nella storia. Chiude la stagione con l’argento sui 200 sl agli Europei in vasca corta venendo beffata nel finale, ora sarà caccia al pass olimpico e a Tokyo andrà a caccia dell’ultimo sigillo di una carriera irripetibile.

 

TERZO POSTO – DOMINIK PARIS:

Potenza, tecnica, classe, grinta, determinazione. Tutto concentrato in un vero e proprio colosso delle nevi, indiscutibilmente uno dei migliori discesisti che si siano visti alle nostre latitudini, un orso dal cuore gentile e dall’animo pugnace che si scatena ogni volta che si presenta al cancelletto di partenza, pronto ad aggredire e a divorare la pista che si trova sotto i suoi scarponi. L’altoatesino si è reso protagonista di una stagione davvero impeccabile. A fine 2018 firma la spaziale doppietta discesa-superG a Bormio e poi vince la leggendaria discesa di Kitzbuehel per la terza volta in carriera dopo le apoteosi del 2013 e del 2017 (aggiungiamoci anche il SuperG del 2015): tre sigilli nell’Università della discesa, tre affermazioni nella prova regina del calendario, tre trionfi sulla durissima Streif dove un solo successo può valere una carriera intera.

Dominik Paris ha compiuto un balzo nella storia dello sci italiano, si è laureato Campione del Mondo in superG, ha vinto la Coppa del Mondo di specialità, ha toccato quota 16 vittorie in carriera in Coppa del Mondo e a 30 anni ha ribadito ancora una volta di essere un guerriero impavido capace di lanciarsi a velocità folli e di sfrecciare verso la gloria con una facilità di cui soltanto i veri fuoriclasse sono dotati.

 

QUARTO POSTO – FILIPPO GANNA:

La Locomotiva Umana. 4:02.647, 59,354 km/h di media per 4000 metri, Record del Mondo. Il ragazzo dalle velocità folli, un fulmine con i pedali ai piedi, una scheggia impazzita capace di riscrivere un pezzo di storia del ciclismo e di saltare nella leggenda, il primo uomo a scendere sotto il muro dei 4’03’’ nell’inseguimento individuale ovvero la prova simbolo del ciclismo su pista che per ragioni incomprensibili non è presente alle Olimpiadi ma che ha fatto la storia di questo sport visto i tanti campioni che l’hanno fatta loro nel corso dei decenni.

Tre volte Campione del Mondo sulla distanza, il padrone incontrastato e indiscutibile, l’Imperatore azzurro del Velodromo, il traino principale del quartetto dell’inseguimento a squadre che vuole il podio ai Giochi di Tokyo. L’alfiere del Team Ineos non si limita alla pista ma vince anche il bronzo a cronometro ai Mondiali su strada, sogna di sfondare la fatidica barriera dei quattro minuti nell’inseguimento e potrebbe anche tentare di battere il leggendario Record dell’Ora (55,089 km detenuto dal belga Victor Campenaerts). Tutto questo ad appena 23 anni e con infinti margini di miglioramento.

 

QUINTO POSTO – SIMONA QUADARELLA:

La romana si inventa qualcosa di bellissimo ai Mondiali di nuoto dove conquista la medaglia d’oro sui 1500 sl, il primo sigillo in campo iridato per l’azzurra che due anni prima si era messa al collo il bronzo. La 21enne ha compiuto un incredibile salto in avanti in un paio di stagioni, è cresciuta in maniera esponenziale, ha saputo fare saltare il banco con grandissima disinvoltura e ha portato a casa un alloro dal peso specifico sulla distanza più lunga in vasca. Forse la vera magia viene però compiuta sugli 800 sl quando riesce a tenere testa al fenomeno Katie Ledecky: mette pepe a una gara che sembrava già segnata, rende complicata la vita alla statunitense e soltanto nel finale si arrende al rush conclusivo della fortissima rivale mettendosi al collo un argento di lusso. Il finale di stagione è poi da incorniciare con le medaglie d’oro su 400 e 800 agli Europei in vasca corta, poi arriva anche la ciliegina sulla torta della qualificazione olimpica anticipata per chiudere un anno memorabile.

 

SESTO POSTO – DOMINIK WINDISCH:

L’uomo capace di inventarsi il numero più folle, incredibile, pazzesco, impensabile della stagione. “Surreale, ma bello” calza a pennello con quanto con quanto ha compiuto l’altoatesino, non ha trascorso una notte con una delle donne più belle del mondo come capitò a Hugh Grant in Notting Hill, semplicemente è andato a letto coccolando una medaglia d’oro iridata in cui non sperava nemmeno lui alla vigilia. L’azzurro viene da una stagione problematica, i risultati non sono stati dei migliori e non c’è grande ottimismo in vista della mass start che chiude i Mondiali di biathlon. Si pensa a un piazzamento di rincalzo senza particolari ambizioni e così sembra dover finire prima dell’ultimo poligono. La bufera di vento che colpisce Oestersund rimescola tutte le carte in tavola e ci regala una delle imprese più belle, coinvolgenti, emozionanti di questo 2019.

Il biathleta si presenta alla sua piazzola di tiro fuori dalla top ten e con un ritardo quasi incolmabile dal podio, le condizioni meteo sono impossibili, la tormenta ha fatto saltare in aria tutti i big a suon di errori ma non il nostro Dome che è in uno stato di grazia. Colpisce i cinque bersagli con una classe cristallina, si erge a Eolo capace di domare il vento, esce in prima posizione e nessuno lo andrà più a riprendere. Batti il cinque. Campione del Mondo, imperituro Cavaliere del Tempio, icona del “non smettere mai di crederci”, monumento indelebile, mago dell’impossibile.

 

SETTIMO POSTO – GREGORIO PALTRINIERI:

Re Magno è tornato, si è riseduto sul trono, ha riconquistato lo scettro e ha lanciato un segnale a tutti gli avversari. Il Campione Olimpico dei 1500 metri torna in auge dopo un 2018 sottotono e ribadisce di essere un fuoriclasse assoluto, un uomo a tutto tondo, un nuotatore completo capace di giganteggiare nel fondo in vasca e di brillare nelle acque libere. Il carpigiano trionfa sugli 800 sl ai Mondiali, la nuova distanza olimpica in cui non aveva mai vinto un titolo iridato viene perfettamente digerita dal 25enne che si rende protagonista di una gara impeccabile a Gwangju scendendo sotto il muro dei 7’40” con tanto di record europeo (7:39.27). In Corea del Sud si deve accontentare del bronzo iridato sui suoi 1500 ma l’azzurro ha confezionato altre tre magie di pregevole fattura: agli Europei in vasca corta annichilisce tutta la sua concorrenza tornando a vincere sui 1500 a livello internazionale dopo due anni di digiuno sfaldando l’intera concorrenza con un attacco fulmineo a metà gara da vero Paltrinieri 2.0, stacca il pass per le Olimpiadi nei 10 km di fondo e anche sui 1500 con l’obiettivo di andare a Tokyo 2020 per prendersi davvero tutto tra sette mesi.

 

OTTAVO POSTO – DIANA BACOSI:

Campionessa Olimpica e Campionessa del Mondo. Soltanto pochi fuoriclasse possono fregiarsi contemporaneamente della doppia corona, l’azzurra aveva trionfato a Rio 2016 sconfiggendo Chiara Cainero in un memorabile duello rusticano che ha spedito in orbita il nostro skeet e a tre anni di distanza ha saputo conquistare il titolo iridato a Lonato del Garda: un’apoteosi casalinga per la 36enne che aggiunge un altro sigillo di lusso alla sua gloriosa carriera, lanciandosi così con grande ottimismo verso Tokyo 2020. Un bis ai Giochi proietterebbe l’umbra del mito dello sport italiano, intanto archivia una stagione da incorniciare condita anche dalla medaglia d’oro agli European Games e naturalmente dalla qualificazione alla prossima rassegna a cinque cerchi.

 

NONO POSTO – VITTORIO BISSARO e MAELLE FRASCARI:

L’Italia è padrona indiscussa del Nacra 2017, il catamarano misto che sarà protagonista alle prossime Olimpiadi. L’anno scorso erano stati Ruggero Tita e Caterina Baati a salire sul tetto del Pianeta, questa volta è toccato all’equipaggio guidato dal timoniere di Lago di Garda che nel corso della sua carriera non aveva mai conquistato il massimo alloro nonostante nel precedente quadriennio fosse stato anche in lotta per una medaglia a Rio 2016 prima della sfortunata Medal Race. Gli azzurri sono stati impeccabili nella baia di Auckland, hanno domato il vento nella gara decisiva e si sono meritatamente laureati Campioni del Mondo facendo suonare l’Inno di Mameli dall’altra parte della Terra con un’arguzia e una sagacia tattica fuori dal comune. E ora la lotta interna per decidere quale binomio volerà in Giappone per dare la caccia al tanto agognato podio a cinque cerchi.

 

DECIMO POSTO – MATTEO BERRETTINI:

Primo italiano nella storia a vincere un incontro alle ATP Finals, il torneo di fine stagione riservato agli otto migliori tennisti al mondo. Chiude l’anno all’ottava posizione del ranking ATP (soltanto Adriano Panatta fece meglio di lui, settimo nel 1976) dopo aver vinto tre tornei (ATP 250 a Budapest e Stoccarda, Challenger di Phoenix) e aver disputato la semifinale degli US Open. Un’annata semplicemente da incorniciare per il 23enne romano, indubbiamente una delle figure emergenti di maggior impatto nel nostro panorama sportivo: stratosferico al servizio, incisivo da fondo campo, solido e potente con una mentalità di spessore e una concentrazione invidiabile che lasciano pensare a ulteriori margini di miglioramento nel prossimo futuro vista anche la giovane età.

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Foto: Lapresse

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