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Stefano Baldini, video atletica: “A Tokyo 2020 Tamberi e i marciatori da podio. Quello dei giovani che faticano ad emergere è un problema”

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Ai Beat Yesterday Awards (l’evento organizzato da Garmin Italia, giunto alla quarta edizione, che premia e celebra alcune imprese sportive compiute lo scorso anno), OA Sport ha incontrato Stefano Baldini, campione olimpico nella maratona ad Atene 2004 e direttore tecnico delle nazionali giovanili per sei anni fino al 2018. Ai nostri microfoni Baldini ha parlato del momento dell’atletica italiana, delle aspettative per Tokyo 2020 e del futuro dei giovani azzurri.

E’ diventato ormai impossibile per un italiano pensare di poter lottare per una medaglia in un Mondiale o Olimpiade? 

“No impossibile no, ma è sicuramente difficile. E’ sempre più difficile anche perchè gli africani, che imperversano nelle gare di mezzofondo e su strada, sono sempre di più ed organizzati. Ci sono organizzazioni europee che fanno scouting in Africa e che li preparano al meglio. Comunque è difficile, ma sicuramente non impossibile”.

 

L’atletica italiana può definirsi una delle grandi malate dello sport italiano, soprattutto se si paragona al nuoto. In questa stagione, però, è stato fatto qualche passo avanti e si è mosso qualcosa. E’ corretto? 

“Ci sono dei segnali confortanti, una generazione di ragazzi che ho avuto la fortuna di seguire da Direttore Tecnico delle nazionali giovanili dal 2012 al 2018. Ragazzi che hanno delle grandi qualità e che hanno bisogno di salute, continuità, professionalità e soprattutto professionismo. Il mondo lavora 24 ore al giorno in funzione del risultato anche nell’atletica leggera e con un lavoro a tempo pieno si può essere competitivi, altrimenti riesci a fare dei buoni risultati, ma solo a livello europeo”.

 

Negli ultimi anni ha avuto molti ragazzi hanno vinto, anche medaglie importanti, nelle categorie giovanili, ma poi si sono persi nel momento del passaggio a livello senior. Quali sono i motivi per cui questo passaggio risulta così difficoltoso? 

“Non è solo un problema dell’atletica, ma è un po’ tutto lo sport italiano ed europeo che fatica a confermare le premesse e le promesse dell’attività giovanile. Dobbiamo considerare tanti fattori. C’è una grandissima differenza tra le prestazioni che bisogna fare per salire sul podio a livello giovanile e quelle che bisogna fare a livello per salirci a livello senior in Mondiali ed Olimpiadi. Ci deve essere un lavoro di costruzione e di finalizzazione del talento, che in atletica è molto difficile. Cinque continenti praticano atletica ed ai Mondiali oltre cinquanta nazioni sono andate a medaglia. Si parla di uno sport globale e che ha una concorrenza che tante discipline non hanno. Bisogna continuare a lavorare duro per far in modo che i ragazzi rimangano sempre in salute e che abbiano uno staff altrettanto competitivo come lo sono i nostri talenti”.

 

A Tokyo 2020 non sarà facile vincere delle medaglie e già un podio potremmo considerarlo un trionfo?

“Abbiamo sicuramente marciatori competitivi, abbiamo Gimbo Tamberi, che, se dovesse trovare, come dicevo prima, la salute e la continuità, è comunque uno che può essere da podio. Avremo tanti finalisti e staffette molto competitive, tutte da finale. Questo vuol dire anche una profondità di movimento, che ci fa vedere che c’è un lavoro di squadra. Abbiamo bisogno di cambiare ritmo rispetto a quest’anno e anche, se fai i Mondiali ad ottobre, abbiamo visto che comunque la gente va forte”.

 

IL VIDEO DELL’INTERVISTA A STEFANO BALDINI

 

 

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Foto: LaPresse

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