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‘Ambesi Winter Corner’: “Dolce Epifania per Alex Vinatzer e Dawid Kubacki”

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La settimana appena andata in archivio ha visto svariati eventi di primo piano andare in archivio. In particolare la Tournée dei 4 trampolini e il Tour de Ski sono passati agli archivi lanciando svariati temi da affrontare. In casa Italia, i risultati più interessanti sono arrivati dallo sci alpino con Alex Vinatzer e dallo skeleton.

Andiamo dunque a discutere di quanto avvenuto nella tredicesima puntata di Ambesi Winter Corner, la rubrica di approfondimento e analisi tenuta in collaborazione con Massimiliano Ambesi, storica voce e opinionista delle discipline invernali su Eurosport.

Massimiliano, credo che in questa puntata non ci siano dubbi in merito all’AZZURRO DELLA SETTIMANA. D’altronde Alex Vinatzer è stato l’unico italiano ad avere ottenuto un podio. La tua scelta cade su di lui, oppure ci vuoi sorprendere?
“Non ci possono essere dubbi. L’occasione è comunque propizia per allargare il campo all’intera squadra italiana.
Il terzo posto ottenuto da Vinatzer a Zagabria è significativo per diversi motivi a cominciare dall’età. Il ventenne gardenese è attualmente l’atleta più giovane in attività a vantare un podio in Coppa del Mondo nonché l’unico nato nel 1999. Per gli standard attuali della disciplina, si tratta di un risultato ottenuto con evidente precocità, come testimoniato dal fatto che, Vinatzer escluso, gli atleti più giovani in attività saliti almeno una volta sul podio siano il francese Noel e l’elvetico Odermatt, entrambi nati nel 1997.
Date di nascita a parte, il primo scorcio di stagione è stato superiore alle attese per gli slalomisti azzurri che, a più riprese, hanno dimostrato di potersela giocare ad armi pari con i migliori. Nelle ultime due gare sono arrivati due podi e ben quattro atleti diversi hanno già archiviato almeno un piazzamento nelle prime dieci posizioni. In particolare, il risultato di squadra ottenuto a Zagabria ha del clamoroso perché per trovare una gara tra i pali stretti con tre atleti italiani capaci di piazzarsi nelle prime dieci posizioni è necessario tornare all’ormai lontano marzo del 2017.
Non a torto, le aspettative per lo slalom odierno di Madonna di Campiglio sono alte in un contesto complessivo di grande equilibrio. In tal senso, parlano in maniera inequivocabile i tre vincitori differenti in altrettante gare e i ben otto atleti che si sono alternati sul podio.
L’uomo da battere resta, a tutti gli effetti, Clement Noel, vincitore in quattro delle ultime occasioni. Tuttavia, il giovane francese è sovente al limite e in tutte le competizioni di questa stagione non è stato esente da sbavature di diverso tenore. Lo stesso norvegese Henrik Kristoffersen è finora apparso decisamente più falloso rispetto al passato al punto da rubare l’occhio maggiormente in gigante.
Va da sé che se Kristoffersen e in parte anche Pinturault hanno bisogno dei punti pesanti dei tanti slalom a disposizione per poter andare a caccia del successo nella classifica generale. Da qui al termine di stagione, avranno a disposizione ancora nove tentativi, ma dovranno cambiare marcia salvo aprire spiragli insperati agli specialisti delle discipline veloci, Kilde e Paris su tutti.
La verità è che il ritiro di Hirscher ha reso ogni manche più incerta e la ricerca del rischio per ottenere il colpo grosso sta generando errori in serie e quindi maggiore equilibrio”.

Qual è, invece, l’IMPRESA DELLA SETTIMANA?
“Precedere Mikaela Shiffrin di oltre un secondo in una gara tra i pali stretti non può che essere catalogato come impresa. Quindi, a questo giro, tocca a Petra Vhlova, dominatrice sulla collina Sljeme di Zagabria.
La sfida in slalom tra statunitense e slovacca rappresenta uno dei piatti forti nell’intero panorama delle discipline olimpiche invernali. A Zagabria si sono invertite le parti rispetto a Lienz e chi ha dominato entrambe le manche in un caso si è trovata a inseguire da lontano nell’altro. La somma del gap delle terze classificate negli ultimi due slalom è stata superiore ai cinque secondi, distacco che evidenzia quanto il margine sulla concorrenza sia siderale.
Per focalizzare il tutto al meglio è sufficiente ricordare come la premiata ditta Vlhova-Shiffrin si sia imposta nelle ultime 24 gare di Coppa del Mondo tra i pali stretti.
Tra spy-story a metà tra leggenda e realtà e propositi di Vlhova di intraprendere la via della polivalenza con convinzione, la rivalità tra le due atlete sta assumendo contorni sempre più accessi, fermo restando che a parità di età la più precoce e talentuosa statunitense vanta 53 vittorie in più in Coppa del Mondo.
Di certo, Shiffrin inizia ad avere un conto aperto con le slalomiste slovacche, che, in un modo o nell’altro, hanno posto fine a tutte le sue strisce tra cinque e sette successi non consentendole di eguagliare il primato di otto vittorie consecutive ancora saldamente nelle mani di Vreni Schneider. Il dato inizia a essere davvero degno di attenzione perché Vlhova e Zuzulova le hanno rovinato la festa per ben cinque volte”.

Infine, come rubrica nella rubrica, a chi assegniamo la palma di ATLETA DELLA SETTIMANA?
“Al fondista Alexander Bolshunov, vincitore del Tour de Ski al termine di una scalata del Cermis in cui si è superato riuscendo ad avere la meglio a sorpresa sul connazionale Sergey Ustiugov. La Russia ha così archiviato il terzo successo nella principale corsa a tappe dello sci di fondo, ma, soprattutto, per la prima volta si è tolta la soddisfazione di occupare le prime due posizioni.
Bolshunov ha avuto il merito di concludere sul podio sei delle sette tappe confermando di essere il fondista più eclettico in circolazione. Nell’occasione, è balzato in testa alla classifica generale di Coppa del Mondo, principale obiettivo della stagione. Non sarà, tuttavia, semplice resistere al ritorno di del norvegese Klaebo che, dopo il terzo posto nel Tour de Ski, potrebbe tentare di riportarsi in testa alla graduatoria partecipando alla sprint a tecnica libera di Dresda in programma sabato.
La sfida è intrigante e presenta molteplici motivi di interessi. Da una parte abbiamo Bolshunov e Ustiugov, rappresentanti di spicco di un Paese che non ha mai conquistato la sfera di cristallo in campo maschile, dall’altra c’è, invece, Klaebo che potrebbe eguagliare due icone del passato come Svan e Daehlie, unici fondisti ad avere vinto per tre volte consecutive la classifica generale.
Il confronto che ha caratterizzato le ultime due stagioni si riproporrà perciò anche nei prossimi tre mesi con ancora tanti punti a disposizione. La chiave di volta potrebbe diventare quella di disertare scientificamente una serie di eventi per cercare di fare il pieno laddove si sia più competitivi. Al riguardo, va detto che Klaebo vincendo tutte le sprint a disposizione potrebbe partire con un tesoretto di 850 punti, ipotesi non così improbabile considerando che il fuoriclasse norvegese si è imposto nelle ultime 13 gare sulla breve distanza cui ha preso parte.
La partita è aperta a differenza del settore femminile in cui Johaug ha già messo qualcosa più di un’ipoteca sulla vittoria finale”.

Abbiamo vissuto assieme un’incertissima Tournèe dei 4 trampolini, terminata con un vincitore inatteso. Quali sono le tue considerazioni in merito?
“Nel rispetto delle previsioni della vigilia, la Tournèe si è rivelata piuttosto incerta ed è stata caratterizzata, per quanto possa contare, da un livello medio superiore alle attese. Per chiarire il concetto è sufficiente evidenziare come, per la prima volta nella storia, gli atleti saliti sul podio della classifica finale abbiano ottenuto più di 1100 punti. Inoltre, il quarto e il quinto classificato hanno raccolto più punti di tutti i terzi del passato.
La vittoria è andata al saltatore che, oltre ad avere mantenuto un’indiscutibile costanza di rendimento, è cresciuto più di ogni altro tappa dopo tappa arrivando quasi a migliorare il primato di punti dell’evento. Ciò non toglie che per trovare un vincitore più sorprendente di Dawid Kubacki si debba tornare al 2014 quando l’austriaco Thomas Diethart fece saltare il banco.
Chiaramente, il paragone tra i due atleti non si può neanche lontanamente porre perché il polacco, ante cavalcata vincente della Tournèe, vantava già dieci pesanti podi in eventi individuali di primo livello, compreso un titolo iridato. Il bello però parte proprio da qui perché andando a ritroso nella storia si scopre che prima di Kubacki solamente i norvegesi Engan nel 1963 e Wirkola nel 1967 sono stati capaci di vincere in meno di un anno prima il titolo mondiale sul trampolino piccolo e poi la Tournèe.
Al di là degli excursus nel lontano passato, resta il fatto che la Polonia ha archiviato tre vittorie nelle ultime quattro edizioni legittimando lo status di superpotenza della disciplina conquistato sul campo a suon di vittorie. Per completare uno dei cicli più vincenti di sempre, mancano ora all’appello il titolo olimpico a squadre e i titoli mondiali di volo, sia individuale che a squadre, eventi in cui Stoch e compagni si sono comunque messi al collo medaglie pesanti nelle ultime partecipazioni. Peraltro, si tratterebbe di successi assai significativi per la Polonia, al momento priva di affermazioni su tutti e tre i fronti.
Tornando alla Tournèe, per trovare periodi più vincenti di un solo Paese, è necessario scomodare l’Austria, rimasta imbattuta per sette edizioni, oltre a Norvegia e Germania Est in grado di vincere quattro volte in cinque anni.
In sostanza, l’affermazione di Kubacki è prima di tutto il trionfo di una nazione che da tempo ha anteposto il salto a tutte le altre discipline olimpiche invernali. Un Paese che sovente in passato ha potuto fare affidamento su sporadiche individualità, ma che ora va considerato in tutto e per tutto un movimento di vertice mondiale”.

Restiamo sull’argomento Polonia. Secondo te, nella progressiva crescita di Kubacki, quanto può avere influito il fatto di avere come compagno di allenamenti un fuoriclasse come Kamil Stoch?
“Il paragone tra i due è improbabile, così come lo è quello tra Diethart e Kubacki.
Kamil Stoch resta un saltatore di talento superiore, che, una volta trovata la sua dimensione in Coppa del Mondo, ha avuto la capacità di rimanere ai vertici per un decennio vincendo almeno una gara in nove delle ultime dieci stagioni. Stoch ha mantenuto un’ elevata competitività nel tempo andando oltre i cambiamenti della tecnica e l’incidenza dei materiali, fatto tutt’altro che abituale e per nulla banale. Per comprendere al meglio questo concetto, il consiglio è quello di mettere a confronto i sistemi di salto che gli hanno consentito di vincere entrambe le gare dei Giochi Olimpici del 2014 e l’evento sul trampolino grande delle Olimpiadi del 2018. La differenza risulta evidente anche per l’occhio meno attento e preparato.
Stoch è a tutti gli effetti un fuoriclasse nonché uno dei saltatori che hanno fatto la storia della disciplina, a conti fatti uno dei primi cinque di sempre se non meglio. La sua presenza è stata fondamentale per Kubacki, atleta di tre anni più giovane originario dello stesso voivodato. Stoch ha, infatti, ricoperto al meglio il ruolo di leader del salto polacco diventando un punto di riferimento per i compagni non solo in ambito sportivo.
Kubacki per raggiungere il vertice ha avuto bisogno di un percorso di crescita molto lungo e aggiungerei tormentato. Non a caso, i muri da abbattere sono stati numerosi. Il suo principale merito, oltre alla perseveranza, resta quello di avere aggiunto anno dopo anno sempre qualcosa in più al bagaglio tecnico. Per tempo immemore, nonostante lusinghieri risultati nelle competizioni estive, l’entrare tra i migliori dieci nelle gare invernali si è rivelato un traguardo pressochè irraggiungibile. Nei primi 143 eventi individuali di primo livello, Kubacki non è mai andato oltre il settimo posto archiviando solamente due piazzamenti tra i migliori dieci. Il primo podio è arrivato al 166esimo tentativo a quasi 28 anni, mentre la prima affermazione, datata gennaio 2019, è stata conquistata alla 196esima gara, a poco meno di undici anni dal debutto in Coppa del Mondo.
Non si è trattato però di un semplice successo, bensì di un segno inequivocabile del destino. Kubacki si è, infatti, imposto sul trampolino grande di Predazzo, autentico luogo di culto per la Polonia in quanto teatro dei successi iridati prima di Adam Malysz, diventato cittadino onorario della località trentina, e dieci anni più tardi di Kamil Stoch.
Ironia della sorte, le prossime gare saranno proprio in Val di Fiemme, ma non sul trampolino grande bensì sul ben più favorevole piccolo, dove Malysz si laureò campione iridato nel 2003.
Dawid Kubacki, detentore del titolo mondiale della specialità, potrà andare alla caccia del primo successo in Coppa del Mondo su un normal hill e chissà che proprio da lì non possa partire l’assalto alla sfera di cristallo. Il calendario appare favorevole alle attitudini del polacco, che, qualora tutto andasse per il meglio, potrebbe diventare il secondo atleta nella storia a vincere la classifica generale da ultratrentenne. Sapete chi è stato il primo? Ovviamente, il mentore Kamil Stoch…”

Restando sul salto, certo che la lotta per la Sfera di cristallo appare la più incerta da tempo immemore. Tu come la vedi?
“La partita è aperta e coinvolge numerosi atleti di diverse nazioni. Tutte le attuali superpotenze della disciplina hanno a disposizione almeno una carta buona da giocare, chiaramente con differenti credenziali.
La classifica in questo momento è decisamente corta e la presenza in calendario di ben quattro gare su trampolino piccolo potrebbe anche rivelarsi determinante.
Il detentore della sfera di cristallo Ryoyu Kobayashi ha terminato in affanno una Tournèe iniziata da protagonista ed è sempre alle prese con un atteggiamento in uscita dal dente che finora non ha pagato pienamente i dividendi. La ricerca della direzione a discapito della verticalità lo ha reso un saltatore diverso da quello dominante della passata stagione, ma non è escluso che alcuni automatismi possano essere ritrovati strada facendo riproponendolo come l’uomo da battere
L’austriaco Stefan Kraft, altro deluso della Tournèe, ha caratteristiche speculari all’attuale Kobayashi ed è storicamente abituato a salire sensibilmente di colpi da metà gennaio in avanti, motivo per cui non può essere lasciato in secondo piano.
Un discorso analogo potrebbe essere valido per il veterano Kamil Stoch, che però durante la Tournèe ha dato l’impressione di essere alle prese con qualche problema tecnico e forse psicologico di troppo.
Anche i norvegesi Daniel Andre Tande e Marius Lindvik, forti di due vittorie a testa, non difettano del talento per provarci, ma dovranno evitare quei passaggi a vuoto che hanno finora condizionato negativamente il rispettivo percorso.
I due atleti più solidi, ma non necessariamente di maggiore talento, appaiono  Karl Geiger e Dawid Kubacki, sulla carta capaci di raccogliere punti pesanti un po’ ovunque. Il tedesco, oltre ad essere l’unico atleta a non essere mai uscito dalle prime dieci posizioni, ha archiviato il maggiore numero di podi nel corso della stagione, ma non è ancora stato in grado di vincere.
L’ultima menzione è per Peter Prevc, che sta finalmente ritrovando quella continuità di rendimento smarrita negli ultimi anni. Anche per lui, basterebbe poco per effettuare l’ultimo salto di qualità, ma resta il problema di dover recuperare tanti punti su troppi avversari.
Sicuramente, sarà determinante lo spirito e la forma mentis con cui ciascun atleta saprà ripartire dalla Tournèe, discorso valido allo stesso modo per chi ha recitato un ruolo di primo piano e per chi si è espresso ben al di sotto delle aspettative”.

Spostiamoci sul budello, nel weekend è ricominciata la Coppa del Mondo di bob. Puoi fare un’analisi in merito?
“In parziale controtendenza con i risultati delle tappe nordamericane, è andato in scena un autentico dominio tedesco, per la verità prevedibile analizzando quanto avvenuto a Wintenberg negli ultimi anni.
La Germania si è imposta su tutti i fronti (due eventi di bob a quattro e gara femminile), concedendo alla concorrenza solamente un terzo posto.
Nelle ultime undici gare di bob a quattro disputate in Nordrhein-Westfalen, Mondiali del 2015 compresi, i padroni di casa hanno sempre occupato le prime due posizioni monopolizzando il podio per ben sette volte. In questa occasione, Francesco Friedrich e Johannes Lochner si sono spartiti i successi, ma la nota positiva si è senza dubbio rivelata il ritorno in gara di Nico Walther capace di archiviare due podi nonostante una lunga assenza. Solamente il lettone Oskars Kibermanis è stato in grado di scalfire l’egemonia teutonica chiudendo sul gradino più basso del podio la prime delle due competizioni in programma, mentre l’atteso canadese Justin Kripps, vincitore di entrambe le gare di Lake Placid, non è mai stato della partita per le posizioni che contano.
Nel settore femminile, al termine di una lotta a tre sul filo del centesimo, la vittoria è andata a Stephanie Schneider, imbattuta a Winterberg dal 2018, che ha preceduto la campionessa olimpica Mariama Jamanka e la sorprendente ventunenne Laura Nolte, debuttante in Coppa del Mondo, ma subito in grado di mettersi alle spalle la pluridecorata Kaillie Humphries, leader della classifica generale.
In questo momento, la Germania può contare su ben quattro equipaggi assai competitivi e le gerarchie in squadra non sono per nulla definite. A tal proposito, va rimarcato come Schneider abbia dovuto conquistare il posto per la gara di Wintenberg precedendo in un test interno la ventiduenne Kim Kalicki, reduce da due podi nelle prime due gare di Coppa del Mondo della carriera.
Gli equipaggi italiani hanno, invece, fatto fatica, ma in questo caso era importante la semplice presenza”.

Chiudiamo con lo skeleton. In chiave italiana si sono visti segnali interessanti. Si muove qualcosa?
“I risultati di Wintenberg sono stati incoraggianti e lasciano ben sperare in chiave futura. In entrambi i settori sono arrivati due undicesimi posti dal significativo peso specifico.
In campo maschile, Amedeo Bagnis, al debutto assoluto in Coppa del Mondo, ha effettuato due discese convincenti facendosi notare per l’efficacia nella fase di partenza, che, nella somma delle due discese, l’ha visto secondo al solo coreano Sungbin Yun, campione olimpico in carica e vincitore della gara.
Nel settore femminile, la sceneggiatura è stata pressoché la medesima in quanto solamente le atlete russe sono state superiori a Valentina Margaglio nei tempi di spinta. L’attuale leader del movimento azzurro ha avuto il merito di riscattare le opache prestazioni di Lake Placid sfiorando il migliore risultato in Coppa del Mondo, ma va rimarcato come la seconda discesa di Wintenberg sia stata la più efficace della carriera, come testimoniato dal sesto posto parziale.
Il prossimo appuntamento per bob e skeleton sarà a La Plagne, dove non si gareggia dal lontano 2015. In Francia si tornerà all’abituale calendario con una gara di bob a quattro e una gara di bob a due. Il movimento azzurro dello skeleton sarà chiamato alla riconferma mentre sul fronte del bob sarà interessante appurare i valori in campo nel primo vero appuntamento stagionale in “budello neutro”.

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Foto: Massimiliano Ambesi

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