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Australian Open 2020: Fognini e Federer, l’autorità e l’orgoglio. Tsitsipas, Serena Williams, Osaka: che ecatombe!
Giornata intensa doveva essere e tale si è confermata, la prima delle due di terzo turno agli Australian Open 2020. Quasi 14 ore di tennis, rimonte all’apparenza impossibili, pronostici totalmente ribaltati, addii: oggi si è consumato davvero di tutto sui campi di Melbourne Park, per un venerdì difficile da dimenticare di questo primo Slam dell’anno.
La copertina, in chiave Italia, è tutta per Fabio Fognini, autoritario nel suo match contro l’argentino Guido Pella e bravo a mostrarsi superiore in tutte le fasi del gioco. La notizia importante, però, è un’altra: nonostante i dieci set passati in campo, con la rimonta contro Opelka e l’incontro sulle montagne russe con Thompson, il ligure dal punto di vista fisico è in buona condizione. Gli servirà, perché il prossimo ostacolo, l’americano Tennys Sandgren, sta dimostrando sempre di più di essere uomo pericoloso negli Slam (negli ultimi due ha raggiunto il quarto turno a Wimbledon e il terzo agli US Open), come hanno sperimentato, loro malgrado, Matteo Berrettini e il connazionale Sam Querrey. Tra i due ci sono tre precedenti; due li ha vinti Fognini, ma il terzo l’ha vinto Sandgren, ed è proprio quello che l’ha portato agli ottavi dei Championships. C’è, dunque, anche un conto in sospeso per il numero 2 d’Italia, che vuole arrivare a disputare per davvero i quarti di finale, dopo averli raggiunti, ma non giocati, nel 2011: dopo l’incredibile quinto set con lo spagnolo Albert Montañes al Roland Garros, infatti, non fu in grado di giocare contro Novak Djokovic e dovette saltare anche Wimbledon.
Roger Federer si salva, non convince, ma continua a battere record. Sembrava finita sull’8-4 del super tie-break contro l’australiano John Millman. Il fantasma degli US Open 2018 si stava materializzando, per di più in casa del suo avversario, ma il tennis insegna, una volta di più, che gli incontri terminano soltanto quando si è giocato l’ultimo punto. Sono bastati un paio di errori di Millman nei due turni di battuta sull’8-5 e 8-6 a riaprire tutto, e da lì Federer è salito in cattedra. Certo, per vincere a Melbourne ci vuole ben altro, e qualcuno in miglior forma di lui c’è, ma scoprire lo svizzero ancora con la voglia di voler ribaltare situazioni difficili, con un tipo di avversario che gli piace ben poco, fa capire che del tempo per lui c’è ancora. 101 match vinti agli US Open, 100 agli Australian Open: il record è quello di aver vinto in due Slam 100 o più volte, un’impresa ancora mai riuscita a nessuno e che denota quanto sia stata lunga e vincente la sua parabola. Per lui c’è un ottavo di finale contro l’ungherese Marton Fucsovics, che dopo il canadese Denis Shapovalov e Jannik Sinner ha estromesso anche l’americano Tommy Paul, sul quale si era schiantato sonoramente il bulgaro Grigor Dimitrov. Curiosamente, è la stessa sfida di due anni fa, allo stesso punto del torneo. Stavolta, però, ad arrivarci più in fiducia è il solido magiaro, pur restando lo svizzero il favorito naturale.
Nel suo lato di tabellone, sembra confermarsi sempre di più la candidatura di Novak Djokovic quale possibile finalista. Il serbo non si è fatto troppi problemi nel liberarsi del giapponese Yoshihito Nishioka: 6-3 6-2 6-2 e fine della contesa. Il primo vero impegno di rilievo, per il numero 2 del mondo, passerà dal match contro l’argentino Diego Schwartzman, numero 14 del seeding e già capace di farlo soffrire in un paio di occasioni, al Roland Garros nel 2017 e a Roma nel 2019. L’ambientazione questa volta sarà diversa, anche se il ventisettenne di Buenos Aires sulle superfici rapide ha già dimostrato di potersi giocare le sue carte, con due quarti di finale agli US Open. Il veloce, però, è anche terreno amico di Djokovic, che sta andando a caccia di un ottavo successo a Melbourne che saprebbe di leggenda.
Due le teste di serie importanti uscite oggi: Stefanos Tsitsipas e Roberto Bautista Agut. Ed entrambi, a loro modo, fanno rumore, per le attese e per quanto si era visto nell’inizio di stagione. Il greco ha subito uno dei migliori giorni degli ultimi tre anni e mezzo di Milos Raonic, con il canadese implacabile al servizio e pronto a sfidare l’altro grande cavallo di ritorno del torneo, il croato Marin Cilic. Per quest’ultimo si conferma un grande momento, dato che l’avversario spagnolo in questa primissima parte di stagione aveva messo in mostra sprazzi di grande tennis, rivelandosi come uno tra i possibili uomini da tenere d’occhio alla voce sorprese. Tsitsipas e Bautista Agut perdono parecchi punti (e l’iberico anche tre posizioni, in attesa di eventuali evoluzioni nella classifica dell’ateniese), l’uno per la semifinale del 2019, l’altro per i quarti.
Nel tabellone femminile, sono tre i grandi argomenti di discussione. Uno, in realtà, è la fusione di due situazioni distinte che si sono incontrate nello stesso momento: la prosecuzione della parabola di Coco Gauff, la giornata estremamente negativa di Naomi Osaka. Per l’americana, 16 anni ancora da compiere (nel mese di marzo), continuano a spendersi tantissime parole di elogio, indubbiamente giustificate dal percorso di livello assoluto che ha messo insieme da Wimbledon 2019 fino ad ora. Dove possa arrivare ancora non è chiaro, e soltanto il tempo riuscirà a far capire che cosa potrà davvero dare al tennis femminile. Per quel che riguarda la giapponese, che ha espresso in sala stampa un’amarezza incalcolabile per l’incontro e le persone a lei vicine, c’è una discesa in classifica sicuramente al nono posto, in conseguenza della mancata difesa dei punti della vittoria di un anno fa. Il pronostico per la semifinalista proveniente dal secondo quarto di tabellone si fa a questo punto molto aperto, mentre nel primo appare quasi inevitabile uno scontro titanico tra l’australiana Ashleigh Barty e la ceca Petra Kvitova, che va seriamente tenuta d’occhio.
Settembre 2019, quarti di finale degli US Open. Serena Williams contro Qiang Wang. La caccia al 24° Slam dell’americana continua con un roboante 6-1 6-0. Gennaio 2020, terzo turno degli Australian Open. Serena Williams contro Qiang Wang. La caccia al 24° Slam dell’americana si ferma. E lo fa nel modo più fragoroso: in tre set, sotto una valanga di errori e con tanti problemi di spostamenti, che hanno causato la maggior parte dei suoi gratuiti. E dire che la minore delle sorelle Williams era arrivata in buona fiducia a Melbourne, dopo aver vinto il suo primo torneo in tre anni, curiosamente appena il secondo WTA International (e suoi affini) in una carriera che l’ha quasi sempre vista competere a piani molto più alti. Continua a porsi, e resta a questo punto lecita, una domanda: è davvero arrivato agli Australian Open 2017 l’ultimo grido di gioia di Serena in uno Slam? Le ultime finali nei tornei maggiori, gli ultimi andamenti degli Slam, sembrano suggerire che, nonostante la voglia incessante di farcela, a questo punto le cose per lei siano veramente complicate anche dal tempo che passa. Lo scenario sembra ormai appartenere ad Ashleigh Barty, Karolina Pliskova, Simona Halep, una ritrovata Belinda Bencic e forse ancor più Bianca Andreescu.
Caroline Wozniacki si ritira. La notizia era nota, ma l’ha ufficializzata soltanto l’ultimo suo 15 giocato nel match contro la tunisina Ons Jabeur, peraltro prossima avversaria di Qiang Wang in un ottavo nel quale non parte chiusa. La danese lascia il tennis con uno Slam (proprio a Melbourne nel 2018), due anni chiusi al numero 1 del mondo, ed è stata in grado di lasciare un marchio in questo sport come una delle più felici interpreti di un tennis forse meno spettacolare, spesso difensivo, ma tremendamente efficace nelle sue versioni migliori. A fermarla, l’artrite reumatoide, che nella parte finale della carriera ha iniziato a darle problemi non indifferenti. Tantissimi gli attestati di stima da parte delle colleghe, a partire da quella Serena Williams sua amica di sempre più lunga data. Una nota va però fatta anche per Jabeur, che di tennis ne propone un altro, diverso, vario, a suo modo difficile da replicare. Chi se n’è accorta è stata la numero 1 del mondo, Barty, che ha speso parole molto belle per lei, sia dal punto di vista tennistico che da quello umano, elogiandone il buon carattere e la capacità di avere intelligenza sul campo. E poi la chiosa finale: “Lei è una persona che mi fa sorridere ogni volta che la vedo“.
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federico.rossini@oasport.it
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Foto: LaPresse