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Australian Open 2020: la solidità di Djokovic, la nuova rimonta di Federer. Barty e Kenin, per un tennis femminile diventato diverso
Novak Djokovic è il favorito numero uno del torneo. L’ha fatto capire fin dall’inizio e non ha mai smesso di lanciare segnali, in questi Australian Open: l’ultimo è arrivato poche ore fa, nei quarti di finale contro il canadese Milos Raonic. Un avversario, il numero 32 del seeding, che il serbo aveva già battuto per nove volte, riuscendoci anche la decima. A Melbourne, quando ha superato i quarti, non l’ha mai fermato nessuno. Ci hanno provato in molti: Roger Federer, Rafael Nadal, Andy Murray, Jo-Wilfried Tsonga, David Ferrer, Stan Wawrinka, Lucas Pouille. Una volta tra gli ultimi quattro, col pilota automatico o soffrendo, un modo per uscire vincitore l’ha sempre trovato. Stiamo parlando del favorito naturale del torneo, dell’uomo che ha fatto di Melbourne Park quasi casa sua e che tale vuole farla restare.
Djokovic partirà favorito nella cinquantesima sfida contro Roger Federer. Lo svizzero, va detto, è apparso fin dal terzo turno con poche chance di vincere il torneo, ma è riuscito a tornare in semifinale per la quindicesima volta, un record per l’Era Open su tutti e quattro gli Slam. Resteranno nella storia anche i sette match point annullati, cinque dei quali vedono la collaborazione di Tennys Sandgren. Lo stesso campione svizzero ha ammesso di aver avuto molta fortuna nello scampare al pericolo: l’americano, del resto, aveva saputo approfittare di un problema agli adduttori della gamba destra, che ha lungamente costretto Federer a limitare la propria pericolosità in vari aspetti del gioco. L’elvetico ha spesso abituato il mondo del tennis a delle imprese lontane dalla logica iniziale, soprattutto nella seconda parte di carriera, ma in quest’occasione sembra davvero essergli tutto contro: il tempo speso in campo, i set persi, il bilancio di 0-2 contro Djokovic nelle semifinali di Melbourne.
C’è un vento ormai nuovo nel tennis femminile. Al livello più alto possibile lo racconta Ashleigh Barty. L’australiana, numero 1 del mondo, sta facendo sognare i suoi connazionali, e anche questa notte ha saputo disinnescare il potente gioco di Petra Kvitova. La ceca, del resto, non ha più misteri per la miglior giocatrice del panorama femminile, che ci aveva perso le prime quattro volte e ci ha vinto le successive quattro, compresa quella di poche ore fa, in cui ha di nuovo disinnescato il gioco di un’avversaria che tende spessissimo a rischiare, e col rischio di Wimbledon ne ha vinti due, ma ha anche raccolto tanta incostanza nel tempo. Quel che conta, per Barty, è che la continuità la sa avere nei tornei più importanti. E, forse, è giunto il tempo di aggiungerne un altro al Roland Garros 2019.
Dall’altra parte della rete, nella notte italiana di giovedì, ci sarà l’americana Sofia Kenin. Potente, solida e con una dose di carisma che non guasta, la ventunenne nata a Mosca, ma statunitense a tutti gli effetti in quanto fin dalla più tenera età sul suolo a stelle e strisce, in un quarto in cui un ruolo non indifferente l’ha giocato la tensione ha saputo dimostrare la ragione della sua crescita nell’ultimo anno. Sarà interessante vederla di fronte a Barty, in un confronto che per le prime quattro volte ha visto vittoriosa l’australiana e nell’ultima, invece, ha fatto registrare il ribaltamento del risultato in quel di Wuhan. A Ons Jabeur va un grande onore delle armi, con la certezza che non sarà l’ultima volta che rivedremo la tunisina in un quarto Slam. La corsa della classe ’94 è appena iniziata, e un altro po’ di bel tennis da vedere è sempre un bel regalo da tenersi stretto.
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federico.rossini@oasport.it
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Foto: LaPresse