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Sci di fondo

“Avanzamento d’ufficio nelle sprint? Perchè no!” ‘L’ululato del Bubo’ con Fulvio Valbusa

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Il weekend di Dresda, dedicato alle prove sprint, è andato in archivio. In campo maschile Lucas Chanavat ha approfittato al meglio dell’assenza di Johannes Høslot Klæbo, mentre in casa Italia c’è grande rammarico per un contatto che ha eliminato Federico Pellegrino già in batteria. Fra le donne, invece, la svedese Linn Svahn continua a brillare di luce propria, proponendosi come una delle rivelazioni dell’inverno. È stato però un fine settimana caratterizzato anche dalle polemiche, soprattutto a causa dei ripetuti contatti che hanno caratterizzato sia la prova individuale che quella a coppie.

Andiamo, pertanto, a sentire le parole del campione olimpico di Torino 2006 Fulvio Valbusa, nel consueto appuntamento settimanale con “L’ululato del Bubo”, la rubrica di approfondimento e analisi dedicata allo sci di fondo.

Bubo, partiamo da quanto accaduto nel settore maschile. In contumacia di Klæbo, a Dresda Chanavat ha vinto con grande autorità. Un vero peccato non aver visto lo scontro diretto con Pellegrino, ma l’accaduto fa sorgere spontaneo un quesito. Premesso che Klæbo resta un gradino sopra tutti gli altri, forse alle sue spalle si è verificato un cambiamento nei valori. Il francese è diventato la prima alternativa al norvegese, scalzando Chicco da questo ruolo?
“Effettivamente Chanavat ha dimostrato di aver effettuato un salto di qualità, perché proprio in questa stagione si è trasformato da eterno piazzato ad atleta vincente. Sabato, peraltro, ha primeggiato in maniera imperiosa e ha palesato un carattere da dominatore, perché ha saputo farsi rispettare in ogni parte del tracciato. Ogni volta in cui Skar o Taugbøl hanno provato a metterlo in difficoltà, lui ha risposto prontamente. Il transalpino si è studiato il percorso e ha capito come muoversi, realizzando che era fondamentale restare sempre in testa, mettendo di conseguenza in mostra freddezza e meticolosità. Però non so se alle spalle di Klæbo ci sia effettivamente stato il cambio della guardia con Pellegrino. Non bisogna dimenticare che Chanavat e Chicco sono due atleti diversi. L’azzurro sa fare la differenza sui cambi di ritmo, mentre il francese gioca maggiormente sulla potenza e sulle sue lunghe leve. Il percorso può avvantaggiare l’uno o l’altro a seconda delle caratteristiche e Dresda sicuramente era più favorevole al transalpino”.

Passiamo al settore femminile. D’accordo, la pista avvantaggiava le atlete molto potenti, però va detto che Linn Svahn ha impressionato nuovamente in positivo. Con Stina Nilsson fuori gioco, pensi che possa essere una candidata per vincere la Coppa sprint? Lo stesso discorso vale per Anamarija Lampic, che appare maturata definitivamente. Insomma, dopo un lungo periodo di duopolio Nilsson-Falla, potrebbe esserci una ventata di aria fresca al vertice della sprint?
“Partiamo dal presupposto che Dresda è una gara molto particolare. Il tracciato è sui generis, poiché si sviluppa su due giri da 650 metri in un budello stretto che non permette alle atlete di esprimersi al meglio. Per questa ragione, sul lungo periodo non darei per spacciata Maiken Caspersen Falla. Non era una gara per lei, perché è abituata a fare la differenza su salite e cambi di ritmo, caratteristiche assenti nel contesto di sabato. Nella classifica sprint è lontana solo 47 punti dalla prima posizione, quindi è ancora pienamente in corsa per la Coppa di specialità. Detto questo, dovrà sicuramente guardarsi dalle concorrenti più giovani. Linn Svahn ha confermato di avere una prepotenza e una freddezza impressionanti per una ragazza della sua età. Deve ancora maturare, ma sabato ha corso divinamente. Probabilmente le è stato spiegato come impostare la sua tattica e lei ha saputo eseguirla in maniera perfetta. È sempre rimasta davanti, ha fatto valere la sua forza e si è portata a casa il successo. La voglio vedere su tracciati più impegnativi, ma sono convinto che potrà fare bene anche in salita. Riguardo Anamarija Lampic, devo dire che mi piace tantissimo, perché è un’atleta completa. Proviene da un Paese dalla grande tradizione per le sprint, come testimoniato da Petra Majdic, Vesna Fabjan e Katja Visnar. Inoltre è supportata da uno staff di primo livello. Secondo me l’apporto di Valentina Vuerich la sta aiutando parecchio nell’avere sempre materiali all’altezza. D’altronde è stata formata da suo padre Stefano, un mago nel preparare gli sci. Parlo per esperienza personale! Quindi Valentina ha probabilmente assimilato al meglio i segreti a lei trasmessi dal papà e, in questo modo, può fornire un bel turbo al già notevole motore di Lampic”.

Vuoi aggiungere qualcosa sulla squadra italiana?
“Sì, vorrei dire due parole. Innanzitutto penso si debba fare un’analisi sia su Greta Laurent che Lucia Scardoni. Due analisi di diverso tipo, sia chiaro. Riguardo Greta, bisognerebbe capire come sia possibile che non riesca a essere continua addirittura nell’arco della stessa batteria. Anche sabato ha fatto un giro a bomba, ma poi si è spenta improvvisamente, situazione peraltro già verificatasi in passato. È un peccato, perché il potenziale per arrivare costantemente in semifinale c’è, come dimostrato dalle qualificazioni. Sono convinto che le potrebbe bastare poco per fare un passo in avanti, diventando così una donna in grado di superare quasi sempre i quarti di finale. Su Lucia, invece, riprendo la mia idea di farne una specialista delle sprint. Però, affinché ciò avvenga, bisogna davvero lavorare con decisione in quella direzione perché a skating fa ancora tanta fatica. Infine, aggiungo che – a mio modesto parere – a fianco di Laurent e Scardoni sarebbe più produttivo lanciare in Coppa del Mondo qualche volto nuovo. Mi riferisco in particolare a Nicole Monsorno, una classe 2000 da testare nel fondo che conta. È giovane, non ha nulla da perdere e, sicuramente, per farle spazio non verrebbe lasciato a casa nessun fenomeno. Quindi, tanto vale permetterle di guadagnare esperienza e confrontarsi già da subito con le più forti”.  

Vorrei infine un tuo parere sui tanti contatti avvenuti del weekend, che hanno coinvolto anche atleti di primissimo piano quali Federico Pellegrino e Maiken Caspersen Falla. Di fatto protagonisti in grado di puntare alla vittoria si sono trovati eliminati, da incolpevoli, senza alcuna possibilità d’appello. Dunque, non ci troviamo di fronte a un buco regolamentare? Non sarebbe il caso di prendere spunto dallo short track, dove i contatti sono all’ordine del giorno, ed è previsto l’avanzamento d’ufficio di un atleta caduto a causa della scorrettezza di un avversario? Non è il caso di sabato, poiché Jouve non è stato sanzionato e quindi non ha commesso alcuna irregolarità, però quanto accaduto a Pellegrino permette di aprire un discorso di carattere generale in merito a una problematica che spesso si presenta in gare adrenaliniche come le sprint.
“È una considerazione interessante. Bisognerebbe effettuare uno studio in merito per analizzare quali sono i casi in cui un atleta può essere avanzato e quelli invece no. Per esempio, se un fondista si trova in una delle prime due posizioni e viene fatto cadere in maniera scorretta da qualcuno che si trova alle sue spalle, allora si potrebbe valutare l’ipotesi promuovere d’ufficio chi verrebbe eliminato. D’altronde avere sette finalisti o sette semifinalisti non sarebbe un grande problema. L’atleta in più potrebbe partire in seconda fila, dietro a uno degli altri sei. Chiaramente in primavera ci si dovrebbe sedere a un tavolo, ragionare per bene sulla situazione e valutare quali possono essere le eventualità in cui applicare la promozione d’ufficio. Non è assolutamente detto che si debba usare in ogni contatto, anzi sarebbe esagerato farlo, ma effettivamente credo che introdurre la possibilità di un avanzamento per decisione della giuria possa regalare uno strumento in più, che per di più aiuterebbe a garantire maggiormente i diritti degli atleti. D’altronde episodi del genere possono essere decisivi anche nell’ottica della corsa alla Coppa del Mondo di specialità. Se qualcuno la perdesse per una cinquantina di punti, proprio a causa di un’eliminazione nei quarti di finale dovuta a contatto in una gara in cui può salire sul podio, pagherebbe un prezzo davvero altissimo. Ragionando sull’argomento, mi viene un pensiero. Conoscendo Federico Pellegrino, proprio lui potrebbe farsi portavoce di una modifica di questo tipo…”.

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Foto: Davide Glatz

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