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Basket: è morto David Stern, per trent’anni commissioner della NBA

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All’età di 77 anni, e proprio all’inizio del nuovo anno, la NBA, e più in generale il basket, perde uno dei suoi protagonisti più conosciuti e acclamati: David Stern. L’ex commissioner della lega professionistica americana è morto; meno di venti giorni fa era stato ricoverato in ospedale per un’emorragia cerebrale per cui si era reso necessario un intervento chirurgico d’urgenza.

Nato a New York il 22 settembre 1942, si è laureato in Storia alla Columbia University nel 1963 e poi in Giurisprudenza alla Columbia Law School nel 1966. In quello stesso anno è entrato nello studio legale Proskauer Rose LLP, che si occupava allora come oggi con attenzione di problematiche legate allo sport. Il primo contatto con la NBA è avvenuto proprio in questo ambito e una delle prime cose cui ha contribuito è stata la fusione, avvenuta nel 1976, tra la NBA e la ABA, che per un decennio ha fatto da contraltare alla principale lega professionistica anche grazie a personaggi come Julius Erving.

Diventato responsabile dell’ufficio legale NBA nel 1978 e vicepresidente esecutivo nel 1980, è arrivato a prendere il ruolo di commissioner nel 1984, succedendo a Larry O’Brien nel ruolo e diventando il quarto in ordine temporale. A quel tempo la salute della lega era ben lontana dall’essere buona, con tanti giocatori che avevano conclamati problemi di droga, arene semivuote e finali che venivano trasmesse in differita dai principali network nazionali. Due delle più importanti innovazioni di Stern, già allora, furono l’introduzione dei test antidroga e il salary cap, che ancora oggi regge l’intero sistema NBA. Questi e altri elementi, uniti alla comparsa di giocatori diventati storici (Larry Bird e Magic Johnson, poi Hakeem Olajuwon, Charles Barkley e, soprattutto, Michael Jordan), hanno ridato alla lega una grande credibilità non soltanto negli States, ma anche a livello mondiale, trascinandola lentamente verso quello che è attualmente.

Durante i suoi trent’anni, dal 1984 al 2014, da commissioner, Stern ha giocato un ruolo attivo nella formazione del Dream Team originale, quello di Barcellona ’92, ha visto aumentare il numero di franchigie fino a 30, ha portato la NBA in giro per il mondo con esibizioni, McDonald’s Open, Europe Live Tour e via dicendo, ha iniziato ad aprire le frontiere americane a giocatori dal resto del mondo. Si è trovato di fronte a non meno di quattro lockout, di cui due abbastanza pesanti da causare l’interruzione parziale di altrettante stagioni, e a inizio Anni ’90, quando divenne di dominio pubblico la positività al virus HIV (ma non all’AIDS in quanto tale, differenza non colta allora e spesso non compresa nemmeno oggi) di Magic Johnson, si adoperò perché fossero messi in campo tutti gli strumenti possibili al fine di non trasformare il campione dei Los Angeles Lakers in qualcosa di simile a un demonio, date le scarse informazioni dell’epoca su virus e malattia.

Dopo trent’anni, ha ceduto il posto ad Adam Silver, che mantiene ancora oggi il ruolo di commissioner. Proprio lui, attraverso l’account Twitter della NBA, ha rivolto l’ultimo saluto al suo predecessore: “Per 22 anni ho avuto un posto a bordocampo per guardare David in azione. Era un mentore e uno dei miei più cari amici. Abbiamo speso lunghe ore insieme in ufficio, nelle arene e su aerei ovunque il gioco ci portasse. Come ogni leggenda NBA, David aveva straordinari talenti, ma con lui era sempre questione di cose fondamentali – preparazione, attenzione ai dettagli e duro lavoro. David prese la NBA nel 1984 con la lega a un bivio. Ma lungo il corso di trent’anni da commissioner, l’ha trasformata nella moderna NBA. Ha creato innovative partnership con i media e di marketing, asset digitali e programmi di responsabilità sociale che hanno portato il gioco a miliardi di persone nel mondo. A causa di David, la NBA è un marchio veramente globale, il che ne fa non solo uno dei più grandi commissioner di sport di sempre, ma anche uno dei più influenti business leader della sua generazione. Ogni membro della NBA è beneficiario della visione di David, della sua generosità e della sua ispirazione. Le nostre più vive condoglianze alla moglie, Dianne, ai suoi figli, Andrew ed Eric, e alla sua famiglia allargata, e condividiamo il nostro cordoglio con tutti quelli che hanno avuto la possibilità di conoscerlo“.

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Credit: Ciamillo

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