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Biathlon, Ruhpolding 2020: Eckhoff è diventata una macchina schiacciasassi. Wierer ha perso una battaglia ma non la guerra

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Con la ricca giornata domenicale che aveva in programma entrambi gli inseguimenti si è chiusa ieri a Ruhpolding la quinta tappa della Coppa del mondo 2019/2020 di biathlon. Terminate entrambe le tappe tedesche in Turingia e Baviera il circus si sposta ora in Slovenia per l’appuntamento di Pokljuka, l’ultimo prima del main event stagionale ovvero i Mondiali che si terranno a casa nostra, ad Anterselva. Andiamo dunque ad analizzare quanto successo alla Chiemgau Arena in questo lungo weekend durato cinque giorni, dove si sono svolte sprint e inseguimento di entrambi i sessi intramezzati dalle staffette.

SETTORE MASCHILE

Quando il gatto manca, il topo comincia a ballare. No, è decisamente riduttivo e ingeneroso effettuare questo tipo di paragoni con il sette volte vincitore della sfera di cristallo Martin Fourcade. Eppure è indubbio che da quando il norvegese Johannes Bø è sparito dalla scena per attendere la nascita del primogenito Gustav, il transalpino ha saputo svoltare la sua stagione e tornare ad essere quel cannibale che tutti ricordavano in passato. Probabilmente neanche i più rosei ottimisti avrebbero immaginato un inizio di 2020 di questo tipo per il catalano, reduce da quattro vittorie in altrettante competizioni individuali alle quali si aggiunge il trionfo a tutto tondo della staffetta di questa settimana. 78 bersagli centrati su 80 tra le due tappe tedesche e uno strapotere completamente ritrovato soprattutto dal punto di vista mentale. Non è ancora stato comunicato se Bø sarà della partita in Slovenia ma la speranza di tutti, adesso che il francese è tornato in sé, è quella di poter finalmente assistere quanto prima alla battaglia sul campo tra due dei più forti biathleti di sempre.

La classifica generale indica 133 punti di distacco tra i due, ai quali andranno sottratti a fine stagione due scarti tra le gare di Fourcade, ma al momento più che il pettorale giallo interessa davvero vederli battagliare spalla a spalla sul tracciato. Da Ruhpolding, però, emerge un altro “semi-vincitore”, che corrisponde al nome di Quentin Fillon Maillet. Il transalpino ha archiviato due secondi posti e si è dimostrato a tutti gli effetti essere il più pericoloso tra i tanti atleti che potevano giocare il ruolo di terzo incomodo. L’armata francese continua a produrre soldati di strepitosa qualità e con un Simon Desthieux sempre più solido, un Emilien Jacquelin che è ormai a tutti gli effetti un big e gli sprazzi di talento di Fabien Claude può dormire sogni tranquilli per un bel po’. Chi ha iniziato il 2020 sottotono è invece proprio quello che a dicembre sembrava il più in condizione. Tarjei Bø ha salvato la sua tappa con un ottimo inseguimento ieri ma i punti raccolti in terra tedesca sono pochissimi e il divario con Fourcade appare francamente impossibile da colmare.

Il nome nuovo del momento là davanti è quello di Vetle Sjåstad Christiansen, finito ai margini della squadra ad inizio stagione con l’ascesa di Johannes Dale ma che ha saputo reagire in maniera insperata diventando a tutti gli effetti improvvisamente l’unico norvegese a tenere testa ai francesi. Molto positiva anche la settimana di Benedikt Doll, capace di regalare ai propri tifosi l’unico podio del weekend nella sprint e ripetere poi l’ottima prova nell’inseguimento.

Il capitolo Italia è difficile da affrontare in questo caso. Dominik Windisch è stato senza dubbio il meno negativo, restando in zona punti in entrambe le prove nonostante qualche bersaglio mancato di troppo considerato il contesto di Ruhpolding. Thomas Bormolini non ha sfigurato al tiro, trovando lo zero giovedì e mantenendo discrete percentuali anche nelle successive giornate, tuttavia il suo passo sugli sci è apparso in grosso calo rispetto alle tappe precedenti e quindi è rimasto lontano dalle posizioni di prestigio. Lukas Hofer continua invece il suo momento da incubo, dove ha mancato 34 bersagli su 80 nelle ultime sei competizioni a cui ha preso parte. Inutile ribadire quanto il prossimo weekend diventi fondamentale per lui al fine di ritrovare sensazioni piacevoli al tiro e avvicinarsi ai Mondiali con un piglio diverso.

SETTORE FEMMINILE

Il contesto di Ruhpolding è sempre stato molto favorevole alla nostra Dorothea Wierer e poteva dunque rappresentare un’ottima chance per l’azzurra di difendere il pettorale giallo con il quale è arrivata in Baviera. Niente di più sbagliato, purtroppo. La marcia trionfale delle norvegese Tiril Eckhoff, che si era leggermente placata a Oberhof, è ripresa più spaventosa che mai e la ventinovenne nativa di Bærum non solo ha strappato la leadership alla portacolori azzurra ma ha saputo anche approfittare del suo inseguimento negativo per aprire un gap enorme in classifica. Sono arrivate altre due vittorie, tre contando la staffetta, qualcosa di inevitabile per una fondista del calibro di Eckhoff che riesce a mantenere percentuali di questo tipo. Parliamo di un 89% tondo da quell’ormai famoso inseguimento di Hochfilzen dove la sua favola è iniziata, e anche nel circuito femminile si sta cominciando a capire in queste settimane cosa significhi per tutti gli uomini avere a che fare con un J. Bø o un Martin Fourcade che sia da ormai otto anni a questa parte.

Wierer si è ottimamente difesa mercoledì, ha disputato un’eccellente frazione in staffetta venerdì ma ha, purtroppo bucato malamente entrambe le sessioni in piedi di ieri. Per la costanza dimostrata questa stagione il ventesimo posto finale è al momento nettamente uno dei due ipotetici scarti, ma l’impressione è che la prepotenza di Eckhoff stia lentamente entrando nella testa di tutte le altre. Sorride anche Hanna Öberg, tornata ai vertici per la prima volta in stagione con due podi di assoluta concretezza. Il passo sugli sci è ancora lontano dall’ottimale ma la condizione è certamente in grande crescita e (come spesso accade con la Svezia) per i Mondiali è lecito aspettarsi la migliore versione della classe 1996.

Allo stesso modo la slovacca Paulina Fialková pare sempre più convincente e si sta affermando come mastino da prime posizioni che può attaccare il podio in ogni circostanza. È difficile riuscire a ipotizzarla come favorita, ma in chiave podio il suo nome non può praticamente mai essere lasciato da parte. Da Ruhpolding esce invece con le ossa davvero rotte la norvegese Marte Olsbu Røiseland. Il suo bilancio alla fine parla di due top 10 a cui si aggiunge il successo in staffetta ma la ventinovenne di Oslo è stata letteralmente annientata nella sfida interna con la connazionale e coetanea sia sugli sci che al tiro e, considerata la tappa francese saltata, le sue speranze di Coppa sembrano ormai davvero sfumate del tutto.

Michela Carrara ha continuato a reagire molto positivamente alla pressione del massimo circuito, qualificandosi per l’inseguimento e reggendo mentalmente anche nella staffetta. Il passo sugli sci è in crescita, le percentuali sono basse ma non disastrose e la sua presenza ai Mondiali è ormai fuori da ogni discussione. Federica Sanfilippo ha brillato nella sprint salvo poi tornare in difficoltà sui quattro poligoni, ma il suo 2020 sta dando qualche segnale di luce, a differenza di Nicole Gontier. Chi preoccupa più di tutti, però, è naturalmente Lisa Vittozzi. La ventiquattrenne carabiniera di Sappada aveva rialzato la testa nella sprint dove era arrivata un’ottima prestazione sugli sci e la terza top 10 stagionale ma ancora una volta nella giornata perfetta per far quadrare il cerchio, ovvero ieri, tutte le incertezze al tiro sono riemerse prepotentemente fin dal primissimo poligono dove ha commesso quattro errori. Il blocco psicologico è evidente, un’atleta da 90% in carriera non può diventare improvvisamente da 80 ed è necessario impostare fin da subito un lavoro specifico per capire e risolvere il problema del primo colpo che ultimamente sembra catalizzare la maggior parte dei suoi errori.

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michele.brugnara@oasport.it

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Foto: LaPresse

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