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Ciclismo, la seconda giovinezza sudamericana di Oscar Sevilla

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Quando Oscar Sevilla otteneva il suo primo successo tra i professionisti, nella quinta tappa del Giro di Romandia 1999, Remco Evenepoel non era ancora nato. Oggi, oltre 20 anni dopo, il veterano spagnolo è là a lottare col giovane fenomeno belga per il successo finale della Vuelta a San Juan, la gara argentina che apre la stagione delle neonate Pro Series. Nonostante i suoi 43 anni, infatti, El Niño, proprio ieri, è stato capace di piazzarsi terzo nella cronometro della corsa sudamericana, mettendosi dietro ottimi specialisti come Oliveira, McNulty e Bodnar.

La carriera di Sevilla è sicuramente una delle più particolari nella storia recente del ciclismo. Sbocciato già nei primissimi anni da professionista, El Niño a 24 anni sfiorò il successo nella prestigiosa Volta Catalunya, mentre a 25, nel 2001, prima fu 7° e maglia bianca al Tour de France e, successivamente, perse la Vuelta all’ultima tappa, una cronometro, per mano di Angel Casero. Quella fu una botta morale terribilmente forte per lo spagnolo, il quale, negli anni successivi, non riuscì più a tornare su quei livelli, pur continuando a ottenere ottimi risultati. Nel 2005 passò alla tedesca T-Mobile, ma nel 2006 venne travolto dal ciclone dell’Operation Puerto e la sua carriera ad alti livelli finì praticamente là.

Dopo un paio d’anni nella folkloristica Rock Racing, formazione statunitense con cui farà le prime gare in America meridionale, nel 2010, a 33 anni, Oscar va a correre in Colombia e da quel momento inizierà per lui una vera e propria seconda giovinezza. Dopo aver già vinto la Vuelta a Mexico e il Clasico RCN, nel 2013 arriva il primo successo nella Vuelta a Colombia, gara regina del paese degli Escarabajos. La rivincerà nel 2014 e nel 2015. Nel corso delle ultime stagioni, oltretutto, nonostante le primavere che passano, non ha sfigurato nemmeno nelle poche occasioni in cui si è confrontato con i grandi del ciclismo contemporaneo.

Proprio alla Vuelta a San Juan Oscar arriva ininterrottamente sul podio dal 2017 e questo terzo posto a cronometro lo mette nelle condizioni ideali per ripetersi anche nel 2020. Ora dovrà superare l’ostacolo Alto Colorado che, a dire la verità, non sempra poi troppo ostico per El Niño, il quale non è mai uscito dalla top-5 negli arrivi sull’erta simbolo della gara argentina.

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luca.saugo@oasport.it

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Foto: Lapresse

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