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Ciclismo
Damiano Cunego e un nuovo lavoro: “I 4 rimpianti nella mia vita. Ciccone sulla scia di Nibali. Belgi e olandesi fanno paura”
Gli anni 2000 del ciclismo italiano e internazionale, sono stati segnati da un corridore veronese che, in punta di piedi, ha fatto la storia delle due ruote conquistando un Giro d’Italia, quello del 2004, quattro tappe alla Corsa Rosa, la bellezza di tre edizioni del Giro di Lombardia, un’Amstel Gold Race, e la medaglia d’argento ai Mondiali di Varese 2008. Stiamo parlando di Damiano Cunego, campione del mondo juniores nel 1999, diventato professionista nel 2002 con la Saeco, passato successivamente in Lampre, per poi chiudere la carriera, al termine dei Campionati italiani del 2018, in maglia Nappo-Vini Fantini. Un ragazzo con tanti rammarichi, tra soddisfazioni mancate e piazzamenti che gli stanno ancora stretti. Terminata la vita da corridore, Damiano si è reinventato preparatore di ciclismo seguendo amatori e giovani. Le due ruote non hanno mai dimenticato quello che ha il Piccolo Principe del ciclismo, e il bene che i suoi tifosi gli hanno sempre dimostrato, continua a farsi vedere sia in Italia che nel resto del mondo.
Hai qualche rimpianto per la tua carriera?
“Sicuramente ci sono quattro secondi posti di peso nella mia carriera. Secondo all’Alpe d’Huex in occasione del Tour de France del 2006, secondo in classifica generale al Tour de Suisse del 2011, poi il Campionato italiano del 2009 e infine il Mondiale di Varese 2008. Però quando giro per gli Stati Uniti o il Giappone, la gente ricorda me per il Tour e non per Varese 2008. Un motivo in più per dire che il Tour è stato importante è perché mi ha battuto Frank Schleck”.
Tornando indietro, lasceresti prima le velleità nei grandi giri per dedicarti alle classiche a tempo pieno?
“Non credo. Alla fine sono cresciuto sapendo che per preparare un grande giro, devi passare per forza anche per le Classiche per poter ottenere quella forma fisica dinnanzi alle grandi fatiche. Ad esempio la Liegi-Bastogne-Liegi e l’Amstel Gold Race sono 240 chilometri di corsa ognuna. Il Lombardia è a ottobre e ci arrivi con la condizione fisica ottenuta alla Vuelta a España”.
La tua vita di oggi nel mondo del ciclismo
“Sono preparatore di ciclismo, alleno maggiormente amatori; ma ho anche due giovani interessanti: Matteo Gaido che corre alla Giotti Palomar-Vittoria e Naoyuki Maehara che gareggia alla General Store di Verona, entrambe formazioni Professional. E poi sono ambassador per: Exept Bike, Buracia, Kabuto Helmet, Crono Team, Rosti, GS Alpi, Fun Active Tour, Stern Italia, KeForma l, Personalsport, e Shoukoh Japan. Attualmente ho anche in programma diversi training camp. Il primo sarà dal 30 aprile al 3 maggio ad Alassio”.
C’è un nuovo Cunego attualmente?
“Un Cunego attuale no, ma un sacco di ragazzi con talento sì”.
Come valuti il presente e il futuro del ciclismo italiano?
“Per il ciclismo attuale vedo gli atleti stranieri primeggiare su di noi. Sul piano leve future, confido molto nei nostri giovani che hanno talento. Ma fate attenzione ai belgi e agli olandesi: non scherzano. Vedete quei ragazzi di 7/8/9 anni che postano cose incredibili su strada, MTB e ciclocross? Ecco, sono tutti ragazzi che quando arriveranno ad essere professionisti avranno tecnica da vendere; e se ci mettono pure la voglia di arrivare per primi su una salita, o preparare una gara, danno filo da torcere”.
Ti piaceva il soprannome Piccolo Principe?
“Sì, ed è il soprannome che tuttora il mondo intero usa per chiamarmi”.
Il ciclismo di oggi è più pulito rispetto a 15/20 anni fa?
“Non lo so. Se ne occuperà chi è del mestiere. Però ho fatto delle recenti osservazioni molto importanti a riguardo, sul mio libro “Purosangue” edito da Baldini Castoldi con Tiziano Marino come autore”.
Quale sarà il 2020 di Vincenzo Nibali?
“Nibali rimarrà una garanzia e un punto di riferimento per l’Italia nei grandi giri e nelle Classiche nel 2020. È forte e sarà competitivo alla pari dei vari altri protagonisti europei. Vedo sulla sua scia Giulio Ciccone”.
Credi nel riscatto di Fabio Aru?
“Me lo auguro. Arriva da un paio di stagioni difficili, ed ora ha bisogno di fare quello che sa fare; ossia allenarsi e concentrarsi con metodo per essere pronto per le grandi salite”.
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@lisa_guadagnini
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Foto: Lapresse