Formula 1
F1, Ne parliamo con…Paolo Filisetti: “La Ferrari può essere competitiva nel 2020. Vettel-Leclerc? Vedo il tedesco in partenza”
Sono passati 13 anni dall’ultimo titolo del Mondiale piloti di F1 in casa Ferrari. Il finlandese Kimi Raikkonen, in quella rocambolesca gara di Interlagos (Brasile), conquistò l’ultimo iride della storia gloriosa del Cavallino Rampante. Un digiuno molto lungo per la scuderia di Maranello che il dominio della Mercedes ha contributo a rendere ancor più gravoso. L’era dei motori ibridi è concisa con l’egemonia della Stella a tre punte e la domanda è sempre la stessa: “Riuscirà la Rossa a vincere il campionato?”. Difficile sapere se nel Mondiale 2020, che scatterà il 15 marzo dall’Albert Park di Melbourne (Australia), vi sarà il ritorno ai vecchi fasti.
Indubbiamente, il target è complicato. Le Frecce d’Argento godono di una condizione ideale: pilota di riferimento super consistente (Lewis Hamilton), un team vincente e una macchina sempre affidabile e veloce. Del resto sei titoli non arrivano per caso. Ecco che la Ferrari ha tanti nodi da sciogliere. In primis gli aspetti tecnici: la nuova monoposto dovrà offrire un qualcosa di diverso in termini di sospensioni e di aerodinamica. La cronica difficoltà della SF90 a sfruttare gli pneumatici, legata a un bilanciamento non ideale, è la vera sfida di questo campionato. Si parla dunque di una macchina con un sistema di sospensioni particolare, con il terzo elemento idraulico in stile Mercedes (soluzione che poi sarà vietata nel Mondiale 2021), che cercherà di sviluppare molto più carico. E poi c’è anche la gestione interna dei piloti: il famoso dualismo Sebastian Vettel-Charles Leclerc come influirà? Di questi temi ci ha parlato Paolo Filisetti, nota firma de La Gazzetta dello Sport e persona altamente qualificata per affrontare un discorso su tali aspetti.
Paolo, partiamo dal progetto 2020 della Ferrari: la macchina avrà una filosofia completamente diversa. Sarà davvero possibile attuare questo cambiamento e rivaleggiare con la Mercedes?
“Si parte da dei dati oggettivi, che non sono le vittorie e la competitività in pista. Ci si riferisce a dati di calcolo e soprattutto alle cosiddette “mappe aerodinamiche”, ovvero alla distribuzione del carico nei vari punti della vettura. A seconda di dove è distribuito questo carico si ha un diverso bilanciamento aerodinamico tra la parte anteriore e il retrotreno della monoposto. L’anno passato le mappe dovevano gestire un carico che si non si era dimostrato sufficiente, ma perché quello era stato l’indirizzo che la squadra aveva deciso di seguire. In buona sostanza, tenuto conto della nuova ala anteriore, in Ferrari hanno scelto di privilegiare l’efficienza, ovvero la penetrazione aerodinamica (ergo la velocità di punta in rettilineo), rispetto alla velocità di percorrenza in curva, perché si riteneva che questo aspetto potesse dare un maggior differenziale in termini di performance. In realtà si era notato che chi si era mantenuto più conservativo (versione di avantreno leggermente sviluppata rispetto alla monoposto 2018) ha ottenuto dei riscontri migliori. Detto questo, credo che sia possibile riuscire a progettare una monoposto competitiva su basi diverse dalla precedente anche perché non è possibile farlo in corso d’opera. Le modifiche da attuare sono talmente tante e non riguardano solo l’aerodinamica. Se si ha a che fare con delle nuove mappe aerodinamiche, è necessario trovare anche un equilibrio dinamico quindi un sistema di sospensioni che gestisca la distribuzione di questo carico. Pertanto, quello che si è potuto notare nella seconda parte di stagione 2019, con l’introduzione del famoso pacchetto “Singapore” (un cape “ala di manta” sotto al musetto e il rifacimento del fondo vettura), può lasciar presagire qualcosa di buono. Un punto di partenza in vista di questa stagione, dal momento che le Pirelli a disposizione saranno quelle “2019” e quindi le informazioni in possesso possono portare a un progetto prestazionale, dovendo chiaramente trovare il bilanciamento ideale”.
Questioni tecniche ma anche gestionali. E’ evidente che la gestione dei rapporti tra Vettel e Leclerc non è semplice: entrambi vogliono vincere e sono poco propensi ad aiutarsi. Credi che anche quest’anno si possano ripetere alcuni spiacevoli episodi (vedi incidente a Interlagos)?
“Il discorso è semplice, sulla carta, ma non di facile attuazione nei fatti. Avere la monoposto veloce è imprescindibile e questo è chiaro. La stagione 2019 era complessa per la gestione dei piloti. Leclerc arrivava da debuttante e l’idea era quella che lui avrebbe dovuto imparare. Ci si è trovati, però, con una macchina che, proprio per le caratteristiche iniziali della Ferrari, si sposava decisamente meglio con lo stile di guida di Charles rispetto a Vettel. Quindi al di là di quelli che sono stati gli errori del tedesco, il monegasco è risultato essere più brillante del teutonico per motivi tecnici. Questo ha immediatamente sovvertito la scala dei valori, cioè il Team Principal Mattia Binotto si è trovato fin da subito una bella patata bollente di avere un pilota “semi-debuttante” con prestazioni di prima guida e la prima guida in netta difficoltà. Quindi la gestione è criticabile perché all’inizio si voleva sacrificare Leclerc per mantenere lo status quo (viene in mente il GP della Cina ndr.) e poi quando è stato possibile per Charles sovvertire la situazione, al ragazzino del Principato sono stati perdonati degli atteggiamenti tra cui quello di Monza che di fatto facevano gridare vendetta. Un escalation di tensione che poi ha portato all’episodio del Brasile, ma forse è quello è stato un po’ una “catarsi”. A Interlagos, la squadra aveva acquisito il secondo posto nella classifica costruttori, quindi nulla avrebbe creato danno. In quel momento uno ha cercato di far vedere all’altro di non avere soggezione psicologica, quindi entrambi sono responsabili dell’incidente. Io, però, la vedo anche in maniera positiva perché regolare i conti in pista può favorire una presa di coscienza di questa coesistenza, come le recenti dichiarazioni di Leclerc confermano. Quindi io non credo che la situazione “brasiliana” si ripeterà”.
Dunque, questa coppia potrebbe continuare anche nel 2021?
“Le due conferme di Leclerc fino al 2024 in Ferrari e di Max Verstappen in Red Bull (fino al 2023 ndr.) sono l’emblema di una certa stabilità. Onestamente credo sia difficile che la coesistenza tra Sebastian e Charles possa continuare, ma bisogna considerare quali potranno essere le alternative. Si vedrà nel corso della stagione cosa dirà la pista perché la scelta sarà tanto legata anche a questo. Tuttavia, ritengo più probabile un addio di Vettel e non escluderei un suo ritiro, guadando con attenzione cosa vorrà fare Lewis Hamilton, anche se pare anche lì si vada verso una conferma“.
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giandomenico.tiseo@oasport.it
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Foto: LaPresse