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Sci di fondo

“Federico Pellegrino sa già dove lavorare per prendere medaglia ai Mondiali 2021” ‘L’ululato del Bubo’ con Fulvio Valbusa

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La Coppa del Mondo di sci di fondo ha mandato in archivio la tappa di Oberstdorf. In campo maschile prosegue la sfida stellare tra Alexander Bolshunov e Johannes Høsflot Klæbo, con il russo che è riuscito a incrementare ulteriormente il proprio margine di vantaggio sul norvegese. Invece fra le donne riflettori della ribalta per Therese Johaug, sempre più dominante, e Natalia Nepryaeva, la quale si candida a un futuro da star. In casa Italia buone indicazioni dagli uomini, mentre nel settore femminile è mancato qualcosa.

È pertanto giunto il momento di andare a sentire le opinioni di Fulvio Valbusa nella consueta rubrica settimanale “L’ululato del Bubo”.

Bubo, partiamo inevitabilmente dal braccio di ferro tra Alexander Bolshunov e Johannes Høsflot Klæbo. Ancora una volta è stato il russo ad avere la meglio e, ormai, sono diverse settimane che si verifica questa situazione. Dimmi la verità. Ritieni ancora il norvegese favorito per vincere la Coppa del Mondo?
“Stiamo assistendo a un grandissimo duello e, al riguardo, voglio essere sincero. Come hai giustamente ricordato, fino a settimana scorsa vedevo Klæbo in vantaggio. Tuttavia, per quanto mi riguarda, la tappa di Oberstdorf ha ribaltato la situazione. Bolshunov ha fatto la differenza nella gara distance ed è stato molto competitivo anche nella sprint. D’accordo, su un terreno favorevole, perché il tracciato era duro e si gareggiava in classico, ma ha comunque raccolto un settimo posto che pesa. Invece Klæbo ha completamente bucato lo skiathlon e, di conseguenza, ha perso nell’arco del weekend ben 76 punti rispetto al russo. Quindi, il mio favorito per la conquista della Sfera di cristallo cambia, perché secondo me adesso è Bolshunov ad avere il coltello dalla parte del manico.  È vero, ci sono ancora tante sprint, ma il vantaggio di 235 punti inizia a essere importante e soprattutto il Tour Scandinavo gioca in favore di chi è attualmente in testa alla classifica generale. Quindi, magari andrò in controtendenza con svariati pareri, ma a questo punto la lancetta del mio barometro si è spostata verso il russo”.

Passiamo alle vicende di casa Italia. A me Federico Pellegrino è piaciuto parecchio. Tu cosa ne pensi?
“Ha fatto una grande gara. Klæbo non poteva essere battuto, soprattutto su un tracciato duro e selettivo sul quale si è trovato a meraviglia. D’altronde in finale ha sfruttato quattro pattinate secche nel curvone largo dopo una discesa per passare dalla pancia del gruppo alla sua testa in quattro e quattr’otto, approcciando così davanti a tutti una delle tre salite che gli ha permesso di fare il vuoto. Però la quarta posizione di Chicco vale tantissimo, soprattutto perché l’ho visto pimpante come nei tempi migliori. È stato bravissimo a tenere i norvegesi in salita con una frequenza incredibile. Per conquistare il podio, oltre a un po’ di cattiveria in quel famigerato curvone, gli sono mancati i 100 metri finali, ma si sapeva che su un arrivo veloce come quello di domenica avrebbe fatto più fatica dei norvegesi. In una dirittura conclusiva del genere gli scandinavi hanno qualcosa in più, perché riescono a generare velocità con la loro potentissima scivolata spinta. Oltre a Klæbo, Valnes mi ha fatto paura. Quindi, quanto accaduto è stato salutare, perché sicuramente Federico ha capito che, in vista della sprint iridata dell’anno prossimo, per conquistare una medaglia sarà necessario lavorare sull’alta velocità in fase di spinta proprio per colmare il gap con i norge negli ultimi 150 metri”.

Quali sono le tue opinioni su De Fabiani? Dopo Nove Mesto, forse ci si poteva aspettare qualcosa di più?
“Ti dirò la verità, credevo che De Fabiani potesse fare meglio. Bene nella prima metà gara, quella in classico, perché ha tenuto 15 km alla grande. Dopodiché è completamente mancato in pattinaggio. Secondo me ha patito più degli altri il cambio di sci e di tecnica. Comunque il bilancio è discreto, soprattutto considerando la sua condizione solo un paio di settimane fa. Ha detto di essere molto soddisfatto della sua prestazione in alternato, quindi penso si possa guardare comunque con fiducia al prosieguo dell’inverno”.

Vorrei un tuo giudizio sulla prova dei due giovani portati a Oberstdorf, ovvero Simone Daprà e Paolo Ventura.
“Mi sono piaciuti molto. Li ho visti grintosi e determinati. Quindi, per quanto mi riguarda, sono promossi. Chiaro, devono prendere ancora le misure con la Coppa del Mondo, ma a mio modo di vedere si sono meritati il biglietto per il Tour scandinavo perché hanno dimostrato di poter fare la loro figura nel massimo circuito. In generale, se sarà necessario fare delle scelte, ritengo più produttivo puntare su di loro, piuttosto che tentare di riscaldare sempre le solite minestre”.

A proposito di giovani, non sarebbe il caso di dare una chance anche a Luca Del Fabbro?
“Credo di sì. Si è distinto ai Mondiali junior dello scorso anno e in molti parlano bene di lui perché ha un gran fisico. Proprio alla luce di quanto mostrato da Daprà e Ventura, io gli darei una possibilità per il Tour scandinavo. D’altronde, trovandosi in Coppa del Mondo proprio assieme agli altri due giovani, potrebbe essere stimolato in positivo. Anche perché, per quanto visto sinora, non ruberebbe il posto a nessuno, nel senso che per fargli spazio non verrebbe lasciato a casa alcun fenomeno”.

Passiamo alle donne. Cosa vuoi dire su Therese Johaug?
“Che è stata dominante! Il tracciato dello skiathlon era favorevole alle sue caratteristiche, ma non certo fatto su misura per lei. È vero, comprendeva tante salite, ma non dimentichiamoci che dove c’è una salita, poi c’è anche una discesa! In quel frangente, se non hai chili da buttare giù, perdi terreno rispetto alle altre. Infatti Theresina ha vinto bene, ma ha dovuto impegnarsi sino in fondo. Del resto lei sa pattinare benissimo, perché facendo tanta frequenza non va mai a spingere fino alla fine, tenendo lo sci sempre molto piatto e generando velocità. Quindi ha inanellato un altro successo. La Coppa del Mondo è in ghiaccio, ormai il suo obiettivo è quello di stabilire il record di vittorie in una singola stagione”.

Però il weekend ha visto brillare anche Natalia Nepryaeva, per la quale tu hai una gran passione…
“Nepryaeva mi è piaciuta tanto e nella sprint mi ha sorpreso, perché ha messo in mostra uno strapotere davvero inaspettato. D’accordo, aveva degli sci velocissimi che l’hanno aiutata a fare ciò che voleva, però la frequenza e la potenza degli ultimi 100 metri sono stati comunque impressionanti. Ha saputo sfruttare al meglio la sua grande forza, abbinandola alla sua splendida sciata in tecnica classica, dove è sempre compostissima e sontuosa a vedersi”.

Capitolo Italia. Diciamo che le azzurre non hanno brillato…
“Permettimi di essere sincero. Sabato mi aspettavo di più da Anna Comarella, che invece ha patito in tecnica classica. Non l’avrei mai detto, ma invece è successo. Amen, anche le controprestazioni fanno parte del processo di crescita. Tra le giovani Francesca Franchi invece deve lavorare tanto. Diamole comunque altre possibilità, proprio perché prenda le misure con il massimo circuito. Vorrei però approfondire il discorso legato a Lucia Scardoni, che secondo me poteva fare molto di più. In una sprint a tecnica classica e su un arrivo del genere poteva arrivare in semifinale. Invece è uscita male in batteria. Il suo problema è l’incostanza, perché alterna exploit incredibili a prove molto opache. Forse le manca ancora quel pizzico di convinzione. Pensavo l’avesse acquisito in Val di Fiemme, invece viaggia ancora a corrente alternata. Secondo me non è una questione fisica, ma psicologica”.

Chiudiamo con un tuo giudizio sulle piste di Oberstdorf, dove l’anno prossimo si assegneranno i titoli iridati.
“Bellissime, mi piacciono tantissimo. Anzi, le ho sempre gradite, perché erano dure e toste già nell’ultimo Mondiale, quello del 2005, quando il sottoscritto si mise al collo l’argento nella 15 km. Quindi, su tracciati del genere, aspettiamoci anche un gran Mondiale 2021, molto spettacolare”.

Dove vedi meglio gli azzurri?
“Sprint e team sprint sono da segnare con il pennarello rosso. Di Chicco ho già detto, secondo me la medaglia è possibile anche a tecnica classica. Certo è che su un tracciato così duro anche De Fabiani può fare molto bene. Penso soprattutto alla team sprint a skating, dove ne vedremo delle belle, perché su una pista del genere bisognerà schierare uno sprinter e un uomo distance. Quindi, in quest’ottica, noi potremmo essere attrezzati alla grande”.

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Foto: Davide Glatz

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