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“Fourcade ed Eckhoff, guardate quanto conta la testa! Wierer ora insegue” ‘Bersaglio Mobile’ con René Laurent Vuillermoz

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La Coppa del Mondo di biathlon ha affrontato la tappa di Ruhpolding. In campo maschile Martin Fourcade ha proseguito il suo filotto vincente, avanzando la propria candidatura alla conquista della Sfera di cristallo. Fra le donne, invece, Tiril Eckhoff ha coronato il suo lungo inseguimento nei confronti di Dorothea Wierer, strappandole il pettorale giallo.

È dunque giunto il momento della settima puntata di “Bersaglio Mobile”, rubrica di approfondimento e analisi tenuta in collaborazione con l’ex biathleta azzurro René Laurent Vuillermoz.

René, partiamo come sempre dal settore femminile. Da tempo Tiril Eckhoff recuperava punti su Dorothea Wierer e, in quel di Ruhpolding, è finalmente riuscita a superarla. Settimana scorsa avevi indicato quattro pretendenti alla Sfera di cristallo, ma le gare bavaresi sembrano aver bocciato sia Marte Røiseland-Olsbu che Denise Herrmann. Sei d’accordo?
“Sì, perché sono rimaste in due. Le altre mi sembrano ormai troppo staccate per sperare di rimontare sia su Eckhoff che su Wierer”.

Anche Öberg, risalita sino al terzo posto della classifica generale?
“Ha disputato due belle gare, ma non dimentichiamoci che la Svezia gareggiava di fatto in casa. Ruhpolding è il loro centro federale al di fuori della Scandinavia. Non a caso le svedesi hanno concluso seconde in staffetta, piazzando poi tre donne fra le prime cinque nell’inseguimento. Al di là di questo fatto, 159 punti di ritardo da Tiril e al tempo stesso 117 da Dorothea sono veramente tanti da recuperare. Secondo me troppi. Se il discorso vale per Öberg, figuriamoci per le altre, che sono ancora più indietro”.

La verità è che se Tiril Eckhoff continuerà a sparare in questo modo, allora sul lungo periodo non potrà essere battuta. Le sue percentuali sono di colpo migliorate esponenzialmente. Secondo te quanto ha inciso la psiche su questa improvvisa maturazione?
“Partiamo dal presupposto che la psiche conta tantissimo in qualsiasi sport di resistenza. Senza la testa non si arriva da nessuna parte, perché è grazie a essa che tieni duro quando le gambe ti bruciano o riesci ad agganciarti a qualcuno che ti sorpassa. Al tempo stesso è fondamentale mantenere concentrazione quando si è soli in pista, perché altrimenti si rischia di girare a vuoto. In più nel biathon c’è anche il tiro, dove la componente mentale è fondamentale. In quei trenta secondi in cui si è al poligono, nella testa dell’atleta passano mille pensieri. Evidentemente Eckhoff ha trovato quel quid necessario ad avere fiducia in sé stessa, permettendole di far scattare quella benedetta molla che le ha consentito di esprimere appieno il suo potenziale. In tal senso è evidente che il rapporto con Patrick Oberegger l’ha aiutata tantissimo. Se si ha fiducia nel proprio tecnico e si è in forma, allora tutto gira automaticamente per il verso giusto”.

A proposito di aspetto mentale, che ci dici di Martin Fourcade?
“Ha dimostrato di essere fortissimo e credo che il fatto di aver ammesso pubblicamente di patire Johannes Bø gli abbia consentito di togliersi un peso. Ha vinto sia la sprint che l’inseguimento, ma sono stati due successi completamente diversi. Giovedì ha dovuto sudarsela fino in fondo, perché Fillon Maillet gli ha tenuto testa alla pari. La chiave dell’affermazione è stata quella di sparare più velocemente del solito, aggredendo il poligono soprattutto a terra. Al contrario, nell’inseguimento ha corso da padrone, lasciando che la gara gli venisse incontro. Si è comportato da calcolatore, aspettato pazientemente l’errore di Quentin e badando soprattutto a gestire il poligono. Insomma, a Ruhpolding Martin ha dimostrato di essere tornato a livelli altissimi sul piano psicologico. Fisicamente, invece, non è ancora quello di una volta e forse non lo sarà mai più. Però, con questa testa, può essere vincente comunque”.

Per Fourcade il vantaggio su Johannes Bø è di 133 punti e restano 13 gare. Riuscirà a gestire questo margine, oppure il norvegese potrà rimontare?
“Mi limito a dire che chiunque si porterà a casa la Coppa del Mondo, se la sarà meritata. Se sarà Johannes, allora avrà dimostrato di essere indiscutibilmente il più forte. Se invece sarà Martin, allora sarà stato bravissimo a cogliere la grande occasione presentatasi davanti a lui”.

Passiamo al capitolo Italia. Wierer a parte, la tappa di Ruhpolding non ha regalato grandi soddisfazioni. Quali sono i tuoi pensieri al riguardo? Partiamo dalle donne.
“Francamente vedere Lisa in queste condizioni mi fa male. Personalmente, se fossi in lei, non andrei a Pokljuka e mi prenderei una settimana di pausa per resettare il cervello, staccando completamente la spina dal biathlon. Dopodiché comincerei a preparare con calma i Mondiali. Ormai ambizioni di classifica generale non ce ne sono più, quindi saltare delle gare non sarebbe un problema”.

Altri pensieri sul settore femminile azzurro?
“Sì, vorrei dire due parole su Michela Carrara. È agli esordi e sta facendo esperienza, per questa ragione non va né messa in croce quando va male, né osannata quando fa bene. Bisogna avere equilibrio in entrambi i sensi e darle un po’ di tempo per trovare la sua dimensione in Coppa del Mondo. In generale, vorrei sottolineare che secondo me tutte le ragazze hanno dovuto fare i conti con sci più lenti della media, soprattutto nell’inseguimento. Al riguardo bisogna ricordarsi di un fatto. Se sei all’80% fisicamente e i materiali sono al 120%, allora puoi vincere comunque. Al contrario, se sono gli sci a essere all’80%, puoi anche essere al 120% dal punto di vista fisico, ma non vincerai mai”.

Invece cosa ci dici sull’Italia maschile? Ti voglio lanciare un tema e cioè le percentuali in piedi di Lukas Hofer, che non erano così deficitarie da più di un decennio. I suoi problemi alla schiena sono una brutta spada di Damocle in vista dei Mondiali?
“Se i guai nel tiro in piedi sono veramente causati dalla sua ernia, allora farebbe bene a saltare Pokljuka per riposare e prendersi tutto il tempo necessario per contenere questo disturbo in vista dei Mondiali, che sono chiaramente l’obiettivo primario della stagione. Per il resto non c’è molto da dire, sappiamo cosa passa il convento. Windisch è capace di esplodere da un momento all’altro, come già fatto più volte in passato. Bormolini sta disputando una stagione fatta di alti e bassi con alcuni picchi notevoli, mentre Cappellari è obbligato a difendersi al tiro perché con il suo passo sugli sci, in Coppa del Mondo si fa tantissima fatica”.

Infine vuoi aggiungere qualcosa sui risultati dei Giochi olimpici giovanili di Losanna? Sapevamo già della medaglia d’argento nella prova a coppie, però è arrivato anche l’oro nella staffetta mista.
“È interessante notare come anche a livello giovanile l’Italia riesca a ottenere risultati di peso nelle gare a squadre. Questo è sicuramente molto incoraggiante in ottica futura. Dunque complimenti a Martina Trabucchi, Linda Zingerle, Nicolò Betemps e Marco Barale perché hanno ottenuto un risultato che può dare loro grande fiducia per il proseguo della loro crescita”.

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paone_francesco[at]yahoo.it

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Foto: La Presse

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