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Kobe Bryant come Ayrton Senna: un mito sportivo reso immortale da uno schianto

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Un senso di vuoto: è questo quanto si prova in questo lunedì mattina così particolare. Kobe Bryant, l’ex stella del basket americano, non c’è più. Un incidente a bordo di un elicottero, nei pressi di Los Angeles, ce l’ha portato via, condividendo questo infausto destino con sua figlia Gianna e altre sette persone. Un epilogo tragico, difficile da accettare per chi si credeva imbattibile, incrollabile, più forte di tutto e di tutti.

Sgomento, amarezza, tristezza albergano nei cuori di chi non è solo appassionato di pallacanestro, ma di sport e ama la vita. La perdita di Bryant è qualcosa, infatti, che va al di là della specificità sportiva. E’ un evento che unisce tutti in un grande dolore, per l’icona che l’atleta rappresentava. Cinque titoli NBA (2000, 2001, 2002, 2009 e 2010) due le Finals perse, 2 ori olimpici con il Team Usa, 11.388 canestri realizzati dal campo, 6.166 assist in stagione regolare, 17 volte selezionato per l’All Star Game e 81 punti realizzati contro i Raptors nel gennaio 2006. Sono solo parte di statistiche e numeri freddi che descrivono un giocatore che ha scaldato il cuore di tutti.

Ebbene, l’incidente e il dolore riportano alla mente altri personaggi iconici che fanno parte ormai di una realtà metafisica. Il riferimento è ad Ayrton Senna e al suo crash del 1° maggio del 1994. Nel corso di quel weekend di F1 così amaro e sfortunato di Imola (ricordando la morte di Roland Ratzenberger del giorno precedente), il tre volte campione del mondo brasiliano si schiantò all’esterno della curva del Tamburello e lì la sua avventura terminò. Un epilogo tragico che elevò Ayrton a figura di riferimento. Lo stesso destino, seppur in un contesto diverso, per Kobe. Lui non rischiava la vita sui circuiti di tutto il mondo, ma dava tutto se stesso per trasmettere valori di squadra e di condivisione. In nome di quella passione oggi ci ritroviamo a ricordare chi non c’è più per far sì che la morte più che toglierci qualcosa renda indelebile il ricordo di ciò che è stato.

 

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Foto: LaPresse 

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