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“L’ammissione di Fourcade gli fa grande onore” ‘Bersaglio Mobile’ con René Laurent Vuillermoz

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La Coppa del Mondo di biathlon è ripartita da Oberhof, in Germania. In campo femminile Dorothea Wierer ha difeso il pettorale giallo, vedendo però ridursi ulteriormente il proprio margine di vantaggio su Tiril Eckhoff. Invece, tra gli uomini, l’assenza di Johannes Bø ha permesso a Martin Fourcade di brillare come non capitava da tempo.

È dunque giunto il momento della sesta puntata della rubrica “Bersaglio Mobile”, tenuta in collaborazione con l’ex biathleta azzurro René Laurent Vuillermoz in merito a quanto accaduto, poiché i temi di riflessione della prima tappa del 2020 sono molto interessanti.

Renè, cominciamo dal settore femminile. A Oberhof Wierer ha mantenuto il pettorale giallo, ma Eckhoff si è avvicinata ulteriormente. In classifica generale tutte le altre sono staccate. A questo punto la lotta per la Coppa del Mondo è già ristretta a loro due? Oppure vedi altre pretendenti?
“Quelle di Oberhof sono state gare in condizioni particolari e Dorothea ha corso con la testa, difendendosi alla grande. Però Tiril le ha rosicchiato ancora qualcosa e ormai sono appaiate. Sicuramente loro sono le principali candidate alla Sfera di cristallo, ma io ne aggiungerei altre due. In primis Marte Røiseland-Olsbu, perché secondo me quest’anno è cresciuta rispetto al passato e potrebbe dare fastidio sino in fondo. D’accordo, ha circa 150 lunghezze di ritardo dalle prime, ma ha anche saltato tre gare e la sua media/punti è al livello di quella di Wierer ed Eckhoff. La stagione è ancora lunga e sono convinto che potrà mettere paura a tutte. Inoltre tenderei a non sottovalutare Denise Herrmann. Nel suo caso i punti di distacco dalla testa sono un centinaio, però ha completamente bucato la tappa di Hochfilzen, quindi come Røiseland-Olsbu non avrà alcuno scarto. Per il resto si è quasi sempre classificata fra le prime sei. Ora come ora è una dark horse, come direbbero in America, e con questo rendimento potrebbe venire fuori alla distanza, soprattutto se dovesse crescere di colpi strada facendo, come accaduto durante l’inverno passato. Ecco, credo che Oberhof abbia determinato questa scrematura, riducendo a quattro il numero di pretendenti per la Sfera di cristallo”.

È evidente come manchino due nomi, che peraltro alla vigilia dell’inverno erano le nostre principali favorite. Parlo di Hanna Öberg, che ora come ora sbaglia troppo, e soprattutto di Lisa Vittozzi. A Oberhof forse si è visto qualche segnale positivo, ma sul discorso Coppa del Mondo ci mettiamo una croce sopra?
“Guarda, se si vuole essere positivi allora diciamo che abbiamo visto qualche passo avanti. Io però non lo dico con convinzione”.

Quindi non lo dici…
“Sinceramente? Io non ho visto miglioramenti. In particolare mi preoccupano le sue performance nell’ultimo giro, sia nella sprint che nella mass start ha fatto tantissima fatica. Soprattutto è stato sorprendente vederla quasi remissiva nella partenza in linea, proprio lei che nelle gare sull’uomo non molla mai. Insomma, per poter essere quantomeno ottimista, mi aspettavo qualcosa in più”

Passiamo al resto della squadra azzurra. Sui social network si sono lette molte polemiche in merito alle convocazioni e performance di chi ha gareggiato a Oberhof. Tu, che hai seguito da vicino il processo di selezione, che opinione hai in merito?
“A Forni Avoltri Federica ha fatto una bella sprint. Poi a Oberhof ha sparato male a terra, mentre in staffetta ha avuto un tarlo. La prova a squadre è così, appena entri in difficoltà i pensieri negativi si sommano e inizi a far fatica. In passato, invece, ha dimostrato di saper fare la differenza in positivo. Cadiamo sempre lì, il discorso è trito e ritrito. Paghiamo la mancanza di ragazze solide al tiro, eccezion fatta per Alexia Runggaldier. Tuttavia, non possiamo certo accantonare a cuor leggero Sanfilippo e Gontier, soprattutto considerando come il livello complessivo delle altre sia comunque inferiore. Alla fine questo è quello che passa il convento, non possiamo inventarci nulla di diverso.”.

Cosa ci dici sull’esordio di Michela Carrara?
“Considerate le sue potenzialità attuali, è stato ottimo. Esordire a Oberhof non è facile, parlo per esperienza personale. Lei ha reagito bene, anche se per adesso è ancora indietro rispetto a Nicole e Federica per quanto riguarda la velocità sugli sci. Bisogna darle tempo e modo di crescere. Perché ciò avvenga nel migliore dei modi, penso che l’ideale sia lasciarla lì dove l’abbiamo vista nel weekend, ovvero in Coppa del Mondo”.

Archiviamo il discorso femminile e passiamo al settore maschile. Senza Johannes Bø, Martin Fourcade è tornato improvvisamente il dominatore del passato, battendo nettamente tutti quegli atleti che gli erano vicini nel mese di dicembre. Lo stesso Martin ha ammesso che l’assenza del norvegese gli ha permesso di impostare le gare a piacimento, rendendogli tutto più facile. Quali sono i tuoi pensieri in merito?
“L’ammissione di Martin mi ha stupito. Parliamo di un atleta che ha vinto cinque ori olimpici e otto Coppe del Mondo, dimostrandosi anche spavaldo e a tratti sbruffone. Proprio per questo non mi aspettavo che, dopo una vittoria, riconoscesse pubblicamente di subire la presenza di un altro fuoriclasse. La cosa gli fa davvero onore”.

Però ti lancio un quesito. A Oberhof Martin ha dimostrato di avere margine rispetto a tutti gli altri, un margine che però non si era visto nelle gare di dicembre. Dunque ti chiedo se, una volta che Johannes tornerà in azione, a Fourcade non convenga impostare tutte le gare come se Bø non ci fosse, mettendosi nell’ordine delle idee di arrivare secondo. In questo modo potrebbe comunque raccogliere tantissimi punti per la classifica generale, approfittando al meglio dei passaggi a vuoto dello scandinavo.
“Però forse lui si rifiuta di gareggiare per il secondo posto, perchè non fa parte del suo essere! Guarda che non è facile affrontare una gara con questo pensiero. Anzi, in realtà non si parte mai per arrivare secondi. Io stesso partivo per vincere, anche se sapevo di avere poche possibilità! Se io avevo questo approccio, figurati Martin Fourcade! Secondo me, Martin sa che quando Johannes è in pista, lui non ha alcuna possibilità di sbagliare. La situazione da un lato gli piace e lo stimola, perché è una nuova sfida, ma dall’altra gli toglie tranquillità, portandolo a essere più teso e più falloso. Probabilmente per lui è difficile gestire la cosa. A Oberhof il francese l’ha ammesso candidamente, dicendo che senza Bø può impostare il suo ritmo come preferisce. Invece, quando il norvegese è al cancelletto, sa di dover partire a tutta perché, evidentemente, per uno come lui è inaccettabile arrivare al primo intertempo con 7-8 secondi di ritardo. E, per quanto mi riguarda, è un sentimento più che comprensibile”.

D’accordo, ma qui si parla appunto di vincere la Coppa del Mondo! Forse Martin non vuole assumere una strategia attendista, gareggiando sulla difensiva per una questione di mero orgoglio? Preferisce provare a giocarsela alla pari con Johannes in ogni gara, accettando il rischio di sbagliare più del solito al poligono, arrivando sesto/settimo, piuttosto che darsi per vinto in partenza e mirare al secondo posto, sperando che l’altro abbia un passaggio a vuoto?
“Ho capito cosa mi vuoi dire, ovvero che se Martin corresse con la consapevolezza di non poter battere Johannes, allora paradossalmente finirebbe per avere più possibilità di vincere la Coppa del Mondo, soprattutto se dovesse fare un bel buco rispetto allo scandinavo in quel di Ruhpolding, dove ha sempre corso molto bene. È un pensiero interessante, forse lo capirà da solo. Bisogna vedere se lui potrà accettare di tenere un profilo basso, seguendo la filosofia del ‘faccio il mio e poi vediamo cosa succede’”.

Capitolo Italia. C’è qualcosa da dire? A parte che la cosa migliore da fare sarebbe lasciarsi alle spalle rapidamente questa tappa?
“Purtroppo la situazione è questa, se vengono meno i due big si fa fatica. È fisiologico sbagliare gare, se capita in contemporanea sia a Hofer che a Windisch, allora si raccoglie poco. Però almeno una cosa positiva l’abbiamo vista, la frazione di Bormolini in staffetta, dove si è reso protagonista di un vero numero”.

Passiamo al contesto di Oberhof. Per mettere in piedi questa tappa si sono fatti i salti mortali, ma come sempre le condizioni atmosferiche sono state pessime. Inoltre si sono viste alcune lacune organizzative, vedi le protezioni di fortuna installate dopo la caduta di Windisch in staffetta, quando ha rischiato di colpire in pieno un traliccio. Tante, tantissime polemiche tra gli atleti e gli staff tecnici delle varie nazioni. Insomma, fermo restando che qui si dovranno disputare i Mondiali 2023, in ottica futura vale ancora la pena di gareggiare qui?
“Partiamo da un presupposto. A me Oberhof non è mai piaciuta, nonostante ci abbia conquistato un podio. Quindi potrei essere di parte. Comunque, come hai detto tu le condizioni atmosferiche sono sempre difficili e il più delle volte una gara contro il cronometro finisce già dopo venti partenti, perché la pista si degrada al punto tale da non permettere agli altri di potersi esprimere adeguatamente. Il punto è che Oberhof ha sempre tantissimo pubblico e, per questa ragione, si cerca di gareggiare sempre e comunque. Anche se c’è troppa nebbia, oppure se il vento è talmente forte da essere quasi pericoloso. Come si suole dire, ‘the show must go on’. Però, a un certo punto, dovrebbe essere l’Ibu a mostrare gli attributi. Non ci sono le condizioni per correre? Si gareggi da un’altra parte! Va bene il tanto pubblico, ma se c’è un pro e cinque contro, forse è il caso di riflettere!”

Prima ci concludere ti chiedo due parole su quanto visto nelle prime gare dei Giochi olimpici Giovanili di Losanna, dove gli italiani hanno fatto bene.
“Mi stai facendo davvero una domanda sulle Olimpiadi giovanili? Tu?”

Sì, perché magari tu hai un’opinione diversa dalla mia su questo evento…
“No, la mia opinione è identica alla tua! Il format delle Olimpiadi giovanili è sbagliatissimo, perché non si possono discriminare atleti sulla base degli anni di nascita. Se nasco nel 2001 non posso partecipare ad alcuna edizione dell’evento, mentre se nasco nel 2002 ho ottime possibilità di vincere medaglie? Non sta in piedi!”

Allora siamo d’accordo. Però ciò non toglie che siano arrivati dei buoni risultati dei biathleti italiani contro i coetanei delle altre nazioni. Cosa possiamo dire in merito?
“Sicuramente sia Martina Trabucchi, quarta nell’individuale, che Linda Zingerle e Marco Barale, argento nella prova a coppie, hanno fatto benissimo. Chiaramente è presto per capire come evolverà la loro carriera. Mi limito a dire che Barale è un bell’elemento, essendo un po’ genio e sregolatezza. Invece di Linda Zingerle vorrei sottolineare come sia sicuramente un’atleta di buone prospettive, essendo già evoluta per la sua età. Ha un’intelligenza atletica e un’interpretazione della pista più mature dei suoi diciassette anni”.

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paone_francesco[at]yahoo.it

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Foto: La Presse

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