Biathlon

“Michela Moioli e Marta Bassino salgono in cattedra” Ambesi Winter Corner

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La sedicesima puntata di Ambesi Winter Corner, rubrica di approfondimento e analisi tenuta in collaborazione con Massimiliano Ambesi, storica voce di Eurosport, verte principalmente sullo sci alpino e sul pattinaggio di figura. Tuttavia non mancano gli spunti riguardo snowboard, bob e slittino. Senza dimenticare un fondamentale approfondimento in merito alla strategia dello staff tecnico del biathlon italiano in quel di Pokljuka…

Massimiliano, cominciamo da una summa generale dei risultati ottenuti dagli azzurri, perché stiamo assistendo a una stagione eclatante.
“Gli atleti italiani sono reduci dall’ennesima settimana da primi della classe, in cui il tassametro dei podi si è fermato al record stagionale di 15. Non sarà semplice fare meglio, ma è pur vero che il trend sta andando avanti da lungo tempo come testimoniato dagli 80 podi complessivi già archiviati.
Non a caso, tanti atleti azzurri sono in testa alle varie classifiche di Coppa del Mondo o comunque in piena lotta per la vittoria. Resta il rammarico per il grave infortunio patito da Dominik Paris, ma la reazione dell’intero gruppo è stata encomiabile”.

In questo panorama non credo sia semplicissimo scegliere l’AZZURRO DELLA SETTIMANA. Tuttavia ti chiedo a chi assegni questo premio ideale?
“Il riconoscimento va per acclamazione a Michela Moioli, che ha concluso la trasferta canadese di Big White con una netta vittoria nella prima gara e un posto d’onore nella seconda, persa per un’incollatura al photofinish.
La fuoriclasse di Alzano Lombardo vanta una striscia aperta di cinque podi consecutivi in Coppa del Mondo e nei quattro appuntamenti di questa stagione non è mai stata peggio di seconda. Al momento, la tavola sembra più che apparecchiata per la conquista della terza sfera di cristallo a venticinque anni non ancora compiuti, fatto che la dice lunga sul livello dell’atleta e soprattutto sulle prospettive future. Tuttavia, a differenza dei pronostici della vigilia, la principale avversaria non si sta rilevando la storica rivale Eva Samkova bensì l’australiana Belle Brockhoff, che finora non ha mai mancato la Big Final.
Numeri a parte, quello che sta impressionando, è come la campionessa olimpica sia esponenzialmente cresciuta nella fase di partenza, ormai quasi un punto di forza come chiaramente emerso a Big White.
Per il resto il ruolino di marcia della squadra azzurra di snowboardcross resta senza precedenti. In otto gare disputate tra settore maschile e femminile, sono arrivate cinque vittorie e undici podi complessivi, con tanto di sei atleti coinvolti. In Canada, a distanza di quasi sei anni dall’ultima volta, è tornata sul podio Raffaella Brutto, senza dimenticare la duplice vittoria di Visintin e Sommariva, attuale leader della classifica di Coppa del Mondo.
Il movimento italiano ha ottenuto altri due secondi posti a Piancavallo, dove si sono disputati uno slalom parallelo e una prova a squadra. Proprio nel rinomato centro sulle Alpi Giulie, Roland Fischnaller, sempre leader della classifica di Coppa del Mondo delle specialità alpine, ha tagliato il traguardo dei 40 podi in carriera, che nell’ambito dello snowboard era stato superato in passato dalla sola Marion Posch arrivata a 43.
Ricapitolando, un trionfo a tutto tondo per il direttore agonistico Cesare Pisoni e la tavola azzurra”.

Invece qual è  stata, secondo te, l’IMPRESA DELLA SETTIMANA? Anche qui potrebbe esserci una scelta piuttosto ampia in merito.
“Sarebbe troppo facile indicare Mikaela Shiffrin, che, con le vittorie conquistate nella velocità a Bansko, è diventata la quinta atleta nella storia dello sci alpino femminile a imporsi in slalom, gigante, supergigante e discesa libera nel corso della stessa stagione. L’obiettivo diventa ora quello di eguagliare Kostelic, Kronberger e Maze, capaci di aggiungere alla collezione anche la combinata.
Detto della fuoriclasse statunitense, non è mancata un’impresa degna di nota realizzata da una ragazza emergente nel qualificato panorama azzurro.
Marta Bassino nelle gare disputate a Bansko ha conquistato due posti d’onore tra discesa libera e supergigante, archiviando i primi due podi della carriera nella velocità. In virtù dei risultati ottenuti in Bulgaria è entrata a pieno titolo nella storia dello sci alpino italiano diventando la prima atleta a salire sul podio in cinque specialità differenti, impresa che vale doppio in quanto è stata coronata nel corso della stessa stagione.
Per trovare un atleta italiano impegnato nelle discipline olimpiche invernali capace di ottenere più podi della ventitreenne di Borgo San Dalmazzo nella stagione in corso, è necessario scomodare Federica Brignone, che guarda tutti dall’alto a quota sette.
Bassino, che ha anche consolidato il quarto posto nella classifica generale di Coppa del Mondo, sarà ora attesa da una meritata settimana di riposo in quanto non è annunciata la sua presenza a Rosa Khutor, sede dei prossimi appuntamenti con le specialità veloci”.

Sai che mi hai stupito? Ero convinto che, come impresa della settimana, avresti scelto la tripletta di Bansko.
“Solo l’unicità in ambito italiano dell’impresa di Bassino può mettere in secondo piano la tripletta realizzata dalle atlete azzurre nella seconda discesa libera di Bansko, risultato con un solo precedente nella specialità e tre totali nella storia dello sci alpino femminile.
Il trionfo a tutto tondo era stato peraltro preceduto da un’eclatante prestazione di squadra nella prima discesa libera con tanto di cinque atlete tra le prime dodici e ben otto in zona punti.
Dati alla mano, nella stagione in corso, il settore femminile ha migliorato qualche primato nazionale, ne ha eguagliati altri ed è in corsa per stabilirne.
Al momento, sono state ottenute 6 vittorie e 18 podi. Quindi, non sono lontani né il record di 10 successi, stabilito nel 1996-1997, né quello di 25 podi, realizzato nel 2016-2017.
Inoltre, grazie all’affermazione ottenuta a Bansko da Elena Curtoni, quattro atlete diverse sono salite sul gradino più alto del podio, come era avvenuto in passato solamente nel 1996-1997. Va anche aggiunto che le ragazze finora capaci di ottenere almeno un podio sono state finora sei, una in meno rispetto al primato stabilito nel 2017-2018.
Infine, sono stati già stabiliti il record di doppiette (3) e di gare con almeno due atlete sul podio (4).
Grazie all’impressionante mole di risultati di vertice, l’Italia guida la classifica femminile per nazioni con buone possibilità di restare davanti fino al termine della stagione.
A conti fatti, si è già oltre le più rosee aspettative, ma non è ancora finita visto che Federica Brignone è perfettamente in corsa per stabilire il nuovo primato italiano di punti in Coppa del Mondo e soprattutto per piazzarsi in seconda posizione nella classifica generale, risultato senza precedenti in campo femminile”.

Chiudiamo il cerchio delle rubrica nella rubrica eleggendo l’ATLETA DELLA SETTIMANA.
“Direi che possiamo considerare Francesco Friedrich l’atleta della settimana o se si preferisce del mese. Il pilota di bob tedesco è imbattuto nel 2020 ed ha dominato le ultime sei gare disputate completando un percorso netto anche a Königssee. In Baviera, è nuovamente stato il migliore del lotto nella fase di spinta e l’unica concessione fatta alla concorrenza è stata quella del tempo più veloce nella seconda manche del bob a quattro, realizzato dallo storico rivale Johannes Lochner, peraltro padrone di casa.
Friedrich sta ripetendo a grandi linee il percorso trionfale della passata stagione, in cui, Mondiali di Whistler Mountain compresi, stabilì il primato di 15 successi imponendosi in tutte le classifiche di Coppa del Mondo. Al momento, vanta infatti 9 successi quando mancano ancora all’appello quattro gare di Coppa del Mondo, oltre ai Campionati Mondiali. Quindi, rimanendo imbattuto fino alla fine, terminerebbe nuovamente a quota 15, senza dimenticare che vincendo tre delle ultime quattro gare di Coppa del Mondo a disposizione, diventerebbe il terzo pilota nella storia dopo i connazionali Sandra Kiriasis e Andre Lange a raggiungere la quota dei 40 successi.
Tuttavia, il pensiero vola sempre alla rassegna iridata di fine febbraio, che avrà un sapore diverso rispetto alle altre in quanto si gareggerà ad Altenberg, budello dove il fuoriclasse tedesco è nato e cresciuto agonisticamente. Un duplice successo lo consacrerebbe ancora di più come uno dei più grandi di sempre perché gli consentirebbe di diventare il pilota più titolato con 9 affermazioni eguagliando una delle eccellenze azzurre del passato, il rosso volante Eugenio Monti”.

Rimaniamo sul budello, parlando però di slittino, perché continuano ad arrivare soddisfazioni per il movimento azzurro. In particolare vorrei sapere se, secondo te, c’è possibilità che Dominik Fischnaller riesca a coronare una clamorosa rimonta, tale da permettergli di vincere la Sfera di cristallo.
“Lo slittino continua a essere fucina di risultati di alto profilo e non è un caso se in ciascuna delle sei tappe di questa stagione sia stato ottenuto almeno un podio. La squadra italiana si è ben distinta anche a Sigulda, dove per l’ennesima volta sono per lo più andate in scena autentiche gare lotteria condizionate oltremodo dalla pioggia e da altri fattori atmosferici.
La prima menzione spetta al doppio composto da Emanuel Rieder e Simon Kainzwaldner, capace di ottenere il primo podio della in carriera in Coppa del Mondo, prove a squadre escluse, piazzandosi al posto d’onore nella gara sprint. Il risultato ha un peso specifico notevole in quanto figlio di una crescita progressiva, che ha consentito a Rieder/Kainzwaldner di chiudere nelle prime cinque posizioni quattro delle ultime cinque competizioni. Per trovare un doppio italiano sul podio, è necessario tornare all’ormai lontano 18 novembre del 2017, quando Ludwig Rieder e Patrick Rastner furono secondi nella gara di “casa” di Igls.
Ovviamente, anche in Lettonia, non è mancato il sigillo di Dominik Fischnaller, secondo nella gara sprint dopo essere stato quarto nel format tradizionale con forti recriminazioni per le condizioni di pista trovate. La tappa di Sigulda ha consentito al ventiseienne altoatesino di portarsi a 55 punti dal russo Repilov nella classifica generale di Coppa del Mondo con tre gare ancora da disputare. Il difficile arriva però ora perché il prossimo appuntamento sarà in programma sul budello di Oberhof, storicamente ostico per la squadra azzurra e per Fischnaller, mai in grado di salire sul podio in passato. L’Italia, in Turingia ha raccolto una sola vittoria nel gennaio del 1995 griffata Armin Zoeggeler. Fatale si è sempre rivelata la fase di spinta, ma va anche rimarcato come il gap rispetto ad altre nazioni sia diminuito in questi mesi.
Comunque vada a finire, rnore allo slittino azzurro che ha raggiunto l’obiettivo della doppia cifra di podi stagionali con largo anticipo”.

Torniamo sulla neve, ma passiamo al biathlon. Le tue parole in merito alle scelte strategiche effettuate dallo staff tecnico italiano nelle staffette miste di Pokljuka hanno fatto molto discutere. Forse è il caso di tornare sulla questione, affinché venga dipanata più nei dettagli.
“Siccome verba volant, scripta manent, è opportuno ribadire il concetto affinché venga correttamente recepito da tutti.
A meno di fatti straordinari e fuori dagli schemi, i Paesi che, di norma, possono permettersi due formazioni equilibrate e in grado di salire sul podio in entrambe le gare miste dello stesso giorno si chiamano Francia, Norvegia ed eventualmente Germania. Queste nazioni hanno un organico tale da poter rinunciare anche a qualche atleta di vertice rimanendo in corsa per le posizioni che contano.
L’Italia, con o senza assenze, deve effettuare una serie di scelte e puntare con decisione su uno dei due eventi. In passato, è sempre avvenuto, ma a Pokljuka, per motivi non chiari, si è presa una strada differente impiegando la donna più forte da una parte e i due uomini più competitivi dall’altra.
Nello specifico, alla luce dei risultati delle gare individuali, c’erano tutti i presupposti per schierare nella cosiddetta single mixed la coppia composta da Lukas Hofer e Lisa Vittozzi, entrambi reduci da prestazioni di alto livello con tanto di nota di merito per il tiro. Al più, considerando la giornata di riposo accordata a Wierer, l’alternativa per palmares, livello medio e abitudine a lottare per traguardi di primo piano, poteva essere Dominik Windisch.
In ogni caso, almeno sulla carta, il tandem Hofer-Vittozzi avrebbe avuto tutte le carte in regola per giocarsi il podio.
La scelta è, invece, ricaduta su Thomas Bormolini, capace in passato di ottenere discreti risultati nel format di gara, ma biathleta di caratura inferiore rispetto a Hofer e Windisch, al di là della velocità nella fase di tiro e delle percentuali al poligono che vanno sempre lette con attenzione e interpretate correttamente.
Bormolini è sicuramente un buon biathleta, che sta disputando una delle stagioni migliori della carriera, ma in evidente calo di forma, come testimoniato dalle prestazioni del mese di gennaio in cui ha raccolto 9 punti contro i 50 delle prime tre tappe. Il fatto che abbia poi avuto problemi in gara è ininfluente sul giudizio, perché l’errore è stato commesso a priori in fase di scelta.
A tutto questo va aggiunto che la single-mixed poteva rappresentare un test per Hofer o Windisch in vista della prova dei Campionati mondiali, in cui è verosimile che la scelta ricada sull’uno o sull’altro. Al contempo, l’essere impiegato nel lancio o in seconda frazione della staffetta mista con format olimpico poteva rappresentare per Bormolini un utile test agonistico in visto della staffetta maschile dei Mondiali, visto che, salvo sorprese, in verrà schierato in quella posizione di partenza.
A ruota, si apre il tema della staffetta femminile, gara in cui l’Italia potrebbe essere da medaglia al patto di osare laddove si possa e di schierare la formazione nella maniera corretta.
E’ chiaro che bisognerà valutare con attenzione la situazione del momento, ma, a tavolino, una biathleta del calibro di Lisa Vittozzi non può essere relegata in prima frazione, dove spesso e volentieri prevale il tatticismo e le atlete di alto profilo tendono a guadagnare meno terreno. Dopo tutto, se ci si guarda intorno, quasi tutti i Paesi di vertice e anche di fascia inferiore utilizzano una strategia differente. L’esempio della Svizzera e della Norvegia è in tal senso eclatante.
L’augurio resta quello che chi di dovere si sieda serenamente attorno a un tavolo per effettuare le scelte più consone per il momento senza affidarsi all’abitudine e a schemi precostituiti che potrebbero rivelarsi superati”.

Spostiamoci sul ghiaccio. Gli Europei di pattinaggio si sono conclusi senza medaglie per l’Italia per la prima volta dopo tre lustri. Qual è il bilancio azzurro? Va considerato deludente?
“Questo è quanto ha sancito il medagliere, ma l’insieme dei risultati va opportunamente contestualizzato.
L’Italia, per la prima volta dalla lontana edizione di casa del 2005, non ha ottenuto podi, ma la prova di squadra è stata convincente e seconda solamente a quanto fatto dalla Russia, assoluta dominatrice della rassegna continentale con tanto di dieci medaglie raccolte sulle dodici a disposizione. Peraltro, i pattinatori russi hanno realizzato il cosiddetto “sweep” di successi, fatto che non avveniva dal 2006.
A conti fatti, a Graz sono arrivati sei piazzamenti nelle prime otto posizioni con le otto carte a disposizione. Il risultato complessivo non può passare inosservato in quanto per trovare qualcosa di meglio, è necessario tornare al 2015 quando arrivarono sette piazzamenti nelle prime dieci posizioni.
Senza dubbio, non manca il rammarico per i tre quarti posti ottenuti, fatto senza precedenti, ma, con la massima onestà, l’unico che in questa occasione può davvero recriminare è Daniel Grassl, che ha mancato il secondo posto per meno di due punti.
La grande delusa di questa edizione resta a tutti gli effetti la Francia, che partiva con le carte in regola per imporsi in due gare, ma non è andata oltre una sola medaglia d’argento”.

Andiamo più a fondo ed effettuiamo un bilancio dettagliato. D’altronde i risultati sono stati molto eterogenei rispetto alle previsioni.
“I pronostici della vigilia sono stati pienamente rispettati nel settore femminile e nelle coppie di artistico. Nella danza, è saltato il banco per quanto riguarda la vittoria, ma le tre coppie salite sul podio erano quelle da tutti indicate alla vigilia. Non sono, invece, mancate le sorprese in campo maschile con tanto di risultato finale nemmeno per sbaglio quotato alla vigilia. A margine, non può passare inosservato come tutti i vincitori abbiano conquistato il primo titolo europeo della carriera
Nella danza, la sconfitta di Papadakis/Cizeron, nemmeno lontanamente ipotizzabile alla vigilia, ha lasciato qualche strascico. Le polemiche sono ancora in corso e non si sopiranno a breve, alimentate dalle recenti dichiarazioni di guerra del presidente della federazione francese. Va detto che Sinitsina/Katsalapov, vincitori della gara, hanno avuto la capacità di alzare l’asticella come mai in passato riuscendo a evitare gli abituali passaggi a vuoto che hanno sovente caratterizzato il loro percorso. Il successo è stato confezionato nella danza libera in cui i russi, seppure di stretta misura, sono stati i migliori di giornata sia sul fronte tecnico che nella somma delle componenti del programma. La differenza finale è stata nell’ordine dei 19 centesimi nel segmento più lungo di gara e di 14 nel punteggio totale. In tal senso, determinanti si sono rivelate le chiamate del pannello tecnico che hanno consentito ai russi di guadagnare 75 centesimi, mentre i giudici sommando grado di esecuzione e componenti del programma hanno posto i francesi in prima posizione di una manciata di centesimi. Entrando nello specifico, sono stati decisivi i livelli chiamati dal pannello tecnico sulla sequenza su un piede. Il risultato ha del clamoroso perché i campioni mondiali in carica non perdevano un segmento di gara dall’allora short-dance delle Olimpiadi di Pyeongchang.
La coppia italiana di punta composta da Charlene Guignard e Marco Fabbri ha concluso la prova ai piedi del podio stabilendo il nuovo primato nazionale. Onestamente, considerando l’andamento della stagione, scalare una posizione in classifica rappresentava qualcosa più di un’impresa, ma resta comunque la soddisfazione per avere ottenuto un terzo posto nella rhythm dance”.

Nel settore femminile non è mancato lo spettacolo. Come previsto le tre russe si sono date battaglia e, alla fine, è emersa vincitrice Alena Kostornaia.
“Alena Kostornaia ha conquistato il primo titolo europeo della carriera bissando il successo ottenuto a inizio dicembre nella ben più prestigiosa finale del Grand Prix.
L’arma letale si è nuovamente rivelata il triplo axel, che ha consentito alla sedicenne russa di guadagnare ampio terreno nel programma corto, per l’ennesima determinante nell’assegnazione della vittoria.
Nell’occasione, Kostornaia è diventata la prima atleta a superare la stellare soglia dei 240 punti in tre gare internazionali consecutive, fatto che la dice lunga sullo spessore dell’atleta e sulla sua consistenza tecnica, fermo restando che in questa fase storica non si vede chi la possa realmente impensierire nelle componenti del programma.
La vittoria per la settima edizione consecutiva è andata a una pattinatrice russa, ma in questa occasione ci si è spinti anche oltre in quanto il podio è stato monopolizzato da allieve della stessa allenatrice, Eteri Tutberidze. Tuttavia, sia la vincitrice che le compagne di allenamento Anna Shcherbakova e Alexandra Trusova, rispettivamente seconda e terza, non sono state immuni da errori, ovviamente di diversa portata. E’ perciò prevedibile che quando più conterà possano tutte ulteriormente alzare l’asticella, specie Trusova che in allenamento ha dimostrato di poter eseguire senza problemi il triplo axel.
In tutta onestà, va rimarcato come il divario tra le prime tre classificate e l’intera concorrenza sia ben superiore a quello sancito dal punteggio finale, ma non si tratta di una novità.
Sul fronte azzurro, il bilancio è stato positivo in quanto la debuttante Alessia Tornaghi ha centrato l’obiettivo di piazzarsi nelle prime dieci posizioni archiviando un brillante ottavo posto, che consentirà alla squadra italiana di schierare due atlete nella prossima edizione”.

Direi che il film non è stato molto diverso nelle coppie di artistico.
“È stato identico. Anche in questo caso il divario tra le tre coppie russe e il resto della concorrenza va infatti ben oltre il punteggio.
Il premio di MVP dell’evento va proprio ai vincitori della gara Boikova/Kozlovskii, autori di due prove di grande solidità senza sbavature degne di nota. Gli allievi di Tamara Moskvina hanno ritoccato tutti i primati stagionali facendo addirittura segnare il punteggio tecnico più alto di sempre nel programma corto.
Al secondo posto si sono piazzati Tarasova/Morozov, che, al di là di un incidente di percorso sul sollevamento di gruppo cinque del primo segmento di gara, hanno mostrato problemi di differente tenore. Lei ha confermato di essere in difficoltà negli elementi di salto in parallelo, lui per l’ennesima volta ha palesato una condizione atletica precaria concludendo il programma libero in grande affanno.
I terzi classificati Pavliuchenko/Kodykin, per la prima volta sul podio in un Campionato europeo, seppure coetanei dei vincitori, sono apparsi più indietro nel percorso di crescita, specie sul piano artistico. Tuttavia, non mancano di certo le basi perché il contenuto tecnico è di primo piano e la velocità in pista notevole.
Nicole Della Monica e Matteo Guarise hanno confermato il piazzamento della passata edizione togliendosi la soddisfazione di disputare la migliore gara di una stagione partita in ritardo per via di un incidente che ha tenuto a lungo al palo Della Monica. Oggettivamente, al di là dei passaggi a vuoto sugli elementi di salto in parallelo, era in questo momento difficile spingersi oltre”.

Parliamo infine della gara maschile, che non vorrei definire sconfortante, ma sicuramente poco brillante rispetto al recente passato.
“Nel complesso, la competizione è stata assai deludente sia sul fronte tecnico che sul fronte artistico. L’assenza di Javier Fernandez si è fatta sentire ed è arrivata l’ennesima conferma di quanto sia enorme la distanza con i migliori interpreti asiatici e nordamericani della specialità.
La lista dei delusi è lunga e variegata. Davanti a tutti si pone il francese Kevin Aymoz, che passerà alla storia come il primo indiscusso favorito della vigilia non in grado di qualificarsi per il programma libero. A ruota, si pone il russo Alexander Samarin, secondo nella passata edizione, ma in quest’occasione non andato oltre una modesta decima piazza. Dulcis in fundo, non si può dimenticare il ceco Michal Brezina, vincitore del primo segmento di gara, ma alla fine non meglio di settimo per via di una strategia suicida messa in atto nel programma libero. Il fatto deve essere considerato da un lato eclatante e dall’altro inspiegabile in quanto si sta parlando di un pattinatore ormai prossimo alle trenta primavere che, con una condotta di gara più accorta, si sarebbe comodamente piazzato al posto d’onore.
La vittoria è stata conquistata dal russo Dmitri Aliev, che, nonostante evidenti problemi con le rotazioni degli elementi di salto di maggiore valore, ha dimostrato maggiore consistenza rispetto alla concorrenza vincendo il titolo per dispersione.
Il piatto forte dell’evento, sempre che così lo si possa definire, è stato l’affollato confronto per la seconda posizione. Alla fine, ha prevalso di stretta misura il debuttante russo Artur Danielian, che ha preceduto il georgiano di scuola moscovita Morisi Kvitelashvili e l’azzurro Daniel Grassl, autore di una prepotente rimonta dopo avere inopinatamente perso terreno nella prima parte di gara per via di una strategia assai azzardata alla luce del livello della concorrenza.
Il diciassettenne altoatesino ha fatto segnare il secondo punteggio nel programma libero, fatto senza precedenti per il settore maschile italiano, Fassi escluso ma in altra epoca e con altre regole.
Grassl, per primo nella storia, ha tentato nel corso dello stesso programma quadruplo lutz, quadruplo flip e quadruplo rittberger (primi due salti ruotati con GOE positivo, il terzo sottoruotato). Inoltre, atterrando il quadruplo flip, è diventato il primo pattinatore europeo e il secondo al mondo dopo Nathan Chen a completare almeno una volta in gara i tre salti quadrupli che hanno stacco e atterraggio sullo stesso piede.
Nei Campionati Europei di Graz, per la squadra maschile italiana non è arrivata la gioia del podio, ma i tre atleti in gara si sono piazzati nelle prime 13 posizioni, evento mai avvenuto in campo maschile a differenza delle coppie di artistico (record di tre coppie tra le prime 10 nel 2015) e del settore femminile (tre atlete nelle prime 11 nel 2014).
Anche per Matteo Rizzo, quinto a non troppa distanza dal podio, non mancano i motivi di rimpianto. Sul risultato finale, ha pesato qualche inopinato quanto inusuale passaggio a vuoto su elementi per lui di norma banali come il triplo lutz, senza dimenticare le valutazioni discutibili su alcune voci delle componenti del programma.
Può, invece, ritenersi più che soddisfatto il debuttante Gabriele Frangipani, tredicesimo con il record personale sbriciolato.
La sensazione finale resta quella di un’occasione persa, ma ci sono tutti i presupposti affinchè in futuro ce ne siano altre”.

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Foto: Massimiliano Ambesi

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