Nuoto
Nuoto, Ne parliamo con…Paolo de Laurentiis: “Sette medaglie olimpiche per l’Italia. Pilato? Fortissima, ma aspettiamo”
Il 2020 ha avuto inizio, sarà un anno importante per tutti, sarà una stagione cruciale per la Nazionale italiana di nuoto in vista di Tokyo. Sì perché i risultati del 2019 sono stati più che lusinghieri: nei Mondiali a Gwangju i tre ori, i due argenti ed i tre bronzi (8 medaglie) sono da abbinare ai 23 finalisti ed ai 19 primati italiani siglati; negli Europei in vasca corta a Glasgow sono arrivati il secondo posto nel medagliere (6 ori, 7 argenti e 7 bronzi) e il primo nella classifica a punti. 20 medaglie non erano mai state conquistate nella mai troppo amata piscina da 25 metri e la grande presenza con le prime e le seconde linee, corredata da 47 record personali, non è cosa da poco. E allora alle Olimpiadi in Giappone? Per chiarire questi aspetti annessi e connessi al Bel Paese “in piscina” abbiamo avuto il piacere di interloquire con Paolo de Laurentiis, grande firma del Corriere dello Sport e persona assai competente del settore.
Paolo, allora partiamo dalla domanda classica nel gioco più amato dai tifosi italiani: quante medaglie alle Olimpiadi per il nuoto azzurro e quali le possibili sorprese?
“Le Olimpiadi sono una competizione a parte e come cultura l’Italia ha fatto un po’ fatica a entrare in quel contesto. Mi sembrano che ci siano delle prospettive diverse. Se parliamo di medaglie, io dico sette anche se non so il colore (2 da Gregorio Paltrinieri, 1 da Gabriele Detti, 2 da Simona Quadarella, 1 da Margherita Panziera e 1 da Federica Pellegrini). Difficile stabilire l’ordine del podio perché è sempre lecito aspettarsi il colpo di mano da un atleta che non si aspettava alla vigilia. Potrei citare quello che ha fatto l’americana Regan Smith nella finale dei 200 dorso a Gwangju (Corea del Sud). Per quanto riguarda le possibili sorprese, mi gioco due nomi: Alessandro Miressi nei 100 stile libero e Martina Carraro nei 100 rana. Le staffette sono un’incognita perché tutto è legato a pochi centesimi. E’ vero, la 4×200 sl uomini ai Mondiali è arrivata a un nulla dal podio, ma il quinto posto non era così distante… Altro aspetto da valutare sono le gare al mattino. I Giochi sono già una manifestazione, dal punto di vista mentale, non semplice di suo e spesso sono viste come un traguardo, ma è il risultato della gara ad esserlo. Posso capire che per alcuni sia così, ma credo che il target sia altro e quindi tutte le variabili vanno considerate“.
Discorso psicologico da legare a un’inversione di tendenza della nostra squadra, rispetto agli ultimi tempi, ovvero una mentalità in cui si vuol dare tutto, senza accontentarsi solo di esserci.
“Assolutamente, rispetto al passato c’è stato un cambiamento. Per alcuni, questa caratteristica è insita nel DNA, altri invece la stanno “imparando”. Potrei pensare alle lacrime di Federica Pellegrini per il quarto posto a Rio de Janeiro. Lei, che a 28 anni ha vinto praticamente tutto, si lascia andare a queste emozioni e dimostra l’attenzione verso il riscontro finale. Indubbiamente, aggiungo, questi aspetti vanno curati anche quando si cresce e ci si approccia alla competizione fin dalle gare giovanili. E’ da lì che si crea un certo modo di pensare, per far sì che poi, quando si sale sul blocchetto, si è pronti a esprimere il proprio massimo e se si perde si è amareggiati, non si sorride e si dice: “Bello essere già qui”. Devo dire che da parte dei nostri nuotatori certi episodi sono rari negli ultimi tempi“.
Obiettivo a Cinque Cerchi che tiene banco anche per una nuotatrice: Benedetta Pilato. Se ne parla molto della giovanissima pugliese, argento a soli 14 anni nei 50 rana ai Mondiali a Gwangju, che cercherà di centrare la qualificazione negli Assoluti di nuoto a Riccione (17-21 marzo) nella distanza olimpica, ovvero i 100 rana. Credi che le aspettative siano eccessive per una ragazza così giovane, che ha ancora tutto da costruire?
“La mia idea su Benedetta Pilato è che si parla di un’atleta straordinaria. Per come è, merito della sua famiglia e di chi la allena. Se, però, guardiamo alla prestazione degli ultimi 100 rana a Riccione, è arrivata ottava. Ora, quindi, non è solo un ragionamento che riguardi Martina Carraro e Arianna Castiglioni, ma anche altre che, ora come ora, le sono davanti. E’ evidente che, visti i risultati ottenuti, le aspettative siano importanti, ma bisogna analizzare con un minimo di equilibrio. Due sono gli aspetti: in primis, ma perché i 50 dorso, rana e delfino non devono esserci alle Olimpiadi? A stile libero, anche con l’integrazione degli 800 uomini e dei 1500 donne, c’è stata una grande apertura; in secondo luogo si tratta essenzialmente di una corsa spasmodica alla “Nuova Pellegrini”. Benedetta non è come Federica. Lei è un’atleta fortissima con caratteristiche tecniche particolarissime ed è tutta da costruire. Quindi per fare il percorso olimpico, a mio parere, ci serve forse un quadriennio. Se poi saranno in tre a fare il tempo, ovvero Carraro, Castiglioni e Pilato, le considererei tutte per Tokyo, senza escluderne nessuna, anche in chiave staffetta (batteria)“.
Parliamo di Gregorio Paltrinieri e del suo progetto acque libere-piscina. Credi che sia complicato oppure è una scelta non casuale?
“Credo che se non fosse stato per l’avventura del fondo, Paltrinieri non sarebbe dove è ora. Per me è un discorso di motivazioni e lui è un ragazzo molto intelligente ed ambizioso. Ha bisogno di sfide e di stimoli e lui, con questa doppia veste, ne ha trovati. Non credo che sia giusto parlare di “decisione troppo ambiziosa”. Il vero ostacolo era a Gwangju (Corea del Sud), dove si è sobbarcato due settimane in acque libere e in piscina, affrontando anche la staffetta. A Tokyo il discorso cambia: avrà prima le gare in piscina e poi il fondo con una sola prova (la 10 km). Lui, inoltre, credo valga 14’30” in vasca lunga nei 1500 stile libero. Non ha fatto quel crono perché la sua strategia di gara è stata sempre in funzione della vittoria e mai del tempo. Tuttavia, visto il suo primato del mondo in vasca corta (14’08″06), con le sue virate, ritengo che il target sia possibile, ma dipende anche da ciò che accade in piscina e quale sarà la sua preparazione. Molti l’hanno dimenticato, ma lui prima dei Mondiali ha avuto un infortunio al gomito, dopo le gare in mare negli Stati Uniti, che l’ha costretto a stare fermo due settimane e per un atleta di quel livello non sono poche, visti i carichi previsti. Inoltre, ritengo che l’esperienza nelle acque libere gli abbia dato anche un modo diverso di interpretare i 1500 sl. Lo dimostra come abbia vinto la gara negli Europei in vasca corta, facendo saltare per aria Romanchuk“.
Parlando di avversari passati e presenti di Greg, il riferimento è al cinese Sun Yang. Non manca molto alla sentenza del TAS sul caso “provetta”. Che idea ti sei fatto della vicenda?
“Il ragionamento è semplice: se le regole prevedono che il cinese possa essere in gara ai Mondiali, è giusto che abbia fatto ciò che ha fatto. Per questo io sto assolutamente dalla parte di Gabriele Detti, che è salito sul podio nei 400 stile libero e non ha fatto manifestazioni particolari per le chiacchiere legate a Sun“.
Chiosiamo su un’atleta che ha nel programma qualcosa in comune con Paltrinieri, ovvero Simona Quadarella. La romana dovrà fare i conti negli 800 sl e nei 1500 sl soprattutto con l’americana Katie Ledecky. Come sarà per l’azzurra gareggiare con una nuotatrice, sulla carta, così superiore?
“Non penso che Quadarella parta già con l’idea di fare seconda a Tokyo. Il suo obiettivo è quello di rendere la vita difficile all’americana, dimostrando di poter gareggiare con lei e di creare qualche “tarlo” in testa. Se si tiene conto del programma particolarmente intenso della statunitense, non è detto che in tutte le distanze riesca a dare il 100%. Se poi dovesse riuscirci, brava lei, ma non credo proprio che l’italiana gareggi per l’argento in partenza“.
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giandomenico.tiseo@oasport.it
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Foto: LaPresse