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Pattinaggio artistico, Europei 2020: la clamorosa sentenza della danza, l’assurda gara maschile. Il bilancio della rassegna continentale

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Un monopolio russo. Questi sono stati i Campionati Europei 2020 di pattinaggio artistico di Graz (Austria). Certamente non uno spettacolo indimenticabile quello andato in scena nella rassegna continentale, ospitata in un luogo (o meglio dire non luogo) contestatissimo, la Steiermarkhalle, per gli addetti ai lavori non idoneo al blasone di un evento del genere, quest’anno salvato esclusivamente da alcune performance eseguite da campioni con la “c” maiuscola.

Tuttavia non sono mancate le sorprese. Tra tutte la sentenza della danza sul ghiaccio, una delle più clamorose degli ultimi anni: dopo quella che si chiama in termini spiccioli la “gara della vita”, Victoria Sinitsina-Nikita Katsalapov hanno avuto la meglio sui francesi Gabriella Papadakis-Guillaume Cizeron, i quali hanno mancato il sesto oro consecutivo vedendosi assegnare una chiamata di livello 2 nella sequenza di passi su un piede in parallelo, fattore che ha permesso ai russi di vincere per la prima volta il titolo e di rompere, di fatto, quella che sembrava un’egemonia indisturbata fino a Pechino 2022. Quanto successo nella danza apre adesso diversi punti interrogativi sul futuro: la leadership dei Vice Campioni Olimpici è davvero a rischio o si è trattato esclusivamente di un caso?

Andando alle sensazioni opposte la sfida più scialba è stata invece senza dubbio quella individuale maschile, contrassegnata da tanti, troppi errori da parte di tutti i partecipanti, attesi e non; è successo di tutto: dalla clamorosa esclusione di Kevin Ayomoz, solo ventiseiesimo dopo lo short, ai passi falsi del favorito Alexander Samarin e dagli azzurri Matteo Rizzo e Daniel Grassl, autori di passaggi a vuoto che hanno avvantaggiato il giovanissimo Artur Danielian e il georgiano Morisi Kvitelashivili. La vittoria è andata invece meritatamente a Dmitri Aliev che, malgrado un pattinaggio certamente non eccellente, è stato l’unico ad eseguire due segmenti di gara senza imprecisioni di rilievo.

Nelle coppie d’artistico Aleksandra Boikova-Dmitri Kozlovskii hanno di fatto mandato a scuola tutti i concorrenti, rinforzando la loro leadership interna rispetto ai navigati Evgenia Tarasova-Vladimir Morozov, sconfitti per la terza volta su tre gare. L’Europeo ha fatto emergere da una la grande superiorità della scuola russa, che ha completato il podio con Daria Pavliuchenko-Denis Khodykin, dall’altra ha anche evidenziato la crescita di quella tedesca, la quale ha collezionato il quinto e il settimo posto, rispettivamente con Minerva Fabienne Hase-Nolan Seegert e Annika Hocke-Robert Kunkel, atleti da non prendere sottogamba in futuro soprattutto in chiave Italia.

Infine, la scoppiettante gara dell’individuale femminile ha visto trionfare Alena Kostornaia, già vincitrice delle Finali Grand Prix di Torino. La moscovita di Eteri Tutberidze ha nuovamente arginato le connazionali, rimaste attardate per via di sbavature negli elementi di maggior valore, i quadrupli. Nonostante il risultato finale la coperta della fuoriclasse russa resta corta. Se le avversarie avessero infatti eseguito due liberi puliti, certamente il risultato finale sarebbe stato diverso. Fuori dal podio bene la svizzera Alexia Paganini, quarta classificata, e l’azzurra Alessia Tornaghi, bravissima ad aprire  all’esordio un nuovo ciclo post Carolina Kostner. Da questo momento in poi l’Italia femminile avrà una grande responsabilità, quello di diventare la prima forza europea dopo la Russia che, per un lungo periodo, giocherà sempre una gara a parte. Cammino certamente tortuoso, ma ampiamente fattibile da realizzare.

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Foto: LaPresse

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