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Rugby
Rugby, Sei Nazioni 2020: Italia per invertire la rotta, ritrovare vittorie e credibilità
Inizia sabato a Cardiff il Sei Nazioni 2020 dell’Italia, il primo con Franco Smith CT. Un torneo che arriva dopo una Coppa del Mondo senza infamia e senza lode per i colori azzurri, ma soprattutto un torneo che arriva dopo quattro edizioni senza successi per l’Italia, che non vince dal 2015, con 22 ko consecutivi. Una striscia record che Franco Smith vuole provare a interrompere.
Non è facile, perché il gap tra gli azzurri e le migliori si è ampliato, ma non impossibile, perché il Sei Nazioni post-Mondiali è sempre un terno al lotto, un’edizione particolare, con tecnici nuovi, ricambi generazionali, giocatori che arrivano già con il livello di benzina al minimo dopo il duro impegno iridato di settembre e ottobre. Il calendario, purtroppo, non sorride all’Italia, che avrà tre match fuori casa, ma mettere nel mirino almeno una o due sfide per provare il colpaccio non è follia.
Puntare sul colpaccio in Galles sabato sembra un vero e proprio azzardo, ma i due match che seguiranno potrebbero regalare sorprese. La Francia, che gli azzurri affronteranno a Parigi, resta al momento un’incognita. Domenica, quando ospiterà l’Inghilterra, si capirà se la mano di Fabien Galthié ha già inciso su un gruppo che fatica a essere squadra, con talenti che non sono ancora riusciti a sbocciare in una rosa che negli ultimi anni ha deluso. Poi ci sarà la Scozia, a Roma, una squadra delusa dal Mondiale, con un tecnico in rotta con alcuni elementi chiave della formazione e una disillusione diffusa – anche tra i tifosi e nel movimento – che assomiglia tanto a quella che si respira in Italia. Insomma, una sfida tra due squadre che devono ritrovare vittorie e credibilità e una chance importante per gli azzurri.
L’era Conor O’Shea si è conclusa e, va dato atto, sicuramente il tecnico irlandese ha portato un’aria nuova nell’ambiente, ha seminato molto, ma raccolto davvero poco. Ora bisognerà capire se quel che è stato seminato ha dato, o darà, i suoi frutti o se il terreno scelto era ormai troppo arido. Il lascito di O’Shea è ancora avvolto nel mistero, e i prossimi anni daranno la vera portata della sua gestione. Sta a Franco Smith, ora, raccoglierne l’eredità e costruire su ciò che è stato lasciato. Partendo da una certezza.
Il rugby italiano in questi anni è malato, la gestione non è stata la migliore – né sportivamente, né economicamente – e il disinteresse verso Ovalia sta crescendo. L’Italia ha bisogno di ritrovare quella credibilità conquistata tra il 1995 e il 2009, ma che nell’ultimo decennio è costantemente scomparsa. Deve ritrovare le vittorie, perché, piaccia o no, lo sport si basa su quelle, e deve invertire rotta. Come? Giocando da Italia, senza pozioni magiche o invenzioni astruse. E sperando, nel medio termine, che qualcosa cambi anche al di fuori della Nazionale e che il movimento torni a crescere e a funzionare. Intanto, però, ci si accontenterebbe di una vittoria.
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Foto: Alfio Guarise – LPS