Scherma
Scherma, Federica Isola: “A Cuba emozioni fortissime. La qualificazione olimpica è stressante. In squadra c’è complicità”
La squadra di spada femminile italiana, da quasi un anno, non è più una… Isola che vaga in mezzo al mare, magari alla ricerca della giusta rotta. No, quella rotta l’ha trovata eccome già al termine della stagione 2018-2019, prima in Coppa del Mondo, poi agli Europei, quindi ai Mondiali. Un team dal potenziale enorme non sempre espresso. Motivo? Un mistero. O forse no. Forse questa è la volta buona, l’occasione che potrebbe portare (il condizionale è ancora d’obbligo, in attesa della qualificazione definitiva) le azzurre a guardare tutte negli occhi per giocarsi chance importanti ai Giochi di Tokyo 2020. Sì, lo speriamo e soprattutto lo pensiamo davvero, anche perché le ragazze lo meriterebbero in quanto hanno saputo (ri)partire quasi da zero, soprattutto se guardiamo all’ultimo quadriennio, con Mara Navarria solo due anni fa (e qualche mese) fuori squadra, prima di prendersi il mondo a Wuxi 2018; Rossella Fiamingo alla ricerca di nuove motivazioni post Rio e i trionfi iridati 2014-2015, Del Carretto da sostituire, Moellhausen da anni in cerca di gloria (infine trovata) in Brasile e le giovani rampanti da inserire. Per trovare la “chimica giusta”. Che inizialmente sembrava non arrivare mai e poi invece è sbocciata d’incanto nella primavera 2019, quando il cammino verso i Giochi nipponici cominciava a farsi decisamente in salita. Tra queste giovani dal grande avvenire, ecco Federica Isola, classe ’99, una passione per gli scacchi, vercellese doc anche se curiosamente nata a Milano, con la scherma nel sangue perché tradizione di famiglia (e di città, basti pensare a Maurizio Randazzo, Elisa Uga, Sara Cometti, senza dimenticare maestri quali Cavanna, Visconti, Kulcsar, Muzio) e solo nella spada!
L’Havana, Cuba, penultimo weekend. Un grande trionfo a squadre, in qualche modo atteso dopo le belle prestazioni del 2019. Come l’ha vissuto?
“L’ultima gara è stata un mare di emozioni. Finalmente con la squadra abbiamo ottenuto la vittoria che tanto abbiamo cercato e speravamo prima o poi arrivasse. Abbiamo tirato davvero bene ed eravamo molto in sintonia l’una con l’altra. È stato magico. Per quanto riguarda l’individuale sono tornata a casa con un ventesimo posto, non è un risultatone, ma non posso neanche disperarmi perché ho tirato bene il primo giorno, quando mi sono qualificata direttamente dopo la fase dei gironi al tabellone a eliminazione diretta. Il secondo giorno ho trovato subito una ragazza polacca con cui avevo già perso in passato (Piekarska, ndr) e questa volta ho vinto. L’ucraina da cui ho perso ai 16esimi (Kryvytska, ndr) è comunque molto forte, tra le “big” del circuito. Faccio tesoro della sconfitta“.
Ci racconta il suo 2019 stellare a livello di risultati junior (titolo europeo e iridato) e anche senior (Tricolore)?
La sua passione nasce… in famiglia o in città?
“Entrambe le cose. Mi sono appassionata perché Vercelli è la città della scherma. È anche uno sport di famiglia: mio Papá e i miei nonni l’hanno sempre praticata prima di me, era inevitabile che prima o poi iniziassi anche io. Sono molto legata a Vercelli e per questo mi alleno da sempre qui con il mio maestro Massimo Zenga“.
Da fuori si ha la sensazione che tra individuale e squadra sia davvero… un altro sport. E’ così?
“Tra la gara individuale e quella a squadre cambiano tante cose, a partire dalla tattica di assalto. Quando si tira in una gara a squadre forse si osa un po’ meno per paura di fare qualche errore che grava poi sul team stesso. Nell’individuale tante volte invece si osa di più, soprattutto quando il tempo sta per finire o l’assalto non butta per il meglio. Anche dal punto di vista emotivo é tutto molto diverso, in squadra si esulta e si soffre insieme“.
Ha sempre tirato di spada o iniziato con un’altra arma?
“Ho sempre tirato di spada, che è l’unica arma che si pratica a Vercelli“.
Come sta vivendo la sua prima qualificazione olimpica?
“Provo per la prima volta quest’anno l’esperienza della qualifica olimpica ed è sicuramente tanto stressante, in palio c’è un qualcosa di molto importante“.
Ma voi spadisti… vi sentite un po’ figli di un dio minore rispetto al fioretto, o no?
“No, a dire il vero no. Ogni arma è bella a modo suo con le sue caratteristiche“.
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gianmario.bonzi@gmail.com
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Foto: Bizzi.