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Sci Alpino
Sci alpino, Emanuele Buzzi a Wengen un anno dopo: in pochi secondi dalla gioia al dolore. Ora la lenta risalita
Certe volte la sfortuna sa essere davvero beffarda. Era il 19 gennaio 2019, un anno fa esatto. Emanuele Buzzi tagliava il traguardo della celeberrima discesa di Wengen e sorrideva per una prestazione di primissimo livello che gli regalava un sesto posto davvero scintillante. La gioia, tuttavia, si spense sul suo volto dopo pochi istanti. Per la stanchezza (la discesa del Lauberhorn è la più lunga del calendario) lo sciatore azzurro non era riuscito a frenare a dovere e si schiantato contro i materassi di protezione. La gamba destra andò in iper-estensione e procurò un notevole infortunio allo sciatore, ovvero la frattura del piatto tibiale della gamba destra, la stessa che si infortunò nelle finali di Are del 2018, anche se in quella occasione si procurò solamente di un edema osseo.
Dopo diversi mesi di riabilitazione e recupero il classe 1994 è tornato in pianta stabile in Coppa del Mondo con la chiara intenzione di rimettersi in carreggiata e ritrovare il giusto feeling con la neve nel minor tempo possibile. Più facile a dirsi che a farsi, ovviamente, ma Emanuele Buzzi sta continuando a rimboccarsi le maniche, nonostante i risultati, com’è normale che sia, non siano ancora scintillanti.
La sua stagione ha preso il via a Lake Louise con un diciannovesimo posto in discesa e un tredicesimo in supergigante, quindi a Beaver Creek non ha concluso il SuperG, prima di un trentatreesimo posto in discesa. In Val Gardena la situazione non è migliorata, con un trentatreesimo posto in SuperG e un ventinovesimo in discesa, quindi a Bormio altri due ventinovesimi posti nelle due discese disputate. Risultati non propriamente entusiasmanti, ma le attenuanti sono numerose.
Il percorso verso il ritorno alla normalità, a quanto pare, si sta facendo più lungo e complicato del previsto. Ma, come appare chiaro, in discipline simili non è certo facile ripartire da zero come se nulla fosse accaduto. Questo weekend, quindi, il nativo di San Candido proverà a rimettere indietro le lancette del suo orologio ad un anno fa. Tornare, cioè, alla linea del traguardo di Wengen. A quel sesto posto così brillante. A quella soddisfazione. Dimenticandosi la caduta e il brutto infortunio che ha messo in stand-by la sua carriera. Le qualità del nostro “uomo-jet” sono indubitabili e la Nazionale ha sempre creduto ciecamente in lui. Ora starà a Emanuele Buzzi in primis dare conferme a tutti, in primo luogo a sè stesso. La pista del Lauberhorn potrebbe essere lo scenario ideale per la scossa giusta dopo tanti mesi difficili.
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alessandro.passanti@oasport.it
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Foto: sci alpino-emanuele buzzi-wengen-fisi pentaphoto