Sci di fondo
Sci di fondo, Tour de Ski 2020: Bolshunov, Ustiugov o Klæbo? In Val di Fiemme si incorona il re
Dopo il secondo ed ultimo giorno di riposo, il Tour de Ski 2020 si appresta a vivere il suo epilogo. Nel weekend si gareggia in Val di Fiemme, come sempre palcoscenico della conclusione della prova a tappe per antonomasia dello sci di fondo. La lotta per il successo è apertissima, in quanto Alexander Bolshunov, Sergey Ustiugov e Johannes Høsflot Klæbo sono racchiusi nell’arco di 26 secondi e possono tutti legittimamente ambire al successo finale. La Val di Fiemme ha una tradizione ricchissima legata allo sci di fondo. Entrata nel calendario del massimo circuito per la prima volta nel 1990, nel corso degli anni ha organizzato ben tre edizioni dei Mondiali (1991, 2003, 2013), nel 2026 sarà teatro delle gare dei Giochi Olimpici Invernali di Milano-Cortina e dal 2007 ospita la conclusione del Tour de Ski con la tradizionale scalata del Cermis.
In questo 2020 però l’epilogo avrà un format differente rispetto alle tredici precedenti edizioni. Infatti non sarà un inseguimento basato sui distacchi accumulati in classifica generale, bensì una partenza in linea dove tutti gli atleti partiranno assieme. Pertanto non è detto che il primo a tagliare il traguardo in cima alla massacrante salita sia automaticamente il vincitore del Tour de Ski, ma potrebbe essere necessario attendere l’arrivo di chi era in testa alla graduatoria assoluta ai piedi della montagna. Tuttavia, prima di arrivare alla conclusione dell’evento, sono in programma altre due tappe. Venerdì si disputerà una 15 km mass start a tecnica classica, seguita da una sprint a tecnica classica nella giornata di sabato. Domenica poi, la già citata “Final Climb”.
La partenza in linea di 15 km in alternato è diventata una presenza fissa nel programma della Val di Fiemme, poiché andrà in scena per il sesto inverno consecutivo. Il norvegese Martin Johnsrud Sundby si è imposto per 2 volte (2016, 2017), mentre gli altri tre successi sono stati conquistati dal tedesco Tim Tscharnke (2015), dal kazako Alexey Poltoranin (2018) e dal norvegese Johannes Høsflot Klæbo (2019). In questo format l’Italia vanta un podio. Merito di Francesco De Fabiani, classificatosi 2° proprio lo scorso anno.
La sprint è invece una rarità sulle nevi del Trentino. Sinora se ne sono disputate solo quattro, di cui appena la metà a tecnica classica. La prima fu quella del dicembre del 2003, vinta dal norvegese Jens Arne Svartedal, mentre la seconda è stata quella dei Mondiali 2013. In quel caso la medaglia d’oro è andata al russo Nikita Kriukov, che ha preceduto il norvegese Petter Northug e il canadese Alex Harvey. Da allora la sprint non aveva più trovato spazio su queste piste, che torneranno quindi a ospitarne una dopo quasi sette anni. Per gli azzurri mai un podio in questo format. Infine, domenica, la “Final Climb”, ovvero la scalata del Cermis, la quattordicesima della storia. Sinora undici diversi fondisti hanno realizzato il miglior tempo in questa devastante prova. Gli unici in grado di ripetersi sono stati il ceco Lukas Bauer (2010, 2011) e il norvegese Martin Johnsrud Sundby (2016, 2018).
Meritano però di essere citati anche tutti coloro che sono stati capaci di firmare almeno una volta il crono più rapido. In rigoroso ordine cronologico si leggono i nomi del russo Sergey Shiriaev (2007), del tedesco Rene Sommerfeldt (2008), del canadese Ivan Babikov (2009), del russo Alexander Legkov (2012), dello svedese Marcus Hellner (2013), del norvegese Chris Jespersen (2014), dell’italiano Roland Clara (2015), del francese Maurice Manificat (2017) e del norvegese Sjur Røthe (2019). Dunque anche una vittoria italiana nella scalata finale, dove Roland Clara è sempre stato competitivo. D’altronde il successo del 2015 era stato preceduto dal secondo tempo del 2011 e dal terzo del 2013. Inoltre non va dimenticato come Giorgio Di Centa abbia realizzato la terza performance sia nel 2007 che nel 2009.
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Foto: Valerio Origo