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Football Americano

Superbowl 2020, i Kansas City Chiefs tornano al gran ballo dopo 50 anni, Patrick Mahomes vuole continuare a stupire

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Era l’11 gennaio 1970, i Kansas City Chiefs superavano i Minnesota Vikings 23-7 nel quarto Super Bowl al Tulane Stadium di New Orleans e si rifacevano del ko di tre anni prima al Los Angeles Memorial Coliseum contro i Green Bay Packers nel primo Super Bowl della storia della NFL. La conferma di come i biancorossi fossero una grande realtà del football americano dell’epoca. Una vittoria che ha assunto maggiore rilievo perché, loro malgrado, i Chiefs non l’hanno più ritoccata. Sono 50 anni, infatti, che la squadra di Kansas City non raggiunge il Super Bowl. Un lasso di tempo che ha del clamoroso per una franchigia che ha spesso avuto grandi interpreti tra le proprie fila.

Tra questi, senza dubbio, va annoverato anche l’attuale quarterback, l’MVP della scorsa stagione: Patrick Mahomes. Il classe 1995 nativo di Tyler (Texas) e prodotto proprio di Texas Tech, sta trascinando la squadra del Missouri verso il grande sogno. Dopo un 2018 da 5097 yds, 50 td e soli 12 intercetti, nel 2019 ha concluso con 4031 yds (ma con due gare saltate per infortunio) 26 td e 5 intercetti. Nella post-season poi, ha cambiato ulteriormente marcia. Già 615 yds lanciate, 8 mete e zero intercetti, con un rating fantascientifico di 131.5.

Numeri arrivati, anche, grazie alle rimonte contro Houston Texans e Tennessee Titans di questi play-off della AFC. Due sfide che la formazione di coach Andy Reid aveva iniziato nel peggiore dei modi, ma che il suo fenomenale faro ha saputo gestire, piazzando anche un quarto da cinque mete. Certo, partire nel modo errato domenica contro i San Francisco 49ers sarebbe probabilmente fatale, vista la solidità dei californiani, ma i Chiefs non sono certo una compagine impeccabile.

In attacco sono quasi incontenibili, ma in difesa le lacune non mancano. Andiamo con ordine. Oltre al suddetto Mahomes, Kansas City ha una fase offensiva davvero bilanciata. Il rushing game è efficace grazie al veterano McCoy (498 yds in stagione) coadiuvato dalle forze fresche di Williams e Thompson, per tre frecce al proprio arco che aiutano anche il gioco sui lanci. Se hai un attacco credibile sul terreno, le play action rendono il doppio. La batteria di ricevitori ringrazia. Tra questi, su tutti, il fenomenale tight end Kelce (1229 yds in stagione) che unisce blocchi a potenza, velocità e mani eccezionali come forse nessuno nell’intera Lega. Assieme al prodotto dell’università di Cincinnati classe 1989 prende posto il velocissimo Hill e il sempre eccellente Watkins, per un reparto che non ha nulla da invidiare a nessuno.

Sul fronte difensivo, invece, i problemi non mancano. Sia sui lanci che sulle corse il reparto non appare impermeabile come i Niners. Molto dipende dalla pass rush, ma soprattutto sul profondo i defensive backs lasciano a desiderare. Per loro fortuna San Francisco non ha a disposizione un gioco aereo incontenibile, per cui se riusciranno a fermare le corse della pattuglia degli oro-rossi potrebbe già essere un punto a loro favore. I californiani vivono e muoiono sul terreno come si è visto nel Championship contro i Green Bay Packers (Garoppolo ha lanciato otto volte in tutto) e Andy Reid proverà in tutti i modi a rendere la propria linea difensiva quanto mai solida.

I Kansas City Chiefs dovranno essere bravi sotto diversi aspetti per sperare di sollevare il Lombardi Trophy nella notte di domenica all’Hard Rock Stadium di Miami, Florida. Proseguire con il proprio attacco, sospinti da Mahomes, e non concedere troppo campo alle corse dei rivali. Non sarà facile presentarsi al “gran ballo” dopo 50 anni. L’esperienza a questi livelli, spesso, fa la differenza, per cui tutto potrebbe essere rimesso in discussione. Sarà l’attacco a primeggiare contro la straordinaria difesa dei 49ers? Due squadre opposte una contro l’altra. Da quale parte si sposterà l’ago della bilancia?

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alessandro.passanti@oasport.it

Twitter: @AlePasso

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Foto: Kansas City Chiefs Joseph Sohm / Shutterstock.com

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