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All Star Game NBA 2020: le squadre capitanate da LeBron James e Giannis Antetokounmpo in campo nel ricordo di Kobe Bryant

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Quella dello United Center di Chicago è senz’altro un’edizione particolare dell’All Star Game. In questo 2020, infatti, si intrecciano tanti motivi d’interesse: i primi due sono il fatto che si tratta della terza edizione senza il format storico Est-Ovest e, naturalmente, il ricordo di Kobe Bryant, di sua figlia Gianna e delle altre sette vittime dell’incidente di elicottero dello scorso 26 gennaio.

Per ricordare Gianna Bryant, per tutti Gigi, LeBron James, capitano di una delle due squadre, vestirà la maglia numero 2, mentre Giannis Antetokounmpo, capitano dell’altra formazione, avrà il numero 24, quello che ha contrassegnato la seconda parte della carriera del Black Mamba. Su tutte le casacche, inoltre, ci saranno nove stelle, a ricordare ogni persona che ha perso la vita: i Bryant, John, Keri e Alyssa Altobelli; Sarah e Payton Chester, Christina Mauser e il pilota Ara Zobayan.

Anche la partita nel suo svolgimento è stata modificata nel suo formato. Nei primi tre quarti, infatti, al suono della sirena verrà sempre riazzerato il punteggio, ma sarà un annullamento soltanto relativo, poiché la somma dei punti dei tre periodi tornerà utile all’inizio dell’ultimo. Qui, infatti, non ci sarà più un tempo limite, ma un punteggio da raggiungere, che è posto 24 punti più in là di quello della squadra in quel momento avanti nel complesso. Per esempio, se il Team LeBron fosse avanti 100-94 sul Team Giannis, il primo dovrebbe realizzare 24 punti per vincere, il secondo ne dovrebbe invece mettere a segno 30.

La vittoria del quarto, inoltre, darà diritto alla squadra che lo conquista di donare 100.000 dollari a un’associazione benefica della città di Chicago. Nell’ultimo quarto, la squadra che arriva al punteggio prefissato dalle regole sopracitate riceverà 200.000 dollari, anch’essi da donare. Se un team vincesse tutti i tre quarti e poi anche l’ultimo, allora riceverebbe mezzo milione di dollari, che avrebbe sempre lo stesso, giusto destino, mentre ne andrebbero 100.000 alla formazione perdente.

Se negli anni scorsi si sono viste spesso rinunce per infortuni, quest’anno ce n’è stata una sola: quella di Damian Lillard, costretto a dare forfait dopo un problema occorso pochi giorni fa all’inguine. Lo sostituisce Devin Booker, uno dei dieci esordienti nella partita delle stelle in questo anno che, tra gli altri, vede gli esordi di Luka Doncic e Trae Young, i più acclamati protagonisti del draft 2018 a tutt’oggi. Quello che sperano tutti è di vedere non solo le evoluzioni di LeBron e Giannis, di Anthony Davis e Joel Embiid e di tutti gli altri impegnati, ma anche di tornare a gustarsi, finalmente, un vero incontro come quelli che si vedevano soprattutto negli Anni ’90. Un po’ quel che, in sostanza, è mancato negli ultimi anni.

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federico.rossini@oasport.it

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Foto: LaPresse

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