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Basket
Basket femminile, Preolimpici 2020: dieci pass per Tokyo 2020 disponibili a Belgrado, Bourges e Ostenda
6, 8 e 9 febbraio: sono queste le date fondamentali per le squadre che cercano la qualificazione alle Olimpiadi di Tokyo 2020 tramite i quattro Preolimpici da 4 squadre ciascuno. In origine il numero 4 doveva riferirsi anche alle città ospitanti, ma la corrente emergenza coronavirus ha convinto la FIBA a spostare da Foshan a Belgrado uno dei tornei, con la capitale serba che ora ne ospita due.
Prima di andare a scoprire nel dettaglio i raggruppamenti, vale la pena ricordare i criteri di qualificazione: vanno alle Olimpiadi le prime tre di ciascun torneo, tranne che a Ostenda e in uno dei due gruppi di Belgrado, dove i posti sono due perché sono fatte partecipare anche le selezioni di Giappone e Stati Uniti, già a Tokyo l’una perché facente gli onori di casa, l’altra perché detentrice del titolo mondiale.
BELGRADO
GIRONE A (Nigeria, Stati Uniti, Serbia, Mozambico)
Questo è il raggruppamento già presente in Serbia dall’origine nel calendario, con le padrone di casa a caccia del pass olimpico al Pionir, oggi intitolato ad Aza Nikolic. La presenza degli Stati Uniti riduce a due i posti disponibili; Nigeria e Mozambico sono qui inserite per assicurare una presenza africana a Tokyo.
NIGERIA – Nomi importanti per la squadra che, un anno e mezzo fa, ha raggiunto un ottimo ottavo posto ai Mondiali e ha vinto la competizione continentale africana del 2019. Vengono dal mondo NCAA Elizabeth Balogun (Louisville) e Upe Atosu (Butler), che vanno a inserirsi in un gruppo nel quale ci sono anche i nomi di Ify Ibekwe (Ragusa) e Pallas Kunaiyi-Akpannah (Vigarano). Attenzione al nutrito gruppo di giocatrici che milita in club di EuroCup,
STATI UNITI – Nonostante le americane siano già qualificate per Tokyo 2020, va sottolineato il rispetto con cui affrontano il torneo, portando buona parte delle migliori. Non ci sono Diamond DeShields per infortunio e Diana Taurasi, ma una buona fetta di superstar fa comunque il viaggio fino alla Serbia: Brittney Griner, Sue Bird, Breanna Stewart, A’ja Wilson, Sylvia Fowles, sono solo i nomi principali di un roster che, anche senza le due citate, Elena Delle Donne e Maya Moore (che ha già fatto sapere di non voler giocare quest’anno per dedicarsi alla causa di un uomo, Jonathan Irons, che sta scontando da 23 anni una pena di 50 per rapina a mano armata, cui lei non crede per insufficienza di prove), è di livello difficile da raggiungere.
SERBIA – Dopo il terzo posto negli Europei di casa, le serbe puntano decise l’appuntamento olimpico, e lo fanno da seconda forza del girone, il che è garanzia piuttosto ampia in merito alle possibilità di arrivare a difendere il bronzo di Rio 2016. Ana Dabovic e Aleksandra Crvendakic sono inevitabilmente tra le leader di un gruppo che ha scritto la storia del basket serbo al femminile. In realtà c’è anche una terza personalità di spicco, ma non la si riconosce subito: dietro il cognome da sposata di Sonja Vasic si “nasconde” in realtà Sonja Petrovic, altra giocatrice-totem della squadra che, a livello di club, oggi milita a Girona.
MOZAMBICO – Si giocherà con la Nigeria l’altro posto disponibile in questo girone. C’è una personalità molto celebre attraverso tutto il continente africano, ed è quella di Leia Dongue, ala-centro con un valido passato in Spagna. La squadra è per due terzi composta da giocatrici del Clube Ferroviario di Maputo. L’unica attualmente lontano dai confini mozambicani è Tamara Seda, che gioca nell’AES Araski a Vitoria-Gasteiz.
GIRONE B (Corea del Sud, Cina, Gran Bretagna, Spagna)
Qui si trovano le squadre che avrebbero dovuto originariamente giocare a Foshan, ma che il coronavirus ha costretto a riposizionare a Belgrado. Si è fatto in modo che le quattro selezioni nazionali impegnassero la prima parte della giornata, riservando la seconda al girone A. In questo caso i posti a disposizione per Tokyo sono due.
COREA DEL SUD – In teoria è la meno accreditata per riuscire ad arrivare alle Olimpiadi, ma può contare sulla giocatrice delle Las Vegas Aces Ji-Su Park, centro classe ’98 che però non ha avuto quest’anno più fortuna di quello passato, giocando meno minuti alle spalle di stelle come Liz Cambage e A’ja Wilson. Intorno a lei, però, appare complesso poter registrare il talento adeguato per poter staccare il pass a cinque cerchi.
CINA – Anche in questo caso molte sorti dipendono da una giocatrice, Han Xu, che domina sotto canestro con i suoi 206 cm ed è riuscita a guadagnarsi anche un certo spazio alle New York Liberty in WNBA (3 punti in 8 minuti di media). Accanto a un gruppo di già buona esperienza internazionale sta iniziando a emergere anche la generazione delle 1999-2000, che negli ultimi anni ha portato la Cina a validi risultati nei Mondiali di categoria. E a proposito di rassegna iridata, l’obiettivo è di confermare, come valore, il sesto posto del 2018.
GRAN BRETAGNA -Si parla in questo caso di una delle squadre che più hanno elevato il proprio rendimento negli ultimi anni. Tre delle giocatrici di scena a Belgrado sono anche in WNBA: Kristine Anigwe, Karlie Samuelson e soprattutto Temi Fagbenle, ormai diventata un punto di riferimento per la squadra. Nel ruolo di centro c’è anche Hannah Shaw, che gioca nella nostra A2 a Sarcedo, dove assomma 9.1 punti e 7.7 rimbalzi di media. Non dovrebbe far fatica a conquistare Tokyo, in particolare dopo il clamoroso cammino agli Europei con annesso quarto posto.
SPAGNA – Le Campionesse d’Europa e argento di Rio 2016 non dovrebbero neanche essere quotate in merito alle possibilità di andare a Tokyo, che si attestano intorno al 100% in mancanza di improbabili cataclismi. Di tutte le superstar, Alba Torrens e Marta Xargay sono certamente le più conosciute, ma non meno importanti sono i contributi di Laia Palau e di una giocatrice che in Italia ha appena imparato a farsi apprezzare in quel di Schio: Leonor Rodriguez.
OSTENDA (Belgio, Canada, Giappone, Svezia)
Così come in uno dei gironi di Belgrado, i posti disponibili per Tokyo sono due a causa della presenza del Giappone, Paese ospitante delle Olimpiadi.
BELGIO – Le padrone di casa possono contare su una ricca dose di talento, a partire dalla stella Emma Meesseman, che tanto a Ekaterinburg quanto alle Washington Mystics in WNBA è diventata insostituibile (parliamo di una giocatrice che, dall’altra parte dell’oceano, va da cinque stagioni in doppia cifra di media). Tra le piccole, la coppia Julie Allemand-Kim Mestdagh promette di essere un rebus per le altre squadre partecipanti. Non si vede come la squadra di casa possa mancare l’appuntamento con le Olimpiadi, che sarebbe oltremodo meritato.
CANADA – Cinque le giocatrici dell’universo WNBA che sbarcano a Ostenda per cercare il pass a cinque cerchi: tra loro, la più quotata è Kia Nurse, che al secondo anno alle New York Liberty è riuscita a viaggiare a 13.7 punti di media. Oltre alle due di NCAA, Laeticia Amihere e Shania Pellington, c’è una parte del gruppo che fa base con profitto in Europa. L’obiettivo è, oltre alla qualificazione, il miglioramento dei quarti di finale di Rio 2016.
GIAPPONE – Per le asiatiche, che gareggiano con il loro particolare status, c’è da segnalare il grande ritorno di Asami Yoshida, che aveva incantato Rio nel 2016 con la sua interpretazione del ruolo di play. La classe ’87 si è convinta a uscire dal ritiro per disputare le Olimpiadi di casa. Per larga misura la squadra è la stessa che ha vinto i campionati asiatici, ma ciò che conterà (non a Ostenda, ma a Tokyo) sarà il riscatto del nono posto mondiale con tanto di sconfitta subita dalla Cina.
SVEZIA – Dopo aver sorpreso tutti agli Europei, la selezione svedese, ora allenata da Marco Crespi, si presenta con chance ridotte di arrivare in terra nipponica, vista la forza del raggruppamento belga. Molto dipenderà dal rendimento di Amanda Zahui, ala grande che è per molti versi l’anima della squadra, e delle sorelle Eldebrink, Ellen e Frida. Occhio anche all’ex Lucca Binta Drammeh. Resta squadra da non prendere sottogamba in nessun caso.
BOURGES (Francia, Australia, Brasile, Porto Rico)
In questo caso i biglietti disponibili per il Giappone sono tre.
FRANCIA – Le padrone di casa non dovrebbero avere particolari problemi a far compagnia all’Australia, dato il loro status di favorite della vigilia. In particolare, le francesi, quarte ai Mondiali e finaliste agli Europei, si presentano con un mix di esperienza, solidità e novità. L’esperienza è data da giocatrici come Sandrine Gruda, che a Schio sta vivendo una stagione spettacolare, ed Endene Miyem, la solidità da Olivia Epoupa e Marine Johannes, mentre il vento di (quasi) novità è Alexia Chartereau, che ha peraltro il vantaggio ulteriore di giocare sul parquet che a livello di club le è già amico. In panchina c’è una garanzia: Valerie Garnier.
AUSTRALIA – Si legge con il nome del Paese, si scrive Liz Cambage: se c’è una superstar di livello assoluto in questo raggruppamento, è lei. A Bourges il centro di Coffs Harbour, nel Nuovo Galles del Sud, potrebbe tranquillamente chiudere ogni singola partita in doppia doppia di media per punti e rimbalzi, e inoltre è la donna dei record, avendo realizzato 53 e 38 punti in due partite consecutive in WNBA, dove oggi gioca nelle Las Vegas Aces. La maggior parte del gruppo si divide tra Australia e Stati Uniti; oltre a Cambage, spiccano Bec Allen, Steph Talbot ed Ezi Magbegor.
BRASILE – Dopo aver fallito l’accesso ai Mondiali, la squadra verdeoro ci riprova in proiezione Tokyo anche per cancellare lo 0-5 di Rio, e lo fa soprattutto mettendosi sulle spalle di due protagoniste annunciate: l’ex WNBA Erika de Souza e l’attuale giocatrice delle Minnesota Lynx Damiris Dantas. Nella lotta con Porto Rico per arrivare in terra nipponica appare con del leggero vantaggio.
PORTO RICO – Una giocatrice portoricana l’abbiamo recentemente iniziata a conoscere nel campionato italiano, ed è Jazmon Gwathmey, approdata a San Martino di Lupari. Sarà lei la parte di un trio sul quale si appoggiano tutte le speranze della squadra di giocare per la prima volta nella storia alle Olimpiadi. Le altre due stelle sono la veterana Pamela Rosado e Jennifer O’Neill, quest’anno in grande evidenza in Polonia, all’Artego Bydgoszcz (Eurocup).
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federico.rossini@oasport.it
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Foto: fiba.basketball Women’s Eurobasket 2019